domenica 25 marzo 2012

LETTERA APERTA ALL’EX-SINDACO COMUNISTA DI PISTOIA SCRITTA DAL SUO EX-VICESINDACO SOCIALISTA


Mio caro Renzo, Vincenzo Nardi comincerebbe così se ti scrivesse lui. Però, va bene, va bene così anche per me. Grazie per l’enorme importante lavoro che hai pubblicato, scrivendo le Memorie di un sindaco.
Ieri ti ho ammirato ed applaudito, mi permetterai però, ancora una volta, di essere ‘ruvido’ con te, anche se lo farò con l’affetto e la stima che meriti. Perché per me tu sei stato il quarto miglior sindaco di Pistoia, dopo Giuseppe Gentile, Francesco Toni e Corrado Gelli, mentre dopo di te, per meriti, penso a Luciano Pallini; sugli altri preferisco non pronunciarmi.

Nella Sala Maggiore ieri ho rivisto il film della mia vita, ho provato emozioni forti e contrastanti, ho sentito gli spari e le grida di quando fu ucciso Ugo Schiano: io bambinello mi trovavo in Sala Maggiore; ho rivisto mio padre e Giuseppe Gentile commossi, quando fu acclamato a Pistoia il Presidente della Repubblica Giovanni Gronchi; ho rivisto Sandro Pertini in mezzo a te e a me, quando inaugurammo il museo civico; ho rivisto Agenore Fabbri e le sue sculture nel Palazzo di Giano disastrato; ho rivisto Marino Marini e la sua ‘Marina’; ho rivisto l’imperatore del Giappone e la sua ‘signora’ che suonava il pianoforte; ho rivisto Nilde Iotti presidente della camera, ho rivisto lo sgomento di Giovanni Michelucci per la scuola Roncalli; ho rivisto il funerale di Francesco Toni; ho rivisto la visita di Bettino Craxi, fra me e il sindaco Chiti.
Ma dopo, purtroppo, la mia impressione è stata quella di vedere di nuovo la scena di quando ti eri dimesso da pochi giorni dalla carica di sindaco, consegnando a me, vicesindaco, la lettera di dimissioni. Proprio allora nella Sala Maggiore fu girato il film Amici miei. La scena era uguale: autorità, eccellenze, eminenze, fedeli e fedelissimi, amici ed estimatori. Caro Renzo, sàppi che il camerino di Ugo Tognazzi era proprio nel tuo ufficio di sindaco; io lo permisi ad una sola condizione: non avrei neanche per un minuto lasciato la stanza incustodita in mano a quei quattro buontemponi. E così fu.
Sei sempre stato bravo, sia come assessore, sia come sindaco, sia come vicepresidente della ‘Usl’ e sia come consulente in molteplici attività private.
La mia impressione, però, è che nel presentare il libro tu abbia fatto una grande commemorazione del ‘compromesso storico’ che mai fu e che ora è rappresentato da quel mostriciattolo che è il Pd, che sta tirando le cuoia nel modo peggiore.
Dal 64 all’82, l’unico periodo vero del riformismo attuato in Italia (Regioni, Riforma Sanitaria, Scuola, Riforma Agraria, Programmazione, Nazionalizzazione Enel, Diritti Civili, Statuto dei Lavoratori), voi comunisti ci chiamavate social-traditori: vi perdoniamo; anche se arrivaste al punto di fare ostruzionismo e di astenervi sullo Statuto dei Lavoratori voluto dal martire socialista Giacomo Brodolini. Vedi, Renzo, recentemente mi hai detto: «Quando rifarete un vero partito socialista, ci sarò anche io».
Apprezzo questo desiderio, ma tu, onestamente, non hai dato segno di avere le caratteristiche del socialista, infatti anche ieri, quando hai parlato dei tuoi rapporti con i socialisti, io no ho capito niente e se non ho capito io… figurati gli altri. Non te ne avere a male, ma tu sei stato e sari “uomo da compromesso storico”.
Quando ci conoscemmo nel 1958, tu eri diventato comunista da qualche anno, mentre io ero socialista da due anni. Poi sei rimasto iscritto al Pci fino al 1982, dissentendo, ma sopportando tanti crimini dei comunisti sovietici, benedetti dai comunisti italiani e non solo dal ‘migliore’, ma anche (nel 1956) dal ‘migliore dei miglioristi’, Napolitano. E meno male che ora abbiamo un presidente migliorista e meraviglioso.
Successivamente al 1982, se non sbaglio, tu ‘rientrasti in santo’, cioè nel Pds; poi ti ricorderai meglio di me, da quali partiti e movimenti hai cercato di sostenere la democrazia, la qualità e l’onestà: purtroppo con scarsi successi.
Ora, nel tuo libro, ti fai vanto di non avere stretto la mano a Bettino Craxi quando venne a Pistoia. Se ne eri convinto, hai fatto bene: del resto lui “era socialista e ladro”, lui “non poteva non sapere”.
Ma, caro Renzo, “quante mani di ladri, di colpevoli o complici di assassini, in tutto il mondo, hai stretto tu”? Fa’ uno sforzo: ce la farai a ricordare; del resto, se hai impiegato una trentina d’anni per capire le colpe e la vera indole del comunismi, ti auguro di viverne altri 30, così potrai capire le ragioni del socialismo.
Con simpatia, perché noi siamo sempre stati amici e mai compagni. A differenza di quanto ti disse Sandro Pertini, infatti, tu sei stato per Togliatti, Longo, Natta, Berlinguer, Occhetto e D’Alema. Io invece sono stato per Pertini, Nenni, Mancini, De Martino e Craxi: la storia dirà..
Ti saluto con affetto,
Giampaolo Pagliai
tuo vicesindaco

P.S. – Scusami, ma un po’ comunista sei rimasto. Nel cartoncino di invito alla presentazione del tuo libro era previsto anche il dibattito, ma nessuno ha potuto parlare.

Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
[Domenica 25 marzo 2012 – © Quarrata/news 2012]

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