di Lorenzo Cristofani
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Libro di Cristina Dazzi |
Lettera
aperta al Sindaco di San Marcello – È necessario un grande
sforzo per ridare piena dignità alla Montagna
SAN
MARCELLO. Cara
Silvia Cormio,
ti scrivo
in quanto da tempo immemore – per modo di dire, in realtà solo dagli anni della
mia fanciullezza – ho la possibilità di
trascorrere una parte della stagione estiva in quella foresta che, senza tema
di smentita, viene considerata una delle più significative e piacevoli dell’Europa
meridionale: la Foresta del Teso, inserita nei confini amministrativi del
comune che tu governi.
Non posso
pertanto fare a meno, quando scendo per una passeggiata a San Marcello e mi
lascio suggestionare dal fascino nascosto nei parchi di Villa
Lodolo e di Villa Cini, di considerare quanto sia estremamente
urgente, per questo territorio che in parte considero adottivo, una nuova
stagione.
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Sede ex-Comunità Montana |
Rileggendo
infatti quella pietra miliare delle vicende storiche dell’Italia
risorgimentale, il libro curato da Cristina Dazzi In cerca della modernità. Il ‘Viaggio d’Inghilterra’ di Bartolomeo Cini
per l’esposizione universale del 1851, mi viene da pensare che quel
fermento di ricerca, oggi, nel 2012, si è purtroppo da tempo arenato e
necessariamente – è l’auspicio – deve ripartire.
Ripartire con le energie dei sammarcellini, ripartire dalla montagna, dal
territorio che a fine 800 costituiva la realtà più industrialmente avanzata
della provincia di Pistoia. Come risulta dal Fondo Turri (vedi),
dalla stazione di Pracchia partivano annualmente migliaia di tonnellate di
carta, ferro e altre leghe metalliche, ghiaccio, patate, legna, carbone, castagne
e altro ancora; altrettante merci arrivavano in questo polo di attività
produttive e commerciali sorrette dalla ferrovia. Oggi invece non si riesce a
trasportare nemmeno l’acqua Silva in treno e un presidente della regione con la
testa nel secolo passato, seguito pedissequamente dal presidente della nostra provincia,
penserebbe addirittura di fare a meno della Porrettana.
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Santa Caterina |
Cosa può
essere d’aiuto allora ? Sicuramente avere idee chiare ed una condivisione,
radicata però tra la popolazione e i vari portatori d’interesse, di obiettivi
altrettanto definiti. Un modo utile per produrre queste idee potrebbe
suggerirlo un’iniziativa della Provincia di Roma d’intesa con Legambiente, il
“Bando delle idee” appunto (vedi), per i piccoli comuni. È vero che ad
oggi, nella nostra provincia, dedita a progetti dannosi e anacronistici come la
terza corsia autostradale e il quintuplicamento dell’inceneritore di Montale,
non sono previste particolari somme da investire per il miglioramento di
servizi e qualità della vita montana. Tuttavia non si deve disperare che in
futuro, con le trasformazioni che interesseranno gli enti locali, anche a
Pistoia si faccia strada una gestione più responsabile della spesa pubblica,
attenta ad investire in soluzioni di sviluppo e benessere.
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Villa Bellesi |
Ridefinire infatti le
priorità nella destinazione delle risorse finanziarie pubbliche – ma anche di
quelle private, visto che quasi sempre i soldi li mettono le banche, cioè il
pubblico in ultima istanza – rimane la precondizione per realizzare progetti e
interventi; ciò non deve ugualmente esimere dall’avanzare già sin d’ora proposte
e valutarle seriamente. Questo blog, che come sai cerca appunto di favorire il
massimo dibattito sui temi che affronta, intende anche raccogliere suggerimenti
dalla base, singoli e gruppi, e ottenere risposte argomentate dai vertici.
