di LUIGI SCARDIGLI
“Scalpiccii sotto i
platani”, Sant’Anna di Stazzema per la giornata della memoria
PISTOIA. I campi di concentramento nazista e stalinista sono troppo
lontani dalle nostre terre. Anche dalle nostre memorie. Sono inumanità che
risalgono a settanta anni fa: i sopravvissuti, poi, sono troppo vecchi per
ricordare con lucidità; le pagine di storia, invece, troppo giovani per
ricostruirne gli orrori.
E poi, le mattanze naziste non si sono
consumate solo nei lager. Chiedetelo a quelli di Sant’Anna di Stazzema, il
paesino arroccato sulle Apuane che guarda la Versilia e vi racconteranno
qualcosa che vi farà venire la pelle d’oca. Anzi, chiedetelo ad Elisabetta
Salvatori, sì, l’attrice teatrale, quella viareggina, che di quella giornata
indimenticabile, dove furono trucidate 560 persone, tra le quali molti, troppi,
bambini, ha voluto celebrarne il dolore scrivendo e rappresentando Scalpiccii sotto i platani, offerto ieri
sera, al piccolo teatro Bolognini di Pistoia, in occasione delle celebrazioni
della Giornata della memoria.
Come è suo solito, anche in questa
circostanza Elisabetta Salvatori si è tenuta alla larga dalla demagogia,
affrontando il problema, irrisolto, del nazismo, scegliendo di rappresentarne
un aspetto apparentemente minore: delle atrocità delle SS infatti i libri di
storia di tutto il mondo raccontano sacrifici biblici. Dell’eccidio di Sant’Anna
di Stazzema invece il ricordo è rimasto lì, muto, a custodire il silenzio che
ancora oggi ammanta quel piccolo crocchio di case, dove la mattina del 12
agosto del 1944, pochi giorni dopo la festa del paese, Sant’Anna appunto, le
truppe tedesche, con alla testa qualche fascista versiliese, arrivarono lassù,
su quel cucuzzolo, a trucidare quanti trovarono.
La storia parla di 560 vittime:
soprattutto donne e vecchi e quasi tutti i bambini del posto che gli uomini non
si portarono dietro, scappando, perché non pensavano che la furia omicida
potesse tanto.
È un racconto minimale, che Elisabetta
Salvatori ha offerto con la sua solita serafica devastazione, una potenza e una
violenza narrativa che si esaltano con quella sua esile figura, con quella voce
che anche ieri sera, anziché ad un orrore, pareva volesse dare corpo e memoria
ad una fiaba. A rendere ancora più poetica la rappresentazione, il violino di
Matteo Ceramelli, una struggente colonna sonora di un dolore lontano,
indimenticabile, ma non tenuto abbastanza nella debita considerazione, visto
che per fotografarlo e proiettarlo al cinema, abbia dovuto occuparsene un
regista statunitense, Spike Lee, con quella meravigliosa pellicola che si
chiama Miracolo a Sant’Anna e che a
teatro, quella mattanza, ci sia arrivata solo ora grazie alla ostinata
caparbietà di Elisabetta Salvatori, nota attrice di cause perse, che si è già creata una nutrita orda di nemici con la
rappresentazione Non è mai silenzio,
un’altra meraviglia storica che racconta di un altro inenarrabile e inenarrato
oltraggio, quello della strage ferroviaria di Viareggio.
In sala, a seguire quella piccola storia ignobile, parecchi studenti, ai quali
consigliamo, casomai accompagnati dai rispettivi docenti di italiano e storia,
di organizzare proprio a Sant’Anna di Stazzema la prossima gita scolastica. O
casomai di farsi portare lassù, su quel paesino, il prossimo 12 agosto,
rinunciando, per quella mattina, al mare della Versilia.
Così, per non dimenticare.
Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
Foto di Luigi Scardigli.
[Mercoledì 29 gennaio 2014 | 08:30 - © Quarrata/news]
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