venerdì 14 giugno 2013

MONTAGNA. DUE PAROLE SULLA VISITA DELL’ASSESSORE MARSON A PRACCHIA


di LORENZO CRISTOFANI

La sfida e le nuove frontiere del piano paesaggistico regionale toscano

PISTOIA. «Questo insieme di cittadini è un esempio di dove dovremo andare tutti se vogliamo rivedere le politiche pubbliche in un’ottica di innovazione e sviluppo» aveva esordito l’Assessore regionale Anna Marson, riferita alla platea della Pro Loco di Pracchia, nell’ex-albergo Piernovelli, dove il 30 maggio è stato presentato il piano paesaggistico della Regione Toscana.
L’assessore aveva infatti colto nella presentazione introduttiva di Eriberto Melloni, della locale Pro Loco, tutto l’impegno, l’intelligenza e la passione di una comunità che ha acquistato e restaurato a proprie spese una struttura per farne un luogo pubblico dove riunirsi, mettendo quindi a disposizione risorse prima ancora di chiederle alle istituzioni.

In rappresentanza del Comune di Pistoia non c’era purtroppo nessuno ma l’entusiasmo dei partecipanti ha in qualche misura lasciato prefigurare qualcosa di positivo, per gli scenari futuri di una zona montana, quella pistoiese cioè, per la quale la politica e le istituzioni non hanno ancora un’eccessiva volontà o capacita di impegnarsi concretamente.
L’esempio emblematico è il servizio essenziale della ferrovia Porrettana: le corse sono state dimezzate, ma l’attuale riorganizzazione della mobilità è tale per cui contemporaneamente ai treni partono degli autobus per la stessa destinazione. Con quale logica? Ma in particolare: tutto ciò è efficiente e realmente utile? Qualcuno aveva addirittura chiesto: Sarà stata fatta questa operazione, con la scusa di tagliare, solo per dare soldi al Copit che è in rosso?
L’assessore Marson aveva scelto di raggiungere Pracchia in treno e di farsi accompagnare in un piccolo Grand Tour alla scoperta di alcune testimonianze di archeologia industriale come la ferriera Sabatini e la ghiacciaia della Madonnina sul Reno.
Il mini pulmino, messo a disposizione da Legambiente Pistoia, aveva accompagnato, assieme all’assessore, una piccola comitiva di giornalisti e rappresentanti del luogo anche a Pianaccio, una delle tante borgate che vivono solo d’estate e meritevoli di un ripensamento accurato.
Durante gli spostamenti era stato possibile apprezzare la competenza tecnica e la passione genuina di questa donna veneta che sostiene da anni la necessità dello stop al consumo di suolo, la riterritorializzazione di attività economiche – come la zootecnia montana (la Toscana è esportatrice netta di carne) – e del riutilizzo e manutenzione dell’esistente. Un valore aggiunto per il governo del territorio toscano e soprattutto un riferimento prezioso, a ben vedere, per il presidente Rossi e il resto della Giunta Regionale.
Il piano paesaggistico aspetta insomma osservazioni e interventi dal basso perché i primi a crederci devono necessariamente essere i più diretti interessati. Il piano paesaggistico è infatti prima di tutto un inedito strumento che invita le varie comunità territoriali alla cittadinanza attiva e alla presa di coscienza circa caratteri e potenzialità delle diverse realtà: si tratta insomma dell’elaborazione di un quadro conoscitivo, non dissimile dalle famose indagini leopoldine che precedettero, a fine 700, la stagione fertile di sviluppo e riforme del Granducato. Un quadro conoscitivo che parte dall’idrologia e dall’idrogeologia, elementi costitutivi di un territorio, che ha, trai principali obiettivi, il recupero di aree a pascolo fagocitate dal bosco negli ultimi decenni, il mantenimento dei castagneti da frutto con potenziamento della filiera, e il riutilizzo del patrimonio abitativo inutilizzato.

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[Venerdì 14 giugno 2013 | 08:24 - © Quarrata/news]

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