domenica 6 novembre 2011

LETTERA A UN AUTOCANDIDATO FUORI DELLE RIGHE




Caro Professore,
non Le dirò chiarissimo perché un tempo l’amico Marzio Pieri, ordinario di letteratura italiana all’Università di Parma, mi scrisse, rimproverandomi, «...sapesse quanto poco mi illumina quel chiarissimo…», e perché, dopo aver vissuto anch’io diversi anni in àmbito universitario, mi sono accorto che nelle auguste stanze dell’Accademia di luce, forse, non c’è che quella dell’Enel.
Caro Professore, allora.
Lei sa come io La stimi: e lo vede anche dall’accoglienza che trova su questo modesto, ma seguitissimo blog.
Stamattina mi sono alzato con un pensiero domenicale tutto rivolto a Lei.
La Nazione pubblica la rubrica In casa di…, Il Tirreno ha scoperto l’utilità della storia familiare e parla della Porrettana e dell’ingegner Girard: io che sono più modesto, ma non meno giornalista, resto attaccato alla volgare concretezza e penso e Lei per una… Lettera a…, con una domanda delle cento pistole.
Fra ieri e oggi le cronache cittadine – che a volte sarebbe meglio chiamare di Narnia per certo sapore di fantasy che le caratterizza – ci parlano delle osservazioni della Corte dei Conti al Comune di Pistoia circa le assunzioni. Poi di viabilità e traffico e, in un passato recente, hanno toccato temi di autovelox e altre simili Vergini di Norimberga di moderna concezione terzomillenaria.
Un tempo, quando ero più giovane e guidavo la Uil Enti Locali, trattando di personale con il Suo Comune – belle époque Bardeli-Pallini – , andava di moda la barzelletta del leone che, fuggito allo zoo di Pistoia, era riuscito a salvarsi per dieci anni perché… si era nascosto a Palazzo di Giano e viveva mangiando un dipendente al giorno: tanto nessuno se ne accorgeva.
Ebbene, questa fabbrica dei sogni che è il Comune – si legga anche la protesta odierna delle inservienti sfruttate – sembra continuare, imperterrita, a creare miraggi ancor oggi, mentre il Direttore Generale Ferri, chiamato in causa, ci ammonisce che il Palazzo è in regola e che La Corte dei Conti ha solo avanzato una richiesta di chiarimenti circa lo sperpero di quattrini in stipendi, ma a fianco La Nazione scrive: È il rendiconto 2010 al centro del richiamo della Corte dei conti a Palazzo di Giano. «L’ente scrivono i magistrati contabili ha un rapporto di spesa di personale su spesa corrente superiore al 40% e ha programmato comunque nel 2011 nuove assunzioni, rinnovi e proroghe dei contratti a tempo determinato: le norme, in tali circostanze, pongono il divieto per gli enti locali di procedere ad assunzioni a qualsiasi titolo», conclude la Corte invitando l’Ente a rimuovere «con immediatezza le grave irregolarità riscontrata riconducendo la spesa» nei limiti previsti dalla legge.
Questo è un primo problema, Professore.
Il secondo riguarda il malsano rapporto che corre tra potere politico locale – di qui come  di qualsiasi altro Comune – e la Legge Bassanini.
Lei sa cosa abbia significato questa legge per noi: un vero e proprio disastro, una porta aperta all’invasione del potere politico-amministrativo da parte di uno stuolo di liberti che si sono trovati in mano l’assoluta potestà di fare come credevano e come volevano in nome della democrazia, pur non essendo stati eletti (nel senso di scelti) da nessun altro che da un potere politico che li ha – sa bene cosa siano i concorsi pubblici… – cooptati e messi a sedere nelle stanze del potere, dando loro pistole in moneta e in armi, non sempre per la loro vera bravura, quanto per la loro dichiarata fede e lealtà a una bandiera (salvo cambiare al mutar del vento).
Così abbiamo assistito, e assistiamo, oltre che a una spesa da folli, che dà, a questi padroni effettivi del Palazzo, centinaia di milioni all’anno, a giudizio dei più in maniera del tutto ingiustificabile, anche a una arrogazione e indebita appropriazione di potere, che i nostri politici-amministratori – fra i quali anche Lei, ora, manifesta l’idea di volersi porre –, fragili ed enervati come imperatori del basso impero, tollerano e vezzeggiano perché non possono fare a meno di essere servi dei loro servi per non aver grane e continuare a muoversi in santa pace: pure loro a caccia di compensi e prebende, che ogni mese finiscono nelle loro capaci tasche personali, e che permettono a questa casta – predicatrice di morigeratezza e moderazione – di non avere i problemi del popolo al cui servizio dovrebbero essere, ma al quale, come si dice, più spesso vanno in tasca e portan sei.
Perdoni, Professore, la prolissità, pur se Lei dovrebbe essere abituato a questo vuoi nella legge, vuoi nelle sentenze, vuoi infine nelle avvocatesche scritture. E veniamo – finalmente, dirà – al dunque.
Ammesso che Lei riuscisse a vincere la corsa che, fra l’altro, il Pd pistoiese, neofobo e conservatore, cerca di arrestare e tamponare in tutti i modi, moltiplicando i candidati delle primarie e corteggiando – a quanto si sente – sfrontatamente Innocenti o richiamando alle armi Fragai, Lei:

