di Edoardo Bianchini
Il Professore nel Purgatorio dell’attesa
– Forse domani Paolo Bruni a Roma a prendere ‘dritte’? – Sabato ultima possibilità per presentare le liste
PISTOIA. Così canta il tenore della Turandot di Puccini, e continua:
Guardi le stelle / Che tremano d’amore e di speranza…
È bella la poesia, è bello il
melodramma – e una volta Pistoia era una città di melomani –, ma non è bella né
Pistoia che si appresta a ‘scegliere’ il candidato impóstole dalle segreterie
del Pd (pensate all’ossìmoro), né il «Noi tireremo dritto» del vincitore delle
primarie, il libraio-filosofo che, di Bartoli – secondo quello che si dice – «se ne frega».
Al contrario, Bartoli ha ancora un
sacco (e forse anche uno e mezzo) di scrupoli: forse perché – come ha
dichiarato anche al nostro Luigi Scardigli – ha un modo di ragionare non per
postulatici assiomi e regole da ‘rotoloni Regina’, ma scandito e scientificamente
dialettico: che si basa e fa forza, per le decisioni finali, nello
svisceramento delle ipotesi fattibili, misurabili, confrontabili e utili alla decantazione
dell’improbabile e dell’assurdo.
«Adoro prendere decisioni ponderate,
metabolizzate – pensa Roberto Bartoli, a voce alta –: questa situazione invece
(la lista civica e il poter-dover correre per le amministrative che si
consumeranno tra poco più di un mese, n.d.r.) sta prendendo il sopravvento e io
ho qualche timore; ho il terrore che dovendo scegliere e decidere in così poco
e breve tempo, commetta qualche errore, che non vorrei fosse troppo grande»,
così ha detto a Scardigli (vedi).
È per questo motivo che ieri – mi dicono
– Bartoli si è incontrato con i suoi fedelissimi intorno al tavolo da pranzo di
casa sua: e che ha discusso non poco per cercare di chiarirsi le idee.
Il Professore – ben diversamente da
quel che si dice di Samuel the Winner – si arrovella ancora per il fatto che
non sa spiegarsi bene il perché in quel Partito, che lui immaginava
sinceramente D, di democrazia ce ne sia davvero più poca. Ed è ancora lì che
pensa, che spera, che si augura di non dover ricorre alla extrema ratio
di una lista civica – proprio mentre verso di lui si stanno allungando diverse
mani.
Lo capisco perfettamente. L’ora è
cruciale. Cruciale anche perché, dal P(artito) D(ominante) di Pistoia gli
stanno ancora arrivando inviti a permettere che alcuni elementi dei suoi
(diciamo 4 o 5?) vengano imbarcati nella Berti-nelli’s List. Lui però
no. E chissà quante promesse – almeno questo si dice – gli stanno facendo i ‘vetro-caimani’
per un futuro in carriera, purché non pretenda di baccagliare a tu per tu con il
prescelto, perché potrebbe anche turbare la sua libertà di azione
amministrativa nella veste di primo cittadino di Pistoia.
Lo hanno messo in Purgatorio, il
Professore. Lo tengono, surgelato, con queste prospettive incerte, lì: dentro
il forno a microonde dell’attesa, con il dire che… è probabile che Roma stessa intervenga
e risolva tutto con uno schiocco di dita. E mentre fanno questo tengono la mano
sull’interruttore, per fare scena, come se dovessero spingerlo sull’on
per scongelare la situazione all’istante e chiudere la crisi p(d)istoiese.
Chissà se è vero quello che si dice:
che il buon Paolo Bruni, domani, parte, appunto, per la capitale a bere alle
fonti primarie del sapere, alla sorgente dell’eterna giovinezza del partito.
È ovvio che noi non capiamo molto di
politica – o altrimenti staremmo sùbito dalla parte di Bertinelli e del
Pcus-Pistoiese: vale a dire della conservazione della conservazione.
Ma è marzo. E il prete è già passato
per l’acquasanta.
Se lo ricordi anche il Professore e non
si lasci menare per le lunghe.
Il tempo scorre. Entro sabato, o i
giochi sono fatti, o i treni sono tutti persi.
E sarebbe un vero peccato, Professore…
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[Lunedì 26 marzo 2012 - © Quarrata/news
2012]
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