La gestione del problema da parte della
Giunta ha solo determinato la sfiducia
dei cittadini nelle istituzioni
PISTOIA. Esiste un tema dirimente, è quello di come accorciamo la
distanza tra gli eletti nelle istituzioni e le persone, si pone oggi nella
nostra società un problema di democrazia, di un suo possibile sviluppo, che
aveva visto in passato come risposta al periodo fascista la nascita della
Costituzione repubblicana e la sua applicazione attraverso la democrazia
rappresentativa.
Sempre più l’Italia assume i connotati
presenti in altri paesi: alle ultime elezioni nella regione Basilicata ha
votato il 47% di aventi diritto. Una possibile risposta a questa diserzione, la
possiamo trovare attraverso lo strumento della democrazia partecipativa, nella
partecipazione dei cittadini alle scelte.
Democrazia partecipativa come modello
per la città, che valorizzi il saper fare sociale, indirizzando il produrre, l’abitare,
il consumare verso forme relazionali, solidali e comunitarie, sviluppando reti
civiche e forme di autogoverno responsabile delle comunità locali. Forme di
re-identificazione collettiva che agevolino il cambiamento politico-culturale
attraverso processi di democrazia partecipata.
Per attuare una vera modalità
partecipativa però occorre una modo di operare in cui la partecipazione è
assunta come metodo di governo della cosa pubblica, in base a criteri d’inclusione,
collaborazione e stabilità di confronto fra istituzioni e cittadinanza, ma
attenzione, essa deve partire da subito alla pari!, in confronti, ipotesi
alternative, dove si dia ugual risalto alle proposte istituzionali, che a
quelle proposte dai cittadini.
Dopo anni di sperimentazione in tante
zone d’Italia, sono oramai maturi i tempi perché questa evoluzione democratica
si costruisca nel Comune di Pistoia, sono richiamati questi percorsi in alcune
scelte promosse dall’amministrazione pistoiese: la sistemazione di alcune
piazze cittadine, la regolamentazione di attività nelle zone montane e
collinari con le Proloco e associazioni di varia natura, il recupero dell’ex-ospedale
del Ceppo e per ultimo in ordine di tempo la delibera quadro di giunta n° 264
del 23 dicembre 2013. Sono pertanto sempre più necessarie, non rinviabili,
modalità d’inclusione alle scelte da parte della società civile, rispetto
quelli confinati nelle sole istituzioni.
Non sostitutivi, ma integrativi, in una
feconda sinergia.
Come in altre occasioni abbiamo avuto
modo di scrivere, sono urgenti l’introduzione di meccanismi che rendano
partecipi i cittadini alle scelte che modificano il contesto urbano della
città, dei quartieri, di insediamenti infrastrutturali, anche per il supporto
della raccolta differenziata dei rifiuti.
Emblematica nel suo svolgersi ad
esempio è la vicenda ExPallavicini, per come non si dovrebbe procedere da parte
di un amministrazione locale. Come possiamo definire “partecipazione attiva” le
quattro assemblee dei cittadini convocate dall’amministrazione comunale
sostanzialmente per comunicare come già elaborata e valutata, l’ipotesi di
collocazione del centro di raccolta differenziata, costruzione di palazzina
servizi e movimentazione mezzi nell’area in oggetto? Se pur conforme alla legge
regionale sul garante della comunicazione?
Vista la contrarietà espressa da tanti
residenti, poi costituitisi in comitato cittadino, l’amministrazione comunale
ha cercato di “recuperare” il contributo dei residenti, invitandoli ad
affiancare i tecnici comunali nelle valutazioni comparate tra ipotesi
alternative.
Ma questo invito perché non è stato
accolto? La sensazione dichiarata anche attraverso comunicati stampa, da parte
dello stesso comitato, era quella di una decisione già presa dal Comune, e
quindi quell’invito poteva legittimare una scelta che portava comunque verso l’individuazione
di quell’area, è mancata la fiducia reciproca (che rimane nei processi
partecipativi il punto più delicato) essa si costruisce soprattutto da parte
del decisore politico, chi detiene la scelta istituzionale, quell’assenza di
regole, di garanzie adeguate, minava in partenza il confronto, si deve
recuperarne il senso, la partecipazione è obbiettivo di una politica pubblica
innovativa, oltre che fase accessoria delle politiche di settore.
Esprimiamo tutta la nostra contrarietà
nel definire “fase partecipativa” le quattro assemblee pubbliche convocate dall’amministrazione,
sostanzialmente per comunicare che l’area in oggetto rivestiva le
caratteristiche urbanistiche e strutturali migliori per la sua realizzazione,
se pur conforme alla norma sul garante della comunicazione.
Non condividiamo il non approntare un
percorso partecipativo strutturato per individuare l’area di raccolta
differenziata, quando per redigere il protocollo sulla qualità dei servizi
educativi privati si è giustamente scelta la strada di un percorso condiviso
tra tutti gli attori di quei servizi (genitori, gestori, educatori) nel
convegno di presentazione per la firma di quel protocollo, il Sindaco ha usato
parole importanti ed impegnative: “il metodo scelto ha consentito di offrire
esperienze partecipative su scala cittadina, che hanno coinvolto tutti…”.
Aggiungeva ancora “sono state modalità
di partecipazione organizzata, escludendo forme di assemblearismo” se il
Sindaco valorizza così quella modalità, e terminava (ancora parole del primo
cittadino) “un processo partecipato che si fonda sui cittadini” parlando
appunto della stesura e del percorso di quel protocollo.
Se questi sono i suoi convincimenti,
non si comprende come mai non si debba seguire tale modalità anche per l’individuazione
delle aree per l’ubicazione dei centri di raccolta per il servizio dei rifiuti
differenziati.
Alla fine è questa la domanda,
terminata la fase dell’approfondimento tecnico degli uffici comunali, sarà
possibile recuperare una sorta di dibattito pubblico? Dove alla presenza di
esperti, magari anche nominati dalla popolazione, e di semplici cittadini, sia
possibile formulare obiezioni, scenari alternativi, controproposte e soluzioni
tecniche?
Oppure la “partecipazione” come ha
scritto anche qualche consigliere comunale è terminata, e si arresterà con l’esito
della scelta individuata dai tecnici comunali e dal voto finale del Consiglio
Comunale?
Una proposta: Sel è disponibile al
confronto con tutti, sui temi della democrazia partecipativa, chiediamo che si
apra un dibattito su questi strumenti in consiglio comunale e con la città,
chiediamo che si regolamenti la materia della democrazia partecipativa, non
limitandosi alla sostituzione delle circoscrizioni con le forme di prossimità,
che sia coinvolgente di tutta la città, per parte nostra daremo il contributo
necessario.
Alberto Zoppi Sel Pistoia
Massimiliano Sforzi
Consigliere comunale Pistoia
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[Martedì 21 gennaio 2014 | 18:42 - © Quarrata/news]
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