di LUIGI SCARDIGLI
Marilena Gueli ci parla della danza del
ventre – Un esercizio spirituale che offre alla donna la piena coscienza
del proprio corpo e della propria bellezza
AGLIANA. Ha grandi occhi neri. È bella, un naso austero, coraggioso,
che non consente titubanze. Non ha bisogno di orpelli: per lei parlano il suo
sguardo, le sue mani, la sua deambulazione, decisa, ma lieve. E dopo essersi
diplomata, nel 1999, al Datini
di Prato, ha fatto per dieci anni la ragioniera. Poi, però, una sera, in una
discoteca, ballando latino-americano, Adriano Gherardini, un amico fedele,
rimasto tale, le disse che l’avrebbe vista benissimo cimentarsi con la danza
del ventre. Più che un suggerimento, quello, fu una premonizione e da allora, Marilena
Gueli, non fa praticamente altro. Sì, certo, è moglie di Gianluca e madre di
Jacopo, ma il suo lavoro non sono più numeri e libri contabili: insegna danza,
danza del ventre.
«Non è stato un sogno coltivato da bambina – racconta Marina
Gueli, incontrata nella serata di ieri presso la palestra Danza Armonie, a Chiazzano, lungo la via vecchia Pratese, poco
prima dell’inizio della lezione –, ma un amore sbocciato all’improvviso. Certo,
ballare mi è sempre piaciuto, ma la cura del dettaglio, del ventre, nello
specifico, è esplosa più tardi».
Oltre che a Chiazzano, Marilena
impartisce lezioni di danza del ventre anche nelle scuole di Calenzano,
Barberino del Mugello (Club ‘85) e
Firenze (Istituto Wushu).
«La musica non ha alcun bisogno di altri aggettivi,
soprattutto quelli suggeriti dalle mie emozioni – aggiunge –. Ma la musica
orientale, la musica araba, quella con la quale mi misuro per la danza del
ventre, è veramente speciale: è un esercizio spirituale che offre alla donna la
piena consapevolezza del proprio corpo e della propria bellezza. Per gli
spettatori, la danza del ventre è spesso sinonimo di sensualità, erotismo: per
chi la esercita è un’immersione totale nella propria anima, è un perfetto
equilibrio tra le aspirazioni morali e quello che il corpo può lasciare
immaginare. La risposta a quello che sostengo me la danno, sistematicamente e
puntualmente, gli uomini della mia vita, mio marito e nostro figlio: Gianluca
apprezza, ma si lascia ingelosire un po’; Jacopo si diverte come un matto».
La passione e la predisposizione non
sarebbero bastate, da sole.
Occorreva aggiungere e dare a queste
caratteristiche, naturali, ordine, sistema e raziocinio, nonché rigore.
«La mia prima insegnante è stata un’argentina, Ivana
Caffaratti – ricorda e racconta sorridendo Marilena –. È stata lei ad aprirmi
questo mondo, che è diventato il mio mondo. Poi ce ne sono state tante altre,
intervallate da stage, corsi, partecipazioni, in Italia e all’estero: ora
eccomi qua, con un bel bagaglio alle spalle, conservato con ordine nella borsa
che mi porto sempre dietro, e una serie infinita di orizzonti».
Fino al 31 dicembre scorso, Marilena
Gueli è stata anche la factotum dell’Associazione Manipura, un’esperienza bellissima che non ha saputo reggere l’urto
delle spese fiscali e ha dovuto chiudere i battenti.
«Sono ancora rammaricata – e per la prima volta, quel sorriso
che Marilena ha stampato sulle labbra, sparisce. Per questo mi sono dovuta rassegnare
e capendo l’antifona, col tempo, mi sono preventivamente ingegnata in altro.
Sono anche un’operatrice olistica, attività questa che con la danza del ventre,
apparentemente, può anche non avere alcuna relazione. Ma è un altro aspetto
della mia vita, un’altra angolazione della mia esistenza, un’altra opportunità
per come riuscire a conoscermi meglio e con maggior profondità. Certo, è Jacopo
la persona e l’esperienza che mi hanno squarciato la vita, che mi hanno fatto
scoprire il mistero. Ho forse detto una banalità, ora, tanto vera quanto
scontata, che qualsiasi altra mamma, al mio posto, potrebbe rivendicare e
sottoscrivere. Anche quelle mamme che non fanno la danza del ventre; anche
quelle che non sanno ballare. Perché riuscire a fare bene le mamma, è la cosa
più bella e difficile che ci sia…».
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[Mercoledì 22 gennaio 2014 | 16:34 - © Quarrata/news]
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