sabato 25 gennaio 2014

OGGI È GIÀ DOMANI. E FORSE È TARDI


di LUIGI SCARDIGLI

Una straordinaria Paola Quattrini rispolvera con eleganza una commedia di Garinei

LAMPORECCHIO. Ma Dora, in Grecia, ci sarà mai andata? E Pia, l’amica del cuore diventata per cause di forza maggiore femminista, esiste davvero? Non sono questi gli interrogativi più assillanti di Oggi è già domani, la commedia scritta da Pietro Garinei e musicata da Armando Trovajoli, ma siamo stati assaliti anche da questi due ulteriori dubbi, ieri sera, al termine della rappresentazione andata in scena al teatro di Lamporecchio.

Sul palco, da sola, a dirigere se stessa e la sua vita, ricca di una moltitudine di applausi e anche qualche illusione, viaggi ad Atene compresi, probabilmente, Paola Quattrini, settant’anni, e una voglia ancora, tenerissima, di stupire e stupirsi, piangendo di nascosto al cospetto di un pubblico più predisposto a ridere, di gusto, che riflettere.
La storia della tragicommedia felicemente rappresentata una miriade di volte è quella di una casalinga dimenticata dal marito e usata dai due figli, che trova conforto, sfogo e comprensione solo colloquiando con la parete della sala da pranzo, interlocutrice ideale di un monologo sudamericano che oscilla, ripetutamente, tra il sarcasmo inglese e l’arrendevolezza mediterranea, fino all’improvvisa ribellione, che si materializza nell’incontro, ideale, con Kostas, un avvenente cameriere greco.
Una scenografia minimale che diventa monumentale con i silenziosi accorgimenti sintattici della mattatrice romana, che non ha alcuna fretta di giungere al termine della rappresentazione, come se il treno prenotato per tornare a casa o per andare via per sempre fosse stato soppresso e rimandato al giorno successivo, una piacevole lentezza che riesce a dosare, con maestosa padronanza e che rende onore alla tacita e repressa frustrazione della protagonista, regalandole la chimera di un sogno che dura giusto il tempo di un viaggio in barca intorno ad un’isoletta ellenica.
La figlia, del resto, è tornata a vivere con il chitarrista olandese e il figlio resta dell’idea che la sua vena poetica si realizzi meglio o forse soltanto all’interno di un silos; il marito è riuscito a sopportare, con dissapore, l’assenza della moglie per il tempo della vacanza (due settimane), ma trasecola alla notizia che la sua dolce metà/cameriera/cuoca/lavandaia abbia deciso di non tornare per provare ad invertire la rotta di un’esistenza che pareva essersi dolcemente incancrenita su se stessa e la sua movimentatissima solitudine.
 Non a caso, quando Dora riceve in Grecia la lettera del marito nella quale le annuncia di essere in procinto di andare a riprendersela e si chiude il sipario, un epilogo che conduce necessariamente alla trama di E non disse nemmeno una parola di Heinrich Böll, Paola Quattrini chiede agli spettatori le possibili versioni dell’epilogo. Una fine che Pietro Garinei non ha scritto e che Paola Quattrini, con molta probabilità, non ha ancora deciso di interpretare: le consigliamo di non titubare ancora, però, perché oggi, è già domani!

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Foto di Luigi Scardigli.
[Sabato 25 gennaio 2014 | 12:33 - © Quarrata/news]

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