di EDOARDO BIANCHINI
La controversa storia degli sfalci del
2013 – Come si creano aspettative che si traducono in danno per chi ha bisogno
di lavorare per vivere – Uno spaccato di meccanismi anomali in senso al Comune di
Pistoia?
PISTOIA. È una storia, questa, di ordinaria burocrazia. E una narrazione
circostanziata che mette a nudo violazioni di norme e abusi figli di uno
strapotere di dirigenti e funzionari che scoprono il nervo della fragilità del
nostro sistema per niente democratico, per niente trasparente e per niente
controllato da chi, per quel controllo, riscuote lauti stipendi anche in tempi
di magra come questi.
La storia è semplice. C’è una
cooperativa, a Pistoia, che ha sempre effettuato gli sfalci dell’erba su verde
pubblico: e per affidamento diretto. Una cooperativa sociale, con quasi 30
operai che traggono, dalla sua attività, i mezzi minimi per vivere e per
sbarcare il lunario con le famiglie.
Il Comune di Pistoia, grazie a Dirigenti
con fin troppo potere (lo sapete cosa pensiamo della Bassanini e dei suoi
effetti), ha sempre affidato i lavori di sfalcio e potatura a questa
cooperativa, ma – come vedrete leggendo il documento che pubblichiamo –
saltando a piè pari le procedure di legge: lo ha fatto con affidamenti diretti.
Eppure, anche se è sempre stato così,
improvvisamente il vento smette di tirare dalla solita parte. Forse perché
arriva Bertinelli sulla sedia di primo cittadino, o forse perché, al suo
arrivo, è scoppiato il caso degli Untouchables, ai vertici della
cooperativa – che all’inizio della primavera ha iniziato gli sfalci pur senza
ordini precisi di nessuno, per evitare che Pistoia venisse invasa dall’erba di
savana – viene detto che le cose non andranno più come prima: e invece di un
grazie, nemmeno una parola; anzi, un sonoro rimprovero. E tuttavia qualcuno rassicura:
«Ad ogni modo, vedremo che tutto torni ad essere come prima». E come?
Attenzione: a questo punto la
cooperativa di cui stiamo parlando ha già rasato 150mila metri quadri dei 400mila
della città: ha ripulito Bottegone, il giardino Pertini, via Annona, Candeglia
e varie scuole pubbliche.
Nonostante tutto, e mentre dal Comune qualcuno fa credere alla gente della
cooperativa che tutto riprenderà come al solito (ad affidamento diretto), le
cose non vanno così.
La cooperativa partecipa a una gara ad
offerta e, in base al prezzo pattuito a metroquadro, esegue lavori per 63mila
euro: finché, di colpo, il treno deve fermarsi.
La cooperativa viene chiamata e le
viene detto che le saranno liquidati e pagati i lavori, ma solo per 50mila
euro: 13mila euro in meno. Ma non si preoccupi – aggiungono – perché la compensazione
dei 13mila euro in meno, ci sarà con i tagli successivi.
Tutto questo sulla parola, tutto di
sottobanco, tutto non scritto – da quanto si capisce – e, soprattutto, tutto
violando le regole del gioco. Non vi pare? Di solito un’amministrazione
pubblica non dovrebbe funzionare così.
Di fatto, il Dirigente incaricato del
servizio, al rientro dalla malattia, tira un bel crocione sopra i 13mila euro
non pagati alla cooperativa. La pratica viene passata ad altro Dirigente che
non risolve niente. La cooperativa si rivolge a Tuci, Assessore ai lavori
pubblici, che però non vuole saperne: e il tutto finisce nella lettera
indirizzata al Sindaco Bertinelli, che potete leggere per intero qui a fianco.
Ecco: ora c’è da chiedersi se sia possibile
che un’amministrazione pubblica possa operare in questo modo – e questo non è
che uno dei mille simili che ogni giorno vengono a galla come dei cadaveri dalla
palude del pubblico.
C’è da chiedersi se per i cittadini – angariati, oppressi, perseguitati dalla fiscalità e dal
fiscalismo della pubblica amministrazione – sia
accettabile che la macchina funzioni in questi termini e finisca per creare
danni e malestri di ogni sorta.
C’è da chiedersi di dare una
definizione dello stile di questi sistemi operativi che albergano nelle nostre case
comunali: affidamenti diretti e pasticciacci che abbiamo già visto anche
nella storia degli Untouchables e che finiscono, dopo avere creato
aspettative vitali, con il danneggiare ingiustamente lavoratori e famiglie
sempre più senza fiato dinanzi alle pretese delle amministrazioni che strangolano
tutti con prelievi che fra poco non saranno nemmen più pensabili, data la
povertà e la miseria che avanzano da ogni parte e per tutti – e anche grazie a
tanta buona amministrazione democratica.
Detto questo e letta la lettera che
sembra sufficientemente chiara e dimostrativa di una certa preoccupante
situazione, dovremo aspettarci ancora bassi profili da parte dei custodi
dell’ordine e della legalità?
Se tutto ciò che leggiamo nel documento
pubblicato qui a fianco, è vero e non è, al contrario, il primo passo di una
calunnia, sbagliamo, forse, a concludere che i metodi di palazzo (affidamenti
diretti e chiacchiere di sottobanco: mormorate, sussurrate, sottaciute e sottintese)
non sono altrimenti definibili se non con il termine di mafiosi?
Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
[Sabato 25 gennaio 2014 | 18:41 - © Quarrata/news]
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