di LUIGI SCARDIGLI
PRATO. Lasciali pure chiusi gli occhi, Riccardo (Onori), non serve
che tu li apra: conoscete perfettamente, tu e la tua chitarra, la strada che resta
da fare e riuscite a descrivere meravigliosamente quella che hai fatto fino ad
ora. Continua a indossare ancora basco e camicia intonati, Franco
(Santarnecchi): a un certo momento, quando il suond che produci con il tuo
organo Hammond supera la tua sopportazione emotiva e le cellule linfatiche
iniziano a difendersi, dovrai per forza di cose toglierli, entrambi; e tu, Cris
(Pacini), prova a dimenticarti e dimenticare tutto quello che è successo fino
ad un attimo fa e regalaci solo e soltanto i brividi che escono non tanto dal
sudore con il quale tergi la sahariana, ma dalle conche del tuo sax e del tuo
clarino.
È vero,
ieri sera, al Wallace di piazza
Mercatale, a Prato, con questi tre fuoriclasse, c’erano anche Carmine Bloisi
alla batteria e Marco Luotto Polidori
al basso, che si sono potuti fregiare di aver sopportato e supportato, per
circa due ore, tre talenti di rara ed indubbia bellezza, assecondando ogni loro
ripetuta e non certo preventivata stravaganza poetica, accidenti musicali che
sono serviti a trasformare il concerto in un evento.
Anche la
folla dei bikeristi che riempiva il piazzale, abituati, forse, ad un genere
musicale più aggressivo, hanno dimenticato, per un po’, i tatuaggi tribali con
i quali si sono decorati i corpi per lasciarsi dipingere – ma se ne andranno,
purtroppo, statene certi – gli angoli cromatici del jazid, quello messo in
scaletta dal quintetto.
Dagli
Steps Ahead agli Yellow Yackets, da Lee Ritenour agli Special Efx, fino ad
arrivare a Birdland, versione
acustica, targata con il nome dei loro scrittori, i Water Report e non quella
vocalizzata dai Manhattan Transfer, con la chitarra di Riccardo Onori a
sostituire gli armonici di Jaco Pastorius.
Non ho
molto altro da dirvi di una serata semplicemente memorabile come quella alla
quale ho avuto il piacere, l’onore e la ferma volontà di assistere ieri sera;
del mio stesso avviso e con le mie solite esigenze, del resto, c’era anche un
mare di altri spettatori, mossi, probabilmente, da input diversi: molti
musicisti a prendere appunti, come Michele Beneforti, accompagnato dall’insostituibile
autista che gli consente di bere anche il secondo boccale di birra, suo padre;
il Pagno, che ha imboccato la sua
seconda stagione musicale; Leonardo Ricotti, sullo stesso palco la sera
precedente e ieri confuso tra la folla e accompagnato dalla moglie e dalla
piccolissima erede; Pee Wee Durante, un hammondista con i fiocchi che ha nella
sua umiltà la dote artistica più grande e tanti altri strumentisti che non ho
avuto il piacere di incrociare con lo sguardo.
I titolari della trattoria Lapo, sempre in piazza Mercatale, ieri, per la festa dei lavoratori, hanno preferito lasciare giù le serrande. E molta altra gente, con un pizzico d’invidia di chi è consapevole che non potrà
mai arrivare a toccare, con mano, spiritualità così estreme, ma con tanta
gratitudine le ha potute osservare dipingere da compagni di strada che hanno il
dono, frutto di studi e rinunce, della musica.
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Foto di Luigi Scardigli.
[Giovedì 2 maggio 2013 | 08:46 - © Quarrata/news]
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