di Luigi Scardigli
È vero, la tradizione di Lucca Comics and games, che chiude oggi i battenti di questa frequentatissima edizione (la prima è del 1966; sfiorate, in questa, le 150mila presenze), è ancor più antica degli oltre trent’anni vantati dal Festival Blues di Pistoia. Ma è il rapporto tra i visitatori, molto comics e decisamente poco lucchesi, e la città tutta, nobile, elegante, signorile, anche un po’ snob, e da sempre, ad avermi benevolmente impressionato.
Pensando alla mia, naturalmente, Pistoia, architettonicamente e urbanisticamente meno fortunata della cugina arancione, in modo sin troppo evidente, più fornaia e ortovivaista, meno elegante e più caciarona, ma in modo non così drastico da giustificare uno stridore tra il nostro misoneismo xenofobo e la loro soffice e divertita accoglienza.
Perché la dovreste vedere Lucca e le sue piazze, silenti, a volte addirittura bacchettone; i bar del centro abitualmente occupati da signori in giacca e cravatta, le chiese destinate al culto e al turismo, le piazze di foto da poster e concerti del Summer, trasformate completamente per l’occasione, conservando però tutto il proprio fascino.
Lucca Comics è il carrozzone del fumetto, dove i giovanissimi divoratori di giornaletti si immedesimano così tanto nei loro eroi immortali da sentire il bisogno di travestirsi con i loro inusuali abiti: tute spaziali, mitra stellari, ciabatte in legno incalzabili, ma anche ombelichi scoperti, sfidando comunque una stagione che, seppur clemente, non è certo estiva.
Quando ha iniziato ad esistere Lucca Comics, 45 anni or sono, la manifestazione del fumetto più importante d’Italia si concentrava all’interno del Palazzetto dello Sport, fuori le mura; dieci anni dopo, nel 1976, la rassegna è passata in piazza Grande e poi, con il tempo, e una crescita demografica di visitatori geometrica, la città ha capito che era giusto, doveroso e, perché no, conveniente, sfruttare al meglio la situazione: spargere a macchia di leopardo gli stand, coinvolgere direttamente ogni struttura cittadina e, conseguentemente, alterare i prezzi; di vivande, bevande e souvenir, ad esempio, ma calmierandoli verso il basso, in modo che le famiglie, che arrivano da ogni dove, potessero comprare qualcosa da riportare a casa, oltre che i ricordi e le emozioni, che non hanno prezzo.
Qualcosa, anche a Lucca, a Lucca Comics, nello specifico, non funzionerà al meglio, ne sono certo. Colpisce però l’allegria generale, l’ottima e buona disposizione delle centinaia di addetti ai lavori sparsi per la città, le forze dell’ordine e del traffico pronte a fondersi e confondersi con il popolo dei fumetti.
Sì, è vero, i lucchesi ad origine controllata, i vecchi ormai prossimi all’ultimo tramonto, di questa babele, seppur allegra e ordinata, ne farebbero volentieri a meno, siamo pronti a scommettere.
Ma è il resto della città, che immagina di vivere altre stagioni ancora all’interno delle proprie mura, che è evidentemente riuscito a spiegare e a far capire, a tutti, chissà poi quanto machiavellicamente, che nella città del sole, e del fumetto, c’è davvero posto per tutti.
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[Martedì 1 novembre 2011– © Quarrata/news 2011]
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