di Luigi
Scardigli
Cos’hanno, in comune, Monica Guerritore e Oriana Fallaci? Il
fascino, ricordando entrambe, nei loro panni migliori e un talento innato, ma
coltivato, migliorato, esploso.
Sarà per questa serie di assonanze, più o meno poetiche,
intellettuali, morali e umorali, forse, che la bellissima 54enne attrice romana
si sta misurando, con successo, da oltre un anno, in questa intervista impossibile che ha deciso di
fare e mettere in scena ad un’altra controversa indimenticabile della scena
italiana, la giornalista Oriana Fallaci.
Quel che ne è scaturito si chiama Mi chiedete di parlare, lo spettacolo che il prossimo fine
settimana chiuderà la stagione di prosa del teatro Manzoni, di e con
Monica Guerritore, appunto e con la segretaria
Lucilla Minnino, che daranno vita a questa intensa opera, figlia di una
meticolosa e tassonomica ricerca biografica operata da Emilia Costantini (che
sarà anche la voce fuori campo di una giornalista) e grazie alla collaborazione
video e alla regìa di Enrico Zaccheo, a sua volta coadiuvato da Pietro Sperduti,
alle luci e alla costumista Graziella Pera, che ha dovuto comunque fare i conti
con l’onniscienza della Guerritore.
La stessa Monica Guerritore ha redatto una breve summa
della sua scelta, un estratto idealtipico di quello che ha portato
brillantemente in scena e che fa parte del materiale fornitomi dal teatro
pistoiese sotto forma di comunicato stampa.
Certo, in comune, Monica e Oriana, hanno anche una malattia
che l’attrice ha avuto la fortuna di sconfiggere e che invece costò la vita,
alla giornalista, oltre un lustro fa, all’età di 77 anni.
Ma non solo, naturalmente, perché Oriana Fallaci non può
certo venir ricordata semplicemente come una giornalista, seppur la prima donna
su un fronte di guerra; né come scrittrice, anche se con i suoi dodici
manoscritti, nel mondo, l’avvenente reporter ha venduto cosa come venti milioni
di copie. Ma non solo.
Tra le due primedonne, infatti, c’è anche, se possibile, un
filo comune e conduttore che le avvicina straordinariamente e che potrebbe
avvicinare a loro anche uno stuolo innumerevole di altre donne, casomai
seconde, terze, anziché prime, ma anche ultime, perché no, in virtù di quella
cosa meravigliosa e complicatissima che si chiama amore e che per resistere
deve fare quotidianamente i conti con tutto quello che gli gira intorno e che
sovente ha il potere di allontanare, dividere, far dimenticare e dunque,
spesso, far cadere nell’oblìo, per poi venir resuscitato e riadattato, proprio
come un vecchio swing, riproposto al grande pubblico con piccoli,
impercettibili accorgimenti che ne (ri)decretano un altro memorabile successo.
Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
[Mercoledì 21 marzo 2012 - © Quarrata/news 2012]
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