mercoledì 8 gennaio 2014

LIBERI TUTTI. LE PRIMARIE COME TEMA POLITICO


di Massimo Baldi [*]

Questa breve riflessione prende le mosse da due documenti:
1. una lettera che alcuni militanti del Partito Democratico della mia provincia (Pistoia) hanno inviato nei giorni scorsi al segretario Marco Niccolai e, per conoscenza, a tutti i membri dell’esecutivo, tra cui il sottoscritto;
2. un’intervista rilasciata da Romano Prodi al «Messaggero» lo scorso 9 dicembre, all’indomani del congresso in cui Matteo Renzi è stato eletto segretario nazionale del Partito Democratico.
Partiamo dalla lettera. In breve (il testo integrale si trova qui), i mittenti chiedevano alla segreteria provinciale del partito una «piena rassicurazione circa lo svolgimento delle primarie» all’interno dei territori comunali interessati dal voto amministrativo della primavera prossima.
Vi si leggeva inoltre che «le primarie sono uno strumento di democrazia e di partecipazione ormai irrinunciabile mediante il quale ai nostri elettori viene riconosciuto il diritto di scegliere il candidato e il programma migliori per opporsi alle altre forze politiche e vincere le elezioni». La risposta del segretario non si è fatta attendere (il testo integrale è qui). Niccolai ribadisce che le primarie si svolgeranno e che la segreteria riconosce il loro primato statutario come metodo di selezione delle cariche monocratiche. È inoltre suo auspicio che le primarie – sul cui svolgimento anche all’interno della segreteria non è mai stato posto, mi fa piacere confermarlo, alcun dubbio – siano precedute, arricchite e seguite da un serio e costruttivo dibattito politico. Che non si riducano, cioè, a un metodo di selezione di una persona, ma che siano un vero, leale e audace confronto di idee e di programmi. Dunque il segretario dice sì alle primarie e sì alla loro vitalità. E questo, oltre a farmi piacere, mi invita ad un approfondimento sulle primarie non come tematica marginale, oggetto di uno sterile ‘dibattito sulle regole’, ma come questione politica di primo rango.
Le elezioni primarie si svolgono per la prima volta nel 1847 in Pennsylvania, si diffondono negli USA meridionali dopo la Guerra di Secessione e finiscono con l’affermarsi tra la fine dell’800 e gli inizi del 900 in tutto il territorio americano. Il fenomeno, che rappresenta un fatto politico di grande importanza, trova la propria origine nella crisi dei partiti e nella necessità di pensare e organizzare un sistema di partecipazione democratica che, pur avendo ancora nel partito la propria piattaforma ‘naturale’, non affidi le scelte decisive su chi dovrà guidare il/i paese/territori a una classe politica numericamente esigua e scarsamente rappresentativa delle esigenze dei cittadini. Ed è proprio quanto dice Prodi nell’intervista che menzionavo: «le primarie sono nate in America quando i partiti come strutture stabili si sono indeboliti e sono diventati sempre più una macchina per indicare quelli che avrebbero dovuto ricoprire incarichi politici. Insomma un elemento di democratizzazione del sistema politico». E poche righe più in alto, alla domanda del giornalista sul valore delle primarie, Prodi risponde: «è stata una intuizione che abbiamo proposto quando abbiamo visto che era diventato chiarissimo che i partiti non erano più un punto di riferimento» (l’intervista integrale si trova qui).
Come risposta alla crisi rappresentativa dei partiti, le primarie incarnano dunque un’esigenza politica che non può essere ridotta a mera questione di strumenti e di metodi. Con l’affermarsi delle primarie si afferma anche un primato del pensiero democratico – della democrazia stessa! – su ogni forma di investitura e di delega a cui esso si è tradizionalmente affidato. E si afferma l’idea che, se è vero che i partiti rappresentano sinora l’unica forma di associazione capace di farsi protagonista di una scena democratica, è ancora più vero che tanto le norme e la coerenza interna quanto le vicende storiche che riguardano la vita dei partiti non possono in alcun modo rappresentare un limite o una barriera per la piena espressione della volontà e dei desideri politici del popolo (del demos) cui è assegnato il potere (il kratos).
Dire di sì alle primarie non significa dunque, per il Partito Democratico, dire di sì a un attrezzo tra i tanti. Significa stabilire – o ristabilire – un giusto ordine democratico tra volontà popolare e rappresentanza politica in una fase in cui – realisticamente – uomini lucidi e generosi (come Romano Prodi) hanno rilevato che quell’ordine non poteva essere rispettato se si lasciava ai soli organi di partito l’onere e il diritto della scelta su chi ci deve governare. L’idea di base che si afferma con le primarie è quella per cui aprirsi alla volontà democratica di chi, pur non partecipando direttamente alla vita di partito, è parte di quella moltitudine di cittadini che in quel partito fa o potrebbe fare affidamento, rappresenta per la classe politica presente e futura un motivo di arricchimento, di messa in discussione e, in caso di vittoria, di piena legittimazione (per questo il prossimo passo che il Partito Democratico dovrà compiere, ineluttabilmente, sarà quello di selezionare con questo spirito di apertura e di fiducia anche i gruppi dirigenti territoriali).
Dire di sì – sempre e comunque! – alle primarie, come faremo nella nostra provincia tra poche settimane, non è una mera questione di opportunità – nemmeno dell’opportunità di una nuova classe politica di sostituire quella tradizionale. Dire di sì – sempre e comunque! – alle primarie significa mettere insieme nel migliore dei modi il più antico pensiero democratico e le più attuali esigenze del nostro paese, dei nostri territori, dei nostri cittadini. Significa rispondere alla paura di chi vuole conservare con il coraggio di chi vuole rinnovare, alla superbia di chi si crede potente in ogni luogo e in ogni tempo – come Berlusconi – con l’umiltà di chi accetta di essere giudicato e messo in discussione in ogni momento. Significa dire al nostro elettorato e ai nostri cittadini: prima di tutto i vostri bisogni, la vostra intelligenza, i vostri desideri, poi il resto.
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[Mercoledì 8 gennaio 2014 | 07:34 - © Quarrata/news]

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