lunedì 8 ottobre 2012

MONTAGNA & CRISI. SVILUPPO? UNA PAROLA FIN TROPPO ABUSATA PER RITA MONARI DI RIFONDAZIONE COMUNISTA


SAN MARCELLO-MONTAGNA. Pubblichiamo, di séguito, l’intervento della consigliera provinciale di Rifondazione Comunista, Rita Monari.
Il testo è stato pronunciato durante il Consiglio Provinciale straordinario che si è tenuto sabato scorso, 6 ottobre, alla Dynamo Camp di Limestre, e focalizza acutamente i guai di un disinteresse che ha portato la Montagna alla crisi che sta attualmente vivendo.

Sviluppo, questa parola, come molte altre negli ultimi decenni è stata molto usata specialmente nei contesti politici ed amministrativi locali, tanto da diventare quasi odiosa e soprattutto, falsa.

In molti negli anni hanno inneggiato al “Futuro Sviluppo della Montagna Pistoiese” e così si sono susseguite conferenze, assemblee, studi sul turismo; attualmente, però, per i propri abitanti la Montagna Pistoiese è soltanto uno stupendo territorio con un futuro pieno di incertezze!
Molte volte le responsabilità di questa situazione vengono addebitate alla politica ma, pur riconoscendo ad essa grossi limiti, non è certamente la sola responsabile di questo stato di cose.
Purtroppo la sicurezza del lavoro derivante dalla presenza della grande fabbrica (mi riferisco alla ex Smi) ha fatto perdere, ai più, la visione di possibilità di lavoro alternative che ci offriva il nostro territorio, in termini non solo turistici ma anche agricoli, selvo-pastorali e artigiani. Così, in questi anni, è mancata una proposta imprenditoriale che fosse di stimolo anche alle istituzioni.
La Montagna Pistoiese negli anni ha assunto, specialmente agli occhi di Regione e Provincia, sempre più l’aspetto di un “vasto niente con in cima l’Abetone”: ne è prova tangibile anche il documento finale della 2a Conferenza programmatica della Montagna Pistoiese del 2002, nel quale il territorio intorno a tale stazione turistica, viene menzionato soltanto per le future progettazioni viarie, oltretutto non ancora del tutto realizzate.
Alcuni degli impegni che, in quel documento furono presi li riassumo brevemente:
- la Regione Toscana confermava l’impegno di finanziare interventi sulla Sr 66 nel tratto Ponte Calcaiola-Le Piastre per Euro 10 milioni sul 1° lotto, ed altri 4 milioni per interventi sul 2° lotto. Ad oggi la maggioranza sono stati portati a compimento, tranne per i lavori in loc. Tani che però dovranno partire tra poco.
- Anche l’intervento sul tratto Passo dell’Oppio-Limestre, pur dopo varie vicissitudini con le aziende appaltatrici, è stato poi correttamente ultimato.
- La Regione Toscana si era impegnata a farsi portavoce nei confronti del Governo per finanziare la variante di Pavana (da Taviano verso il confine Emiliano), 6 km di strada che avrebbero messo in sicurezza i paesi attraversati dalla Ss 64. In questo caso la Provincia di Pistoia aveva già predisposto il progetto esecutivo come richiedeva l’accordo, ma il Governo in questi anni non ha però finanziato tale progetto, cosa che invece ha fatto nel versante Emiliano.
Purtroppo anche nel caso della Ss 12 del Brennero gli interventi di messa in sicurezza del territorio sono stati molto pochi.
- Per quanto riguarda il raccordo Signorino-Pontepetri, poi, la Provincia da parte sua ha effettuato lo studio di fattibilità di tracciato, ma poiché in questo caso si tratta di finanziamenti statali, niente è stato fatto da parte del Governo.
- Per la reindustrializzazione dell’area ex Sedi, anch’essa inserita nel documento, si è provveduto alla bonifica dell’area in quanto fortemente compromessa dal punto di vista ambientale. Ritengo però che alcune scelte non siano state fatte in modo adeguato. La decisione di investire in questa area sicuramente è stata giusta e condivisibile, al contrario dell’attività di controllo dell’organo politico che invece non è stata puntuale e attenta come d’altra parte l’importante investimento avrebbe richiesto. Dal 2009, comunque, l’amministrazione provinciale ha cercato di risolvere i problemi evidenziati assumendosi un ruolo di responsabilità.
Siamo pertanto arrivati ad una fase di liquidazione con la nomina del curatore e, nel frattempo, sono stati venduti alcuni terreni come Pian di Ciabatta e sono state fatte operazioni economiche/finanziarie di riduzione al massimo delle spese, assumendo indirizzi più chiari, sia politici che di gestione.
