di Luigi
Scardigli
L’incapacità politica di gestire la
frattura
potrebbe finire col mettere Bertinelli in serie difficoltà
«Adoro prendere decisioni ponderate, metabolizzate – pensa
Roberto Bartoli, a voce alta –: questa situazione
invece (la lista civica e il poter-dover correre per le amministrative che si
consumeranno tra poco più di un mese, n.d.r.) sta prendendo il
sopravvento e io ho qualche timore; ho il terrore che dovendo scegliere e
decidere in così poco e breve tempo, commetta qualche errore, che non vorrei
fosse troppo grande».
Le elezioni incombono, del resto. E non ci saranno proroghe:
la data delle votazioni è già fissata, da tempo. Il candidato più autorevolmente
gettonato ad indossare la fascia tricolore nei prossimi cinque anni è, senza
dubbio, Samuele Bertinelli. Non solo alla luce di una tradizione folkloristica,
più che ideologica; non solo alla luce delle Primarie del centro-sinistra, che
ha vinto non certo al fotofinish, ma inanellando un indiscutibile successo su
tutto il territorio, ad ogni seggio, devastando soprattutto l’alternativa ortodossa
interna, rappresentata dagli altri due candidati, Cecilia Turco e Alberto
Niccolai.
È vero, con Roberto Bartoli, neofita del Pd e dei suoi
inattaccabili meccanismi, la battaglia è stata decisamente meno scontata, molto
più sofisticata; con la Turco e Niccolai, Bertinelli, non ha mai temuto;
Bartoli gli ha dato pensiero. E continua a dargliene.
Parecchio. Tanto che per liberarsi del tutto dalla sua
scomodissima e incorruttibile presenza, è dovuto arrivare a definirlo inopportuno e inaccettabile. Due giudizi
che scommetto non appartengono nemmeno alla sua anticamera del cervello, ma che
ha dovuto comunque esporre, per tagliare la testa al toro e invitarlo, sospinto
dai bartoliani, a fuoriuscire dal partito e dalla sua antidemocraticità,
ulteriormente evidenziata da un direttivo regionale pronto a ricucire lo
strappo solo annunciato, ma mai dichiarato.
Alle elezioni si presenteranno Samuele Bertinelli, con tutti
i favori dei pronostici e alcuni avversari: la Celesti, del Popolo delle
Libertà, la Simionato, sorretta dalla Lega Nord, qualche illuso o folle
outsider e Alessio Bartolomei, che non ha minimamente nascosto le sue origini,
il proprio background, una scia democristiana che nemmeno lo tsunami dell’avvento
della seconda Repubblica, Tangentopoli e la Juventus in serie B sono
riusciti a cancellare. Hanno chiesto e trovato albergo nel centro destra e nel
centro sinistra gli immarcescibili scudocrociati, ma senza mai rinnegare i
propri trascorsi, tanto che alla prima possibilità, spesso, srotolano le
proprie bandiere e le riespongono, fieri, ai balconi delle proprie abitazioni.
Capisco, a 40 giorni dalle elezioni, le preoccupazioni del Professore:
il suo elettorato, trasversale, senza tessera, perché mai posseduta o perché
proprio recentemente restituita (al Pd) non ha un’identità specifica, non ha
caratteristiche dominanti: donne e uomini, studentesse e manager,
intellettuali, ricchi, imprenditori, gente che vive onorevolmente la propria
civiltà, ma che vorrebbe stare meglio e soprattutto non dover più assistere
alle molte oscenità che hanno, sistematicamente, sotto gli occhi, compresa la
politica, naturalmente, quella fatta fino ad ora e che vorrebbero scordare.
Roberto Bartoli incarna questo pensiero: stupendo, per
alcuni, non abbastanza sudato, per altri. E siccome a Pistoia – ma ormai un po’ ovunque – la
percentuale delle persone che non ne possono più di tante, troppe assurdità,
comincia ad essere una realtà considerevole, alla stregua di quelli che non ci
credono più e che la preferenza preferiscono non darla proprio, disertando il
voto, non è da escludere che nonostante i tempi tecnici di preparazione,
informazione e sensibilizzazione siano oggettivamente e insindacabilmente
ridotti, la lista Bartoli sia quella che toglierà a quella ufficiale di
Bertinelli, quei decisivi percento buoni alla maggioranza assoluta,
rimandando tutto e tutti al ballottaggio.
È a quello, forse, che il Professore sta pensando ed è per
quello, per convincere tutti quelli che in prima battuta avranno votato
Celesti, Simionato, e Bartolomei, che con Bartoli, forse, si può.
Anzi, con lui è meglio.
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[Domenica 25 marzo 2012 – © Quarrata/news 2012]
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