venerdì 4 novembre 2011

REAL MOTHERS. ANCHE SE LA MUSICA È GIÀ STATA SCRITTA TUTTA…



La musica è già stata scritta. Tutta. Bisogna saperla rileggere. E a provarci sono sempre in molti, tutti quelli che salgono sul palco, in pratica. In pochi, pochissimi, però, ci riescono.
Ieri, a Santomato, prima delle Real Mothers Funkers, un gruppo di tutto rispetto, che brinda al soul, che pareva morto – e vi eravate sbagliati, e di parecchio –, tuffandolo nelle sonorità del terzo millennio: si è esibito un piccolo stuolo di aspiranti, che sognano, come tutti, un posto al sole o due metri di nobile terreno, dipende. Non so chi abbia vinto e non me ne frega nulla: spero solo che Danièl, una biondina che dice di avere 29 anni, non smetta di cantare. Ora abita a Fiano Romano, è fidanzata con un fiorentino, ma è nata a Tor Bella Monaca, un quartieraccio di Roma, dove il rock e la sopravvivenza sono una cosa sola e si respirano tutto il giorno e tutti i giorni.
Ma torniamo alle quattro ragazze di Pistoia/Massa/Firenze e alla chitarra, unico maschietto della formazione, delle Reali. Il groove sale, il mood anche, la confidenza cresce con il tempo.
L’ultima volta che le avevo viste all’opera è stato un paio di settimane fa, a Firenze, all’Hard Rock Cafe, che non è proprio il tempio desiderato (almeno da me) della musica. Ieri sera, la voglia di ballare era più grande, anche se Veronica De Simone – la voce e, sembra intendere, anche l’anima della band, la signorina con il fisico dell’annunciatrice delle previsioni meteorologiche –, si ostina a non muoversi e a lasciare il microfono inserito nell’asta; peccato, però: perché ha la voce che a volte pare scura, se non proprio di colore, un diaframma di tutto rispetto e un garbo scurrile quanto basta, senza dimenticare quella specie di paresi al labbro, che distorce sistematicamente, facilitata, nei gorgheggi, e nelle lugubri contaminazioni anni ’70, dalla chitarra di Davide Figliè, il fratello della batterista, Luna, e dalle due scafatissime altre componenti della band: il basso di Francesca Chiti, che continuerò a chiamare Fruitz e le tastiere, francesi, di Valentina Bartoli, che si è definitivamente lasciata alle spalle la paura di esibirsi, lasciandosi guidare solo e soltanto da quella grazia soul che diventa una garanzia crescente.
Non occorre essere dei sapienti ruffiani o profondi conoscitori di musica per scommettere, facile, come alla Better, su questa formazione. È così popolare che nel giro di breve se ne sentirà parlare e non solo in quel piccolo meraviglioso crogiuolo che è il circolo Arci di Santomato, ché ieri, a sentirle, oltre ai soliti e solite aficionados/as (Giuliana Monti su tutti, la fotografa dell’underground), c’erano anche alcuni pezzi pregiati di chi fa girare la musica in città: su tutti, Giovanni Tafuro, l’art director del Festival Blues, con il quale, proprio all’indomani del più recente Blues’In, avevo avuto un confronto non proprio morbido.
Eraclito diceva che dallo scontro nasce la creatività: lo penso anch’io, a patto che al prossimo Festival pistoiese della musica, in piazza del Duomo, in uno dei tre giorni della rassegna, che spegnerà le sue 33 candeline, e non sul calar del sole, ma quando occorrono i riflettori, ci siano anche loro, le Real Mothers Funkers.
Altrimenti mi devo ricredere su Eraclito. E continuare a discutere con Giovanni (Tafuro).
l.s.
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[Venerdì 4 novembre 2011 – © Quarrata/news 2011]
Foto di Giuliana Monti

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