domenica 4 marzo 2012

MAZZOTTA & AIAS/APR. I MISTERI DELLA PISTOIA DEI SILENZI


PISTOIA. Attenta e acuta come sempre, Cristina Privitera scrive stamattina nel suo Buongiorno Pistoia:

È rimasto lì, seduto a Palazzo di Giano ad alzare la mano per due anni e nessuno ha avuto da eccepire. È l’incredibile storia di Pietro Mazzotta, consigliere comunale di Sinistra indipendente. Sì, in effetti, quando fu arrestato per l’affaire dei falsi permessi di soggiorno ai cinesi, fu sospeso.
Ma poi tornò nell’assemblea a rappresentare i cittadini: né lui, né tutto il resto della maggioranza di centrosinistra, né i membri dell’opposizione hanno avuto niente da ridire. Nel frattempo Mazzotta è stato condannato in primo grado e in appello (tre anni e quattro mesi di pena). C’è voluto – a tre mesi dalla sentenza in appello, in zona Cesarini di legislatura, quando ormai da votare di importante è rimasto poco o niente – l’intervento del prefetto per dare la sveglia a tutti: Mazzotta, per legge, in consiglio non ci poteva più stare. Ma a fare un po’ di baccano ha contribuito certo l’intervento di Alessio Bartolomei di Fli, se no forse Mazzotta sarebbe rimasto lì fino alla scadenza del mandato.
Nessuno si era posto il problema? Che so, l’ufficio legale del Comune. Nessuna coscienza degli amministratori in carica aveva avuto un sussulto di etica politica? La civile Pistoia, che vanta lo Statuto comunale più antico d’Italia, trova normale essere rappresentata da chi è stato condannato? Come si fa a non avere il dubbio che la maggioranza volesse evitare la sostituzione di Mazzotta con la prima dei non eletti, Elisabetta Querci di Sel che sta all’opposizione. A pensar male si fa peccato, ma qualche volte ci si indovina.
Ma in provincia Pistoia il caso Mazzotta non è unico. A Pescia, è rimasto sereno sulla sua sedia di consigliere (stavolta Pdl) Paolo Checchi, anche lui recentemente condannato in primo grado.
Se questo è il nuovo che avanza in politica, quello che tanti sbandierano, non ci piace per niente.

La collega ha, ovviamente, più che ragione.
Solo che Pistoia è la città che è ed ha gli amministratori – e non solo – che ha.
È un destino quello di non potersi cambiare i connotati: di non poter scegliere i genitori, gli amici, i conoscenti, o i propri tutori e custodi, perché ci vengono propinati a forza nel piatto e come tali restano ab aeterno in aeternum.
Qui, a propinarceli, è un eterno P(artito) D(ominante) che altro non fa che scegliere se stesso e i replicanti di se stesso, tanto per dare continuità alla tradizione democratica e legalitaria di ispirazione berlingueriana da Questione morale.
Pensate, per esempio, al Sindaco designato Bertinelli, che, sui brogli del seggio 11 di Ponte alle Tavole, ha fatto il suo bivacco nella cena (poi definita “delle beffe”) celebrata proprio lì per festeggiare la valanga di voti che lo hanno unto successore di Pietro-Berti.
Ma pensate anche, per esempio, a un Berti che firma l’accreditamento di Bardelli Luigi Egidio presso la Regione Toscana della trasparenza e della legalità (e rileggetevi i 300 milioni di euro della sanità di Massa), al posto del Dirigente del Comune a cui competeva la firma (mi sembra, se non vado errato, di averlo scritto io stesso e poi letto anche sulle cronache cittadine). Infine pensate a Scarafuggi che versa i nostri quattrini (6,5 milioni di euro) nelle casse dell’Apr/Bardelli di via San Biagio 102, accreditata – se sono veri gli addebiti e i rilievi mossi a Berti – con una firma fatta ma in ipotesi di abuso di ufficio.
A me – scusatemi – ma mi si piglia male.
A me a cui si chiede di essere un cittadino modello; a me a cui si muovono rilievi di correttezza e di legalità nel mestiere che fo; a me a cui si imputa di avere offeso qualcuno o qualcosa solo, magari, per avere fatto una battuta in più in un pezzo scritto e in termini di pura satira politica; a me che non ho mai fatto il no-Tav andando a insultare le forze dell’ordine o salendo su un traliccio dell’alta tensione con tutti i casini del dopo; a me che non ho mai sparato contro la polizia e che (forse per questo) non sono mai stato fatto dirigente della segreteria del Sindaco di Milano; a me a cui vengono inflitte mille punizioni trasversali (muri e muri di gomma e di silenzi) se cerco di fare vedere, a chi di dovere, che una firma autenticata da un avvocato non è affatto di chi l’avvocato afferma che sia quella firma (e che, in altri termini, quella firma è falsa e strafalsa); a me che vengo tenuto per 20 anni sulla corda di processi che non finiscono mai e che, alla fine, per disperazione e dolore, perdo il mio metabolismo, mi ammalo di diabete e, con esso, subisco un infarto e un arresto cardiaco con annessi e connessi; a me che mi scandalizzo quando vedo che un cittadino, che dimostra documentalmente che una testimonianza resa a un giudice è falsa, si sente dire, da un Pm, che l’esposto che ha presentato è un esposto confuso e che perciò andrà all’archivio, cioè nel cestino della carta straccia; a me che…
Mi si piglia male e non so che santo ringraziare in questa Pistoia – direbbe Montale – nutrita di stanchezze e di silenzi, in cui nessuno vuole vedere nulla; in cui tutti vogliono fare finta di nulla.
E allora ha ragione, credo, quel rompiscatole di Giampaolo Pagliai, che mi canta Bandiera rossa sulla segreteria del cellulare e che, proprio ieri, mi diceva che, dopo l’insediamento della nuova amministrazione, chiederà che il Comune assuma diversi lettori di giornale per il Sindaco, la Giunta e il Consiglio, perché così non gli abbiano a sfuggire fatti come quelli di Mazzotta – o della diatriba Apr-Bardelli/Aias-Principato, aggiungo io.
Ma dato che ci siamo – dico io –, assumiamone, di lettori, una dozzina in più per tenere informati anche altri uffici di Pistoia che avrebbero il compito di vigilare e sorvegliare sulla corretta applicazione delle leggi e sull’andamento legalitario di tutto l’ambaradàn.
Assumiamoli, sì. Perché, in tanto silenzio, quegli uffici non rischino di dormire un sonno infinito.
e.b. blogger
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[Domenica 4 marzo 2012 – © Quarrata/news 2011]

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