PISTOIA. Riceviamo e pubblichiamo il seguente comunicato:
Perdonate la lunghezza e il dettaglio, ma … contenuti? Contenuti!
Operazione verità e responsabilità. Come si chiede che il Governo faccia chiarezza sullo stato della crisi italiana, così si devono descrivere con coraggio le condizioni delle casse comunali. E le cose non stanno molto bene. Inoltre, Pistoia dovrà fare la sua parte nella lotta al debito pubblico: se così non fosse, si predicherebbe responsabilità e si razzolerebbe incoscienza.
Problema. Per il bilancio preventivo 2012 si prevede uno squilibrio strutturale (vale a dire un saldo negativo tra entrate ordinarie e spesa corrente) di circa 9 milioni di euro, su un bilancio complessivo di 75 milioni, come dire si guadagna 66 e si spende 75. A ciò si dovranno aggiungere con ogni probabilità 1/2 milioni di disavanzo, in quanto vi sono forti rischi che il consuntivo 2011 (lo sapremo a maggio 2012) si chiuda con un saldo negativo. Inoltre, sull’amministrazione gravano debiti fuori bilancio per contenziosi per un ammontare complessivo di circa 17 milioni di euro. Gli squilibri degli anni precedenti (più elevati di quello attuale) sono stati fronteggiati per ¾ (8/9 milioni) destinando entrate straordinarie (alienazioni e oneri di urbanizzazione) al corrente, e per ¼ (2/3 milioni) in tagli orizzontali e maggiori entrate.
Ragionamenti. Al di là del fatto (già di per sé rilevante), che la destinazione di entrate straordinarie alla spesa corrente non può considerarsi buona amministrazione, in un contesto di crisi come quello attuale le alienazioni sono difficili da realizzare e, dopo le molte alienazioni avvenute negli anni precedenti, scarseggiano anche i beni da alienare. Stesso discorso per gli oneri di urbanizzazione. Conclusione: la situazione è decisamente drammatica. Come uscirne? La parola d’ordine è riforme strutturali, riforme profonde, incisive.
Proposte. In particolare, si dovrà operare su due fronti.
1) Anzitutto, riforma dei servizi (in particolare alla persona) in una prospettiva di minore gestione diretta del Comune e più intervento delle forze sociali della città (nella gestione meno Comune e più società). Ciò non significa privatizzazione, perché si privatizza quando si vende, quando si perde la disponibilità e il controllo su una certa realtà, mentre il servizio resta saldo nelle mani del Comune. Piuttosto ciò significa che il Comune dovrà: esercitare una lungimirante funzione di indirizzo; selezionare con rigore gli affidatari in termini di qualità e di rispetto delle regole sul lavoro; essere potentissimo nei controlli reali (non cartacei) sui servizi, sulla qualità, sul rispetto delle regole, esercitando là dove necessario anche il proprio potere sanzionatorio. Più in dettaglio, circa i servizi educativi, si potrebbe pensare alla creazione di uno strumento pubblico-privato (una fondazione?) con l’obiettivo di portare il privato sull’alta qualità del pubblico; circa i servizi sociali, si dovrà mettere in moto la società della salute (per il momento contenitore vuoto), di modo che possa non solo programmare, ma anche gestire direttamente i servizi. Un rafforzamento delle energie sociali potrà avere effetti benefici su molti fonti, anche sull’occupazione, se saremo in grado di creare realtà competitive nell’intera Toscana.
2) In secondo luogo, riforma delle partecipate: dismissione di ciò che può essere esercitato dentro il Comune (si pensi anzitutto a Publiservizi); e come ha detto di recente Graziano Delrio (Sindaco di Reggio Emilia e Presidente nazionale Anci) diminuzione della presenza nelle partecipate, vale a dire liberazione di risorse che poi dovranno essere investite nei servizi essenziali alla persona.
Roberto Bartoli
Chiosa – Bartoli ci sta dicendo, in maniera chiara e brutale, che siamo sinora stati nelle mani di una pessima amministrazione.
Ognuno si rilegga queste frasi e/o passaggi, e rifletta:
1. la destinazione di entrate straordinarie alla spesa corrente non può considerarsi buona amministrazione
2. le alienazioni sono difficili da realizzare e, dopo le molte alienazioni avvenute negli anni precedenti, scarseggiano anche i beni da alienare
3. dismissione di ciò che può essere esercitato dentro il Comune (si pensi anzitutto a Publiservizi)
4. diminuzione della presenza nelle partecipate
Fra le entrate straordinarie, aggiungiamo, siamo convinti che vadano considerate anche le previsioni relative alle multe provenienti dalle errate politiche rastrellatorie di autovelox e t-red: una vera aberrazione sotto qualsiasi profilo la si voglia vedere.
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[Venerdì 4 novembre 2011 – © Quarrata/news 2011]
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