di Luigi
Scardigli
Un ‘quasi inevitabile’ dopo l’assurda
chiusura del Pd pistoiese – Stanchezza per chiacchiere, false promesse, vuoti
proclami, nepotismi percentualistici, quote rosa strategiche e tutto ciò che
appartiene al passato
Il naturale, inevitabile tracollo ideologico ha prodotto,
tra i vari effetti collaterali, anche quello di un senso di appartenenza partitica
decisamente diverso rispetto al passato; molto meno ingombrante, più easy,
parecchio labile perché sempre discutibile, e, se non rinnegabile,
rescindibile, in un qualsiasi momento.
Anche il Pd pistoiese soffre e gode questa nuova identità.
Sì, certo, c’è ancora uno zoccolo duro, durissimo, oserei dire granitico, inattaccabile,
forse incorreggibile, fatto di vecchi militanti, ancestralmente legati alla
colorazione e alla simbologia dei loro esordi politici, alcuni di loro così
vecchi da sembrar sordi e storditi; ce ne sono anche altri, però, i nuovi, che
sono giovani, ma già vecchi e alcuni vecchi mai stati giovani, fluttuanti, solo
interessati a viaggiare quanto più possibile sulla cresta dell’onda e attenti a
capire quando scocchi il point break,
per mollare in tempo la tavola e cercare altre scie.
Ma non è degli opportunisti che voglio occuparmi; è una
fascia sociale detestabile e detestata, purtroppo in continua espansione, come
gli sciocchi, che hanno mamme vogliose e parecchio fertili. Mi premono tutti
gli altri, quelli che hanno ancora un forte senso civico e credono fermamente
nella sua intramontabilità. Che sono la maggior parte dell’elettorato, quello
che ha sempre pensato di avere il pieno diritto di sopravvivere con il massimo
della dignità e dell’onestà, occupati e preoccupati di risolvere le
microproblematiche quotidiane: famiglia, salute, lavoro, costo della vita,
tempo libero ragionevolmente impegnabile, il magma della retorica, con la quale
facciamo in molti quotidianamente i conti e che sovente, purtroppo, dobbiamo
constatare che non sian tornati.
Questa fascia sociale, con il crollo ideologico, si è
ulteriormente dilatata; no, non son diminuiti i furbi e aumentati gli onesti,
si è solo allargata la forbice di quelli che non ne possono più. Soprattutto di
chiacchiere, false promesse, vuoti proclami, nepotismi percentualistici, quote
rosa strategiche, tutto quello che appartiene alla politica che è sul punto di
morire, senza alcun cordoglio. Qui si colloca il nuovo, che può godere e
soffrire nobili o approssimative mittenze eterogenee, ma che necessita di
chiarezza, professionalità, onestà e trasparenza per poter superare il quorum,
presentarsi all’elettorato e immaginare di poter essere eletto.
Lunedì prossimo, per la festa del papà, Roberto Bartoli e il
suo nutrito stuolo di fedelissimi si ritroveranno, al Circolo Garibaldi, per la
quarta volta da quando è nata l’idea del Professore,
per decidere cosa fare nei prossimi 45 giorni, quelli che precedono l’appuntamento
elettorale. All’ordine del giorno, anzi, della sera, visto che l’appuntamento è
alle 21, la lista civica, che verrà salutata, con molta probabilità, all’unanimità,
con un solo voto contrario, forse, proprio quello del diretto interessato, che
non si vorrebbe arrendere all’evidenza.
Ma si può tirare una volata elettorale con ragionevoli
possibilità di avere successo in poco più di un mese e mezzo?
Con il crollo rovinoso delle ideologie, sì. Non ci sono più
bandiere da sventolare, ma uomini capaci dai quali farsi rappresentare; e le
garanzie politiche, poi, sono diventate altre e lui, il Professore, può dispensarne
molte, anzi, con la sua ridottissima squadra, praticamente tutte.
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[Venerdì 16 marzo 2012 - © Quarrata/news 2012]
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