Mio caro Renzo, Vincenzo Nardi
comincerebbe così se ti scrivesse lui. Però, va bene, va bene così anche per me.
Grazie per l’enorme importante lavoro che hai pubblicato, scrivendo le Memorie
di un sindaco.
Ieri ti ho ammirato ed applaudito, mi
permetterai però, ancora una volta, di essere ‘ruvido’ con te, anche se lo farò
con l’affetto e la stima che meriti. Perché per me tu sei stato il quarto
miglior sindaco di Pistoia, dopo Giuseppe Gentile, Francesco Toni e Corrado Gelli,
mentre dopo di te, per meriti, penso a Luciano Pallini; sugli altri preferisco
non pronunciarmi.
Nella Sala Maggiore ieri ho rivisto il
film della mia vita, ho provato emozioni forti e contrastanti, ho sentito gli spari
e le grida di quando fu ucciso Ugo Schiano: io bambinello mi trovavo in Sala
Maggiore; ho rivisto mio padre e Giuseppe Gentile commossi, quando fu acclamato
a Pistoia il Presidente della Repubblica Giovanni Gronchi; ho rivisto Sandro Pertini
in mezzo a te e a me, quando inaugurammo il museo civico; ho rivisto Agenore Fabbri
e le sue sculture nel Palazzo di Giano disastrato; ho rivisto Marino Marini e
la sua ‘Marina’; ho rivisto l’imperatore del Giappone e la sua ‘signora’ che
suonava il pianoforte; ho rivisto Nilde Iotti presidente della camera, ho
rivisto lo sgomento di Giovanni Michelucci per la scuola Roncalli; ho rivisto
il funerale di Francesco Toni; ho rivisto la visita di Bettino Craxi, fra me e
il sindaco Chiti.
Ma dopo, purtroppo, la mia impressione
è stata quella di vedere di nuovo la scena di quando ti eri dimesso da pochi
giorni dalla carica di sindaco, consegnando a me, vicesindaco, la lettera di
dimissioni. Proprio allora nella Sala Maggiore fu girato il film Amici miei.
La scena era uguale: autorità, eccellenze, eminenze, fedeli e fedelissimi,
amici ed estimatori. Caro Renzo, sàppi che il camerino di Ugo Tognazzi era
proprio nel tuo ufficio di sindaco; io lo permisi ad una sola condizione: non
avrei neanche per un minuto lasciato la stanza incustodita in mano a quei quattro
buontemponi. E così fu.
Sei sempre stato bravo, sia come
assessore, sia come sindaco, sia come vicepresidente della ‘Usl’ e sia come
consulente in molteplici attività private.
La mia impressione, però, è che nel
presentare il libro tu abbia fatto una grande commemorazione del ‘compromesso
storico’ che mai fu e che ora è rappresentato da quel mostriciattolo che
è il Pd, che sta tirando le cuoia nel modo peggiore.
Dal 64 all’82, l’unico periodo vero del
riformismo attuato in Italia (Regioni, Riforma Sanitaria, Scuola, Riforma Agraria,
Programmazione, Nazionalizzazione Enel, Diritti Civili, Statuto dei Lavoratori),
voi comunisti ci chiamavate social-traditori: vi perdoniamo; anche se
arrivaste al punto di fare ostruzionismo e di astenervi sullo Statuto dei Lavoratori
voluto dal martire socialista Giacomo Brodolini. Vedi, Renzo, recentemente mi
hai detto: «Quando rifarete un vero partito socialista, ci sarò anche io».
Apprezzo questo desiderio, ma tu, onestamente,
non hai dato segno di avere le caratteristiche del socialista, infatti anche
ieri, quando hai parlato dei tuoi rapporti con i socialisti, io no ho capito
niente e se non ho capito io… figurati gli altri. Non te ne avere a male, ma tu
sei stato e sari “uomo da compromesso storico”.
Quando ci conoscemmo nel 1958, tu eri
diventato comunista da qualche anno, mentre io ero socialista da due anni. Poi
sei rimasto iscritto al Pci fino al 1982, dissentendo, ma sopportando tanti
crimini dei comunisti sovietici, benedetti dai comunisti italiani e non solo
dal ‘migliore’, ma anche (nel 1956) dal ‘migliore dei miglioristi’, Napolitano.
E meno male che ora abbiamo un presidente migliorista e meraviglioso.
Successivamente al 1982, se non
sbaglio, tu ‘rientrasti in santo’, cioè nel Pds; poi ti ricorderai meglio di
me, da quali partiti e movimenti hai cercato di sostenere la democrazia, la
qualità e l’onestà: purtroppo con scarsi successi.
Ora, nel tuo libro, ti fai vanto di non
avere stretto la mano a Bettino Craxi quando venne a Pistoia. Se ne eri
convinto, hai fatto bene: del resto lui “era socialista e ladro”, lui “non
poteva non sapere”.
Ma, caro Renzo, “quante mani di ladri,
di colpevoli o complici di assassini, in tutto il mondo, hai stretto tu”? Fa’
uno sforzo: ce la farai a ricordare; del resto, se hai impiegato una trentina d’anni
per capire le colpe e la vera indole del comunismi, ti auguro di viverne altri
30, così potrai capire le ragioni del socialismo.
Con simpatia, perché noi siamo sempre
stati amici e mai compagni. A differenza di quanto ti disse Sandro
Pertini, infatti, tu sei stato per Togliatti, Longo, Natta, Berlinguer, Occhetto
e D’Alema. Io invece sono stato per Pertini, Nenni, Mancini, De Martino e Craxi:
la storia dirà..
Ti saluto con affetto,
Giampaolo Pagliai
tuo vicesindaco
P.S. – Scusami, ma un po’ comunista sei
rimasto. Nel cartoncino di invito alla presentazione del tuo libro era previsto
anche il dibattito, ma nessuno ha potuto parlare.
Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
[Domenica 25 marzo 2012 – ©
Quarrata/news 2012]
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