Tutto questo ha permesso di dare l’avvio al progetto Mo.To.Re., ovvero una interessante iniziativa di sviluppo sostenuta da Uncem, Provincia di Pistoia, Camera di Commercio e Comune di San Marcello con l’obiettivo di innovare il sistema produttivo della nostra Montagna, puntando sulle energie rinnovabili e la sostenibilità ambientale, dal quale dovrà nascere un polo d’innovazione e ricerca sul ns territorio, con l’auspicio di un aumento dell’occupazione.
Continuando a leggere il documento programmatico del 2002, emerge che a malapena si fa accenno al turismo verde: a mio giudizio, per dare un vero sviluppo al turismo di bassa montagna, ad esempio , sarebbe opportuno attivare un progetto che unisca il comprensorio della Doganaccia con il Corno alle Scale prevedendo la realizzazione di un impianto funiviario per mettere in sinergia le due stazioni sciistiche. Questo permetterebbe di salvaguardare e sostenere lo sviluppo turistico ed occupazionale.
In questo caso per raggiungere questo obiettivo la Provincia di Pistoia dovrà però attivarsi per approvare il piano sciistico per la fattibilità del progetto.
Nello stesso documento non si parla nemmeno di artigianato, agricoltura e allevamento e viene definitivamente dimenticato il progetto per un Parco Regionale (la nostra vera possibilità di sviluppo).
Detto ciò, però, affinché questa non sia solo un’occasione di lamentela/critica ma possa invece diventare davvero un’occasione di crescita consapevole, inizierei dal chiarirsi bene la definizione di Sviluppo: voi certamente sapete che per sviluppo economico si intende quel fenomeno che definisce e concretizza il passaggio da un’economia arretrata a un’economia sviluppata. Con sviluppo umano ci si riferisce invece al fenomeno che coinvolge e riguarda alcuni ambiti fondamentali dello sviluppo economico e sociale tra i quali, ad esempio, la difesa dell’ambiente e lo sviluppo sostenibile delle risorse territoriali, lo sviluppo dei servizi sanitari e sociali, il miglioramento dell’educazione della popolazione, con particolare attenzione all’educazione di base, lo sviluppo economico locale, la partecipazione democratica, l’equità delle opportunità di sviluppo e d’inserimento nella vita sociale.
Sviluppo economico e sviluppo umano vivono necessariamente l’uno dell’altro e sono inscindibili, quindi per una programmazione seria e sostenibile, è necessario porre l’attenzione su quelle che sono le necessità primarie della popolazione, tutta quanta.
Per questo è necessario porre le basi di una prossima programmazione sulle necessità primarie a difesa dei servizi sanitari (a partire dall’ospedale) e dei servizi pubblici, primi fra tutti la mobilità pubblica e le poste.
Negli ultimi tempi stiamo assistendo infatti ad un progressivo ridimensionamento, se non ad uno smantellamento, dei servizi pubblici, che soprattutto per la vita dei cittadini della Montagna rappresentano un problema reale e concreto.
La popolazione è tendenzialmente anziana e, pertanto, il venir meno di servizi importanti come il trasporto pubblico oppure la chiusura di uffici postali e la riduzione dei servizi dell’Ospedale Pacini, finirà per comportare un ulteriore impoverimento del territorio e conseguenti enormi disagi per la popolazione.
Sono pertanto necessarie politiche utili per rimodulare gli orari del Tpl in funzione di chi li deve utilizzare, e non solo a favore di chi è chiamato a fornire tali servizi.
Sarà poi importante favorire l’integrazione ferro/gomma al fine di rivitalizzare ad esempio il tratto ferroviario della Porrettana che nell’ultimo anno ha avuto tagli del 55%. A tal riguardo l’ipotesi di accordo con la Soc. Acqua Silva di Pracchia per il trasporto merci sulla stessa, penso dovrà essere uno dei punti da sostenere per cercare di dare respiro alla linea, insieme alla scelta degli orari che dovranno essere compatibili con quelli dei pendolari e degli studenti affinché possano veramente usufruire al meglio del servizio.
Ribadisco che rimane fondamentale la presenza degli uffici postali nelle zona montana, sia per la conformazione del territorio, sia per la popolazione che vi risiede e per le piccole aziende che usufruiscono delle spedizioni. Quando parliamo di Poste intendiamo un servizio pubblico a 360°, ossia, quel servizio universale che riguarda aspetti che vanno dal recapito fino alla gestione dei risparmi ed investimenti che riguarda appunto gli sportelli postali. Un servizio che deve essere garantito a tutti i cittadini, a maggior ragione quelli che vivono in montagna.
