mercoledì 21 marzo 2012

MONICA GUERRITORE E ORIANA FALLACI. «MI CHIEDETE DI PARLARE»


di Luigi Scardigli

Cos’hanno, in comune, Monica Guerritore e Oriana Fallaci? Il fascino, ricordando entrambe, nei loro panni migliori e un talento innato, ma coltivato, migliorato, esploso.
Sarà per questa serie di assonanze, più o meno poetiche, intellettuali, morali e umorali, forse, che la bellissima 54enne attrice romana si sta misurando, con successo, da oltre un anno, in questa intervista impossibile che ha deciso di fare e mettere in scena ad un’altra controversa indimenticabile della scena italiana, la giornalista Oriana Fallaci.

Quel che ne è scaturito si chiama Mi chiedete di parlare, lo spettacolo che il prossimo fine settimana chiuderà la stagione di prosa del teatro Manzoni, di e con Monica Guerritore, appunto e con la segretaria Lucilla Minnino, che daranno vita a questa intensa opera, figlia di una meticolosa e tassonomica ricerca biografica operata da Emilia Costantini (che sarà anche la voce fuori campo di una giornalista) e grazie alla collaborazione video e alla regìa di Enrico Zaccheo, a sua volta coadiuvato da Pietro Sperduti, alle luci e alla costumista Graziella Pera, che ha dovuto comunque fare i conti con l’onniscienza della Guerritore.
La stessa Monica Guerritore ha redatto una breve summa della sua scelta, un estratto idealtipico di quello che ha portato brillantemente in scena e che fa parte del materiale fornitomi dal teatro pistoiese sotto forma di comunicato stampa.
Certo, in comune, Monica e Oriana, hanno anche una malattia che l’attrice ha avuto la fortuna di sconfiggere e che invece costò la vita, alla giornalista, oltre un lustro fa, all’età di 77 anni.
Ma non solo, naturalmente, perché Oriana Fallaci non può certo venir ricordata semplicemente come una giornalista, seppur la prima donna su un fronte di guerra; né come scrittrice, anche se con i suoi dodici manoscritti, nel mondo, l’avvenente reporter ha venduto cosa come venti milioni di copie. Ma non solo.
Tra le due primedonne, infatti, c’è anche, se possibile, un filo comune e conduttore che le avvicina straordinariamente e che potrebbe avvicinare a loro anche uno stuolo innumerevole di altre donne, casomai seconde, terze, anziché prime, ma anche ultime, perché no, in virtù di quella cosa meravigliosa e complicatissima che si chiama amore e che per resistere deve fare quotidianamente i conti con tutto quello che gli gira intorno e che sovente ha il potere di allontanare, dividere, far dimenticare e dunque, spesso, far cadere nell’oblìo, per poi venir resuscitato e riadattato, proprio come un vecchio swing, riproposto al grande pubblico con piccoli, impercettibili accorgimenti che ne (ri)decretano un altro memorabile successo.

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[Mercoledì 21 marzo 2012 - © Quarrata/news 2012]

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