mercoledì 12 giugno 2013

LE RANE DI SAN BARTOLOMEO



Alcune riflessioni documentate sulla falda poco più che superficiale dell’area

PISTOIA. Un lettore ci scrive:

Gentile blogger,
le chiederei vivamente di poter condividere sul suo blog, che in tanti leggiamo con attenzione, questo eloquente e sonoro video sulle acque copiose che scorrono nel sottosuolo dell’area di San Bartolomeo, non a caso detto in Pantano. Sempre non per caso è documentato, a partire dal 500 e nell’area in questione, il toponimo di “canto delle rane”, un nome simpatico che fa volare il pensiero alle giovani rane formatesi in tarda primavera o a inizio estate nell’acquitrino sul retro della chiesa e a fianco del complesso monumentale. Come oggi noi del quartiere ci fermiamo a formare capannelli e lunghe chiacchierate,così è facile immaginare il raduno di questi piccoli anfibi ai crocicchi delle strade di allora…

Il mio caro amico e dirimpettaio Fabrizio Cellesi si è divertito a rimaneggiare la piantina della città antica da cui ben si può evincere come nell’orto di San Bartolomeo si riunivano le gore citadine che rifornivano d’acqua i diversi utilizzatori urbani. Di lì si andavano a gettare nella Brana e ancora oggi, nel sottosuolo, ad appena due metri, le acque scroscianti corrono a gettarsi, come si sente e si vede nel video, nel torrente poco più a valle.
La falda freatica è sempre carica e in movimento infatti, in san Marco: chi ha il giardino riesce a irrigarlo con una semplice pompa sommersa tutto l’anno e nei mesi piovosi le cantine di molti sfortunati si allagano costringendo i proprietari a ricorrere ai più disparati artifici per far defluire le infiltrazioni.
Le manderò la foto della mia cantina, appena l’avrò risistemata dai piccoli danni delle piogge cadute negli ultimi mesi con un’ irruenza fuori dal comune.
Pensare ad un parcheggio o ad una qualsiasi altra opera sotterranea, che farebbe da tappo al deflusso sotterraneo, come ricordato dai geologi toscani, sarebbe deleterio per le costruzioni a monte dell’opera stessa. Un’assurdità ipotizzare simili fantasticherie e cosa ancor più grave non aver monitorato preliminarmente la falda!
Colgo anche l’occasione per segnalare, con una fotografia scattata sul retro della chiesa di San Bartolomeo, la presenza di una piccola discarica di inerti ormai lì giacenti da più di un anno. Una discarica evidentemente abusiva, non essendo censita dall’Arpat e nemmeno menzionata nei piani provinciali dei rifiuti. Magari Il Wwf e Legambiente potrebbero attivarsi a svolgere le verifiche del caso.
Non vorrei che magari fosse stata proprio la presenza di quei calcinacci e altre sostanze improprie a danneggiare la salute dell’olmo secolare che è stato definito malato e da abbattere in una relazione agronomica a sostegno del parcheggio sotterraneo per il quale i pochi sostenitori rimasti tornano ogni tanto alla carica, nonostante nessuno non voglia più nemmeno sentir parlare di quell’impronunciabile progetto, visto il lascito di malumori e contrapposizioni che ha seminato nel quartiere e nei parrocchiani…
La ringrazio dell’ospitalità,
Tommaso Amati


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[Mercoledì 12 giugno 2013 | 10:46 - © Quarrata/news]

1 commento:

  1. Mi dispiace dover far presente all'autore di questo articolo che San Bartolomeo "in Pantano" non c'entra niente col riferimento al quale il 90% dei pistoiesi pensa tutte le volte..non si chiama così perché lì c'è forte presenza di acqua ma per ben precisi motivi storici riferiti ad una antica porta presente nella prima cerchia muraria, ossia, appunto, Porta "Pandana".

    Questo è un errore che i pistoiesi, poco informati e poco amanti della propria città, sempre commettono.

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