Vorrei sottolineare che il Ministero dell’economia e delle finanze è azionista al 100% di Poste Italiane, che quest’anno ha chiuso il proprio bilancio con 810 milioni di euro di profitto.
Altri due punti fondamentali. Il primo: occorre senz’altro rafforzare la scuola con il coinvolgimento dell’Istituto Comprensivo della Montagna, prevedere e realizzare l’incremento di istituti superiori e corsi per la formazione degli adulti con indirizzi turistici e ambientali, al fine di formare giovani professionisti locali.
Il secondo: negli ultimi anni abbiamo assistito a eventi franosi che hanno danneggiato il territorio e posto in pericolo la nostra popolazione montana: la principale causa sicuramente va ricercata all’abbandono dei terreni e dei fiumi. Un capitolo ben definito va allora dedicato alla difesa del suolo e delle acque, che sicuramente sarebbe d’aiuto e stimolo a coloro che intendono investire nelle attività agricole e selvo-pastorali favorendo conseguentemente un attivo presidio e controllo dei terreni.
La Montagna Pistoiese è stata e, per una piccola parte lo è anche oggi, una eccellenza nel settore artigiano; inoltre vanta una cultura del lavoro che viene da tempi lontani come ben dimostrano i percorsi dell’Ecomuseo. Sarebbe quindi necessario rivalutare e sostenere le imprese artigiane, anche attraverso la messa a disposizione di strumenti tecnologici e logistici e promuovere le eccellenze attraverso il rilancio del progetto del cosiddetto Marchio d’Area.
È indispensabile, a questo punto, se vogliamo seriamente parlare di turismo, invertire la tendenza che ha guidato le scelte fino ad oggi e considerare così il territorio della Montagna Pistoiese come un contesto ambientale unico che offre insieme natura, cultura e storia per tutto l’arco dell’anno. È necessaria così una nuova progettazione che sia di promozione e valorizzazione delle risorse che già abbiamo a disposizione: ecomuseo, percorsi di trekking e mountain bike, centri storici, osservatorio astronomico, ecc.
Serve poi trovare risorse da destinare alla formazione degli imprenditori turistici e alla ristrutturazione delle strutture ricettive e d’accoglienza turistica, al fine di modernizzare quelle già presenti e renderle attuali alle richieste di oggi e dare l’opportunità di partire ad una nuova e moderna imprenditoria turistica.
Non dimentichiamoci che l’accoglienza turistica parte dal decoro e dalla pulizia del territorio. Particolare attenzione deve essere rivolta ai lavori di manutenzione delle strade, di asfaltatura e di massa in sicurezza delle stesse. Pensiamo ad esempio a tratte stradali altamente frequentate dai turisti e non, come quelle che portano alla Foresta del Teso, a Pratorsi, alla Doganaccia, che oggi sono talmente malmesse che per sicurezza andrebbero probabilmente chiuse.
Nel terminare il mio intervento, vorrei porre alla vostra attenzione sul fatto che i Sindaci, come si legge dalla delibera Regionale nr 602 del 10/07/2012, non risulta abbiano aderito all’Unione dei Comuni, che a mio giudizio rappresentava una opportunità da non perdere, importante per tutti quanti.
Nel caso, mi sono chiesta come si possa modificare un atto già votato da tutti i consigli comunali, come sappiamo organo eletto dai cittadini. Ritengo che qualsiasi modifica sarebbe dovuta passare necessariamente dall’organo che ha votato quell’atto, mentre invece i Sindaci risulta appunto che non abbiano aderito all’Unione dei Comuni, firmando una semplice rinuncia senza far esprimere l’organo consiliare.
Nel chiedere pubblicamente la verifica amministrativa dell’atto, che mi pare doveroso, mi rendo conto che anche questa volta si è persa l’occasione di ottenere agognati finanziamenti regionali per finanziare deleghe fondamentali per lo sviluppo del nostro territorio. A mio avviso anche questo fatto rappresenta una grave perdita del futuro degli attuali lavoratori della ex Comunità Montana e dei cittadini che purtroppo pagheranno tutto questo!
Meditate cittadini… meditate…!
Rita Monari
Rifondazione Comunista
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[Lunedì 8 ottobre 2012 - © Quarrata/news 2012]

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