CASALGUIDI-SERRAVALLE. Claudio Nardi, comandante della polizia municipale di
Serravalle, ci scrive:
Nel suo post “Dissociazione e
schizofrenia, la realtà scoppiata del quotidiano” (vedi),
sottotitolato «Un giorno di ordinaria follia» prende spunto, per il caso che ci
riguarda, dalla malevola ricostruzione di un episodio fatta dal Comitato
Cittadini di Serravalle, abbinandolo impropriamente a quanto successo ad
Agliana, per lanciare giudizi trancianti sull’operato della Polizia Municipale.
Di quello che è avvenuto là non so
nulla di più di quello che ho letto sui giornali, ma per quanto è successo
davanti al Milleluci mi preme ristabilire la verità dei fatti. Quel pomeriggio,
mentre un agente stava redigendo un verbale per un veicolo in sosta vietata – peraltro dopo aver fischiato ed atteso un po’ – nei confronti di un civilissimo ed educato automobilista, l’ispettrice
ha notato una persona che con il telefonino alzato riprendeva platealmente e
specificamente la scena.
Ora, se è giusto riconoscere il diritto
di effettuare riprese in luogo pubblico dell’operato delle forze di polizia, mi
sembra altrettanto indiscutibile il diritto della persona ripresa a conoscere l’identità
di chi detiene quelle immagini, affinché, all’occorrenza, possa tutelarsi nel
caso ne venga fatto un uso improprio.
Bene, quindi, ha fatto l’Ispettrice ad
identificare l’autore della ripresa, limitandosi peraltro solamente a questo:
perché è falso, e lo diciamo assumendocene la responsabilità, che sia stata
richiesta la consegna del telefonino e che siano state prospettate all’interessato
chissà quali conseguenze giudiziarie.
Lei dice, nel suo commento, che facendo
ciò la vigilessa avrebbe “infastidito” il cittadino. Ma, caso mai, chi era che “infastidiva”:
il vigile che faceva il suo lavoro o chi si intrometteva in un’operazione
delicata e riservata qual è la contestazione ad una terza persona di una
contravvenzione?
Si è chiesto l’autore della ripresa se
quell’automobilista gradisse di essere anch’egli filmato in quella circostanza?
Provi a mettersi nei panni di un cittadino che venendo multato su strada prova
l’imbarazzo di diventare, suo malgrado, oggetto della curiosità generale e
immagini in quel frangente di vedersi ripreso da un estraneo: non sarebbe il
primo lei ad invitare quell’intruso a farsi i fatti suoi? La potestà di
identificare le persone, piaccia o meno, è il fondamento di qualsiasi attività
di polizia e in quell’occasione è stata usata in modo appropriato e garbato.
Le posso assicurare che nel nostro
Comando lavorano persone moderate, attente a compiere il proprio lavoro con
rispetto nei confronti dei cittadini ma anche chiedendolo per se stesse e la
propria funzione. Seguo il suo blog e rispetto il suo lavoro: penso però che in
questo caso si sia lanciato in giudizi troppo affrettati, senza aver cura di
verificare il reale svolgimento dei fatti, sentendo prima, come si dice, tutte
le campane.
Ci piace lavorare con discrezione, ma
se in futuro riterrà, all’occasione, di sentire anche la nostra versione prima
di esprimere valutazioni su fatti che ci coinvolgono, gliene sarò grato. Con
cordialità
Claudio Nardi
Comandante Polizia Municipale
Gentile Comandante,
comprendo perfettamente il suo disagio,
ma, premesso che l’attività di ripresa è lecita in luogo pubblico – cosa che anche lei dà per pacifica –, sia pur stata educata la richiesta di documenti da parte
della sua agente, essa risulta, nondimeno, impropria di per sé, perché, se sto
leggendo il giornale (banale esempio di attività lecita) e un agente mi chiede
di mostrare i documenti, dal momento che non compio alcun atto illecito, io,
cittadino, ho tutto il diritto di sentirmi infastidito a prescindere.
Grazie comunque per la cortese precisazione.
e.b.
Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
[Lunedì 18 febbraio 2013 | 15:50 - © Quarrata/news]
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