di Luigi
Scardigli
Prime dichiarazioni del Professore dopo
le decisioni del Circolo Garibaldi – «Se scenderemo in campo nel giro di una
settimana la città saprà da quale squadra sarà governata» – «Ora ci sarà solo da lavorare, sodo, duro, con rigore»
Il tempo delle ipocrisie, anche quelle di facciata, che sono
servite solo a calmierare ipocritamente amori e odi, ora è veramente finito.
Il Partito, oggettivamente poco Democratico, si è finalmente
liberato dall’impiccio Bartoli e lui, il Professore, ora che gli hanno
definitivamente chiuso la porta in faccia facendogli addirittura sapere di non
aver mai gradito la sua inopportunità e la sua inaccettabilità, è libero di
misurarsi con il proprio elettorato, che sono quei 3.500 che lo avrebbero
volentieri visto alla guida del centro-sinistra, più tutti quelli che all’inizio
di maggio decideranno di continuare a credere ancora in lui e nelle sue
profezie, seppur proferite senza alcuna casacca.
«Il problema di fondo è la sconcertante antidemocraticità
del Partito Democratico – mi dice Roberto Bartoli, raggiunto telefonicamente ad
Alessandria, dove ha svolto per tutta la giornata un importante approfondimento
universitario –. Se a un coinquilino, quale sono stato per un lustro pieno di
battaglie, si riserva un trattamento del genere, non posso e non voglio nemmeno
immaginare come si vorranno comportare, qualora dovessero vincere, con quella
parte della città che non li ha caldeggiati».
Timori più
grandi di ogni ragionevole dubbio?
«No, ma in questo momento, al Paese e a Pistoia, occorre
davvero una coesione straordinaria, un’inclusione il più possibile allargata,
una partecipazione trasversale capaci di consentire il raggiungimento dell’altra
riva per riprendere, quanto prima e quanto meglio, il cammino interrotto».
Parole di
ispirazione liberale?
«Scrivi, pure, Luigi: viva Monti! È l’uomo, l’attuale
presidente del Consiglio, che ha concentrato all’interno del proprio coraggio e
della propria pacatezza tutta la forza straordinaria grazie alla quale abbiamo
ancora qualche possibilità di resurrezione: o decidiamo di intraprendere quel
cammino, che sarà pieno di insidie e sacrifici, o corriamo realmente il rischio
di naufragare».
Certo, tempo a disposizione ne hai davvero poco, per imbastire una campagna elettorale a
dovere…
«Non è a mancanza di tempo a spaventarmi, ma i tanti e
grandi problemi ai quali dovrò e dovremo far fronte: il mio grande problema è
che sono un lavoratore impegnatissimo, soprattutto in questo periodo dell’anno,
in cui si concentrano sessioni di laurea e d’esame. Nel giro di pochissimo
tempo dovrò stabilire, con il mio entourage, se ci siano davvero le condizioni,
ambientali e materiali, per concorrere e correre; dopo di che, una volta tratto
il dado, ci proveremo, con tutta la nostra onestà, il nostro coraggio, la
nostra abnegazione, la nostra insaziabile voglia di essere cittadini di una
comunità privilegiata, straordinaria, bella».
L’ho chiesto
agli altri aspiranti Sindaco, figuriamoci a te, Roberto: presto, prestissimo,
bisogna conoscere la squadra!
«Se potremo iniziare a combattere, nel giro di una settimana
l’intero Comune saprà, scegliendomi, da chi sarà governato: non ho mai sofferto
di sindromi da mistero, figuriamoci ora, in questa battaglia che condurremo sicuramente
alla luce del sole e senza sotterfugi».
La lista
civica avresti anche potuto battezzarla e vararla all’indomani delle primarie:
pensi di aver perso un mese prezioso?
«No. Chi ha perso veramente tempo, prezioso, forse
inestimabile, è stata la città intera, che in un momento tanto delicato e
vitale, forse, ha dovuto assistere, inerme e inerte, al teatrino delle cordate,
degli accorpamenti, senza che chi di dovere pensasse a dare risposte, veloci,
gravi ed urgenti, ad interrogativi che potrebbero mandare al tappeto la città
intera. Penso al nodo dell’ospedale, alla Breda, alla rinascita
imprenditoriale. Inutile piangere sul latte versato, comunque: ora ci sarà solo
da lavorare, sodo, duro, con rigore, lealtà e tenerezza».
Un omaggio al
Comandante?
«No, ad Annalisa, mia moglie. Senza di lei, al mio fianco,
non potrei andare lontano, e probabilmente, non sarei potuto arrivare fino a
qui».
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[Martedì 20 marzo 2012 - © Quarrata/news 2012]
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