In
particolare, al fine di poter aiutare chi di dovere a formulare qualche progetto,
ti chiederemmo di fornire quante più generalità possibili su una serie di
contenitori vuoti, ricchi di pregio e di significato storico:
– gli
edifici degli ex cinema di Maresca, Bardalone e Gavinana
– palazzo
incompiuto della Comunità Montana
– le case
Mandromini, nella valle della Verdiana
– il conservatorio
Santa Caterina
– il complesso
casa-vacanze dei Ferrovieri (ci passò anche il Bigongiari!).
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Casa-vacanze Ferrovieri
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Indipendentemente
dall’attuale proprietà delle strutture, l’obiettivo dovrebbe essere il
riutilizzo di questi stabili, magari in un disegno di luoghi d’aggregazione, ma
vanno bene anche destinazioni private. Non è più tollerabile vederli in tale situazione
di degrado e abbandono. Si tratta di spazi identitari e come tali devono essere
autenticamente vissuti, come luoghi, e trovare una ragione d’appartenenza al
territorio. Servono perciò idee articolate, intese coi proprietari, superamento
delle contrapposizioni.
Si è
coscienti del prestigio che ebbe San Marcello, fino ai primi decenni del secolo
scorso, come snodo europeo del progresso civile e industriale? Basterebbero le
specie arboree dei parchi aristocratici – araucarie, cedri dell’Atlantico e
dell’Himalaya – dei Cini e dei Lodolo a dimostrare quanto la grande storia e i
grandi della storia – come i Montgolfier da cui la mongolfiera di Santa
Celestina – sostarono in questa montagna.
La
risposta alla crisi economica e alla disgregazione sociale di questo territorio
così ricco di tradizioni e bellezze naturali passerà anche da un avvicinamento
tra amministratori e opinione pubblica, dalla condivisione delle informazioni,
delle idee e di uno spirito di unità: l’ unico baluardo per una montagna da non
ridurre a una serie di logiche economiche decise altrove.
La storia
chiede a tutti, a te in primis, un fortissimo impegno per il mountain new deal: siamo pronti?
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Ex-cinema Bardalone |
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Ex-cinema Maresca |
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Case Mandromini |
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Ex-cinema Gavinana |
Cliccare
sull’immagine per ingrandirla.
La foto di
Villa Bellesi, sul Monte Oppio, è di Simone Fagioli.
La foto di Case Mandomini, Valle della Verdiana, è di Emanuele Lotti.
[Giovedì 13 settembre 2012 - © Quarrata/news 2012]
Ottimo intervento.
RispondiEliminaGrazie per aver ricordato il volume (l'ultima sua fatica, qui in vita) di Cristina Dazzi. Aggiungerei la "Villa Margherita" di Limestre.
Stimolante il link alla progettualità del presidente Zingaretti (ma lui gioca davvero ... in un altro campionato !).
Da una vita sono convinto di una cosa: ciò che all'apparenza è un limite (l'essere stati fermi per decenni, l'aver perso occasioni infinite, lo stare per toccare il fondo, la stessa pena che non si può non provare davanti a un degrado così evidente e al piccolo/enorme scandalo delle ruberie - e dei tentativi di insabbiamento - nella Comunità Montana) può rivelarsi una fortissima leva di rilancio (in un territorio pieno di fascino e di potenzialità, sia per i beni naturali che per certe evidenze storiche. Fra queste ci metterei anche - mmagari in accordo con la Crusca - la qualità, almeno storica, della lingua parlata).
E' però necessario un risveglio di identità nelle persone (singole e comunità) ma anche un ceto politico di qualità. Forse la Bella Addormentata può ancora essere risvegliata: perchè, in effetti, non provarci?
Sparsi per l'Italia e per il mondo esistono "montanini" - andati via per esigenze di lavoro o per altro - che potrebbero, se opportunamente ascoltati, dare notevoli contributi di idee. Ecco un'altra pista: perchè non tentare un'indagine su queste persone (spesso fior di professionisti) inevitabilmente legati, da montanini, alle loro origini?