martedì 16 ottobre 2012

DELLA STORIA DI PISTOIA E DELLA FONDAZIONE DELLA SUA BANCA

di Felice De Matteis

PISTOIA. Lettori di Quarrata/news, il pezzetto sulla Fondazione Cassa di Risparmio (vedi), che non voleva essere affatto offensivo ma un pochino ironico sì, ha provocato una serie di reazioni interessanti.
In buona sostanza abbiamo toccato uno dei sancta sanctorum della non più nobile e provinciale Pistoia: non quella dei Panciatichi o dei Cancellieri, ma quella dei Girolamo De Rossi e contorno vario; la vecchia Pistoia della vecchia Balena Bianca che, in quella via de’ Rossi, ha avuto per tanti anni la sua sede, e dalla quale si sono dipartite – alla sua apparente morte – le falangi che hanno risucchiato pian pianino il vecchio Pci, poi Pds, poi Ds, poi Pd e vedremo in seguito quale altro acronimo. Stiamo parlando di una vecchia Democrazia Cristiana che aveva nel suo seno anche fior di galantuomini, come gli altri partiti della cosiddetta Prima Repubblica, ma dei quali non si parla appunto perché tali – galantuomini, cioè.

Noi parliamo di tempi che cambiano in apparenza, ma non troppo, e proviamo a spiegarvi il nostro popolano concetto.
Partiamo col dire che Pistoia è stata il primo laboratorio politico dove si è sperimentato, in Italia, il Compromesso Storico: i giovani di buone speranze di allora, nonostante il fallimento politico, ce li siamo ritrovati mimetizzati – negli anni – nelle varie istituzioni pistoiesi, con il beneplacito dei vecchi ex Pci secondo la sempre valida regola che se il nemico non lo si può sconfiggere, con esso ci si allea.
Questo è accaduto in Pistoia dove i nomi sono sempre gli stessi e il potere sempre il solito e dei soliti – da sempre.
Finito il concetto del “tutto dentro lo Stato e niente al di fuori dello Stato” di marxiana memoria, con l’immissione selvaggia di dipendenti pubblici regolarmente tesserati ed inseriti nel contesto politico amministrativo dei vari Comuni, Province, Consociate, Municipalizzate etc., che gravano anche oggi per un minimo 60% sui bilanci degli enti pubblici, si è “dovuto” pensare bene di allearsi con il capitale, da sempre gestito dai ‘balenotteri bianchi’ e dal loro punto di vista e di riferimento: la Curia Pistoiese e la ex Caripit – ripresa, peraltro, per i capelli dal tracollo annunziato.
Potranno apparire discorsi ineleganti, ma sono purtroppo, per i pistoiesi, riscontrabili: i “ragazzi di allora”, quelli del Cineforum di don Renato Gargini, padre putativo della ex Aias di Luigi Egidio Bardelli – e poi sconfessato da tanti di costoro –, ce li ritroviamo nell’Auser, nelle Scuole Materne Religiose, in tanti altri Enti “non a fini di lucro” e, ovviamente, nella Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia. E qui torniamo all’inizio del nostro poco agevole incedere e vi diciamo subito che questi signori sono vere e proprie cozze attaccate allo scoglio.
Per puro spirito di servizio? Può darsi. Come può darsi che sia veramente arrivato il momento di cambiare carrozza e conduttore anche perché, per piccolo ed iniziale esempio, qualcuno ci deve spiegare come mai il “primus inter pares” (non sia mai), Prof. Ivano Paci, nonostante lo Statuto preveda che il Presidente duri in carica cinque anni e non sia rieleggibile consecutivamente per più di una volta, sia ancora lì, immarcescibile con un suo vice, figlio d’arte come vice presidente, a distribuire pubblici denari con oculatezza, forse, ma a nostro parere con “benevolenza” e parsimonia, soprattutto in àmbito sociale, con i tempi che corrono. Insomma: “mobili ed arredi originali d’epoca di Villa La Magia di Quarrata concessi in comodato al Comune di Quarrata” (valore di Bilancio al 31.12.2008) per €. 159.400, ci sembrano elementi alquanto discutibili e suscettibili di essere oggetto di seria e appropriata riflessione.
Dimenticavo: il Prof. Ivano Paci, attraverso la Fondazione, non sta usando denari propri; sta usando i nostri e i vostri. Quelli dei pistoiesi e quelli di chi deposita in Caripit.
La Fondazione ha un Consiglio, sei dipendenti, spese di rappresentanza e quant’altro. Anche la copertura di €. 8000 per un incidente occorso ad un suo componente: insomma non che con la Fondazione ci si possa arricchire, ma i benefici collaterali sono garantiti.
Abbiate un po’ di pazienza, perché su questo Totem (che però è anche un Tabù) ci torneremo sopra.
Per il momento grazie per le telefonate che mi sono giunte – molte meno di assenso che di dissenso: il che vuol dire che, forse, qualcosa si sta cominciando a muovere in questo magma?
P.S. – Nel Bilancio 2009, approvato il 17 aprile 2010 – a quello ci riferiamo, non avendone trovati altri successivi sul sito della Fondazione (siamo un po’ indietro, no?) – il Consiglio di Amministrazione, composto da 7 membri (che sono però tali se si somma anche il Presidente) percepisce annualmente un compenso complessivo di €. 241.365,01 (per n° 32 adunanze).
I calcoli fateli voi, tanto avete tutti un telefonino con la calcolatrice dentro.
Ma non è finita qui.

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[Martedì 16 ottobre 2012 - © Quarrata/news 2012]

2 commenti:

  1. Tutte queste belle informazioni, di cui mi ha fatto molto piacere venire a conoscenza, sono una rappresentazione in scala ridotta di quella che è la nostra Italia. Purtroppo ci si accorge di questo solo nei momenti di crisi, come quello che stiamo attraversando, "perché fino a che c'è la ciccia per tutti va tutto bene, poi quando qualcuno deve mangiare il pane senza nulla, allora si incominciano a sentire le lamentele".

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  2. Sono più d'uno i figli d'arte, anche di recente ingresso, delle cui gesta sarebbe interessante parlare.

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