  1. vorrà o no dare una sterzata all’invadenza dei Dirigenti che, sì, hanno autonomia, ma che dovrebbero comunque restare, nelle loro decisioni, ben delimitati all’interno delle linee-guida della politica amministrativa degli eletti e non strabordare grazie al loro incontenibile arbitrio? E qui penso alla politica della moltiplicazione anarchica  e selvaggia delle macchine da tortura e da rastrellamento di fondi come autovelox e t-red e quant’altro, che i Pistoiesi vivono ogni giorno sulla loro irritatissima pelle; oppure alle fantasiose interpretazioni delle norme sull’applicazione della tassa-rifiuti sulle badanti straniere.
  2. crede che, dopo giudizi persi, imbocchi di strade sbagliate e pervicaci resistenze tribunalizie da parte dei Dirigenti (superintelligenti e superburocrati) su posizioni di personale intransigenza, sarà il caso di iniziare a pretendere rigore e risarcimento del danno oggettivo anche da parte di chi sbaglia, oppure, modificando le Sue posizioni, ammorbidendole politicamente, non teme che anche Lei penserà che gli errori debbano essere comunque pagati dal popolo perché più siamo a pagare e più spalmata (che orrore di espressione alla Elio e le Storie Tese!) è la spesa, tanto più facile è sopravvivere per chi regge il timone della barca?
  3. pensa, infine, che, alle badanti – Il Tirreno ha scritto ieri che sarà difficile che venga loro restituito il maltolto – debba essere comunque restituito il maltolto, come esempio di vera novità in un Paese in cui mai nessun colpevole ha pagato com’era logico e giusto, e che chi ha combinato questo pasticcio debba essere chiamato (in proprio o in solido) a indennizzare il danno; o finirà con l’adoprare, anche Lei, il metro del laissez faire, laissez passer?
Insomma, Professore, si impegna sin d’ora a un’opera di vera rimoralizzazione della cosa pubblica, non solo sul versante degli eletti, ma anche su quello, più esistente e duro, della incancrenita struttura amministrativa – scheletro, in ogni senso, della nostra ‘privatissima’ Res Publica –, o crede di poter salvare il salvabile, come dice di voler fare, solo con programmi teorici e senza dover mettere mano davvero a quel bisturi che, come saprà, è stata una gloriosa invenzione di Pistoia?
È su questi temi, che nessun cronista Le proporrà mai per abitudine e per comodo, che questo modesto blog, controcorrente e irritante, La chiama a rispondere e, soprattutto, a impegnarsi: perché questo Paese e Pistoia, che ne è parte anomala molto ben rappresentativa, di questo hanno bisogno e non di chiacchiere che portano a veder spendere 26mila milioni delle vecchie lire (13 milioni di €uro!) per una Porta Nuova che è – come ormai è chiaro – tutto fuorché un’opera a norma.
Le sarò davvero grato per la Sua attenzione e per una Sua risposta che La impegni per il futuro di e per questa città: sulla cui testa, purtroppo, il Pd tradizional-conformista locale, che non sembra piacerLe, tiene ancora saldamente il proprio piede…
Mi creda Suo, 
e.b. blogger
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[Domenica 6 novembre 2011 – © Quarrata/news 2011]

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