giovedì 13 settembre 2012

CARA SILVIA CORMIO…

di Lorenzo Cristofani

Libro di Cristina Dazzi
Lettera aperta al Sindaco di San Marcello È necessario un grande sforzo per ridare piena dignità alla Montagna

SAN MARCELLO. Cara Silvia Cormio,
ti scrivo in quanto da tempo immemore – per modo di dire, in realtà solo dagli anni della mia fanciullezza – ho la possibilità di trascorrere una parte della stagione estiva in quella foresta che, senza tema di smentita, viene considerata una delle più significative e piacevoli dell’Europa meridionale: la Foresta del Teso, inserita nei confini amministrativi del comune che tu governi.
Non posso pertanto fare a meno, quando scendo per una passeggiata a San Marcello e mi lascio suggestionare dal fascino nascosto nei parchi di Villa Lodolo e di Villa Cini, di considerare quanto sia estremamente urgente, per questo territorio che in parte considero adottivo, una nuova stagione.
Sede ex-Comunità Montana
Rileggendo infatti quella pietra miliare delle vicende storiche dell’Italia risorgimentale, il libro curato da Cristina Dazzi In cerca della modernità. Il ‘Viaggio d’Inghilterra’ di Bartolomeo Cini per l’esposizione universale del 1851, mi viene da pensare che quel fermento di ricerca, oggi, nel 2012, si è purtroppo da tempo arenato e necessariamente – è l’auspicio – deve ripartire. Ripartire con le energie dei sammarcellini, ripartire dalla montagna, dal territorio che a fine 800 costituiva la realtà più industrialmente avanzata della provincia di Pistoia. Come risulta dal Fondo Turri (vedi), dalla stazione di Pracchia partivano annualmente migliaia di tonnellate di carta, ferro e altre leghe metalliche, ghiaccio, patate, legna, carbone, castagne e altro ancora; altrettante merci arrivavano in questo polo di attività produttive e commerciali sorrette dalla ferrovia. Oggi invece non si riesce a trasportare nemmeno l’acqua Silva in treno e un presidente della regione con la testa nel secolo passato, seguito pedissequamente dal presidente della nostra provincia, penserebbe addirittura di fare a meno della Porrettana.
Santa Caterina
Cosa può essere d’aiuto allora ? Sicuramente avere idee chiare ed una condivisione, radicata però tra la popolazione e i vari portatori d’interesse, di obiettivi altrettanto definiti. Un modo utile per produrre queste idee potrebbe suggerirlo un’iniziativa della Provincia di Roma d’intesa con Legambiente, il “Bando delle idee” appunto (vedi), per i piccoli comuni. È vero che ad oggi, nella nostra provincia, dedita a progetti dannosi e anacronistici come la terza corsia autostradale e il quintuplicamento dell’inceneritore di Montale, non sono previste particolari somme da investire per il miglioramento di servizi e qualità della vita montana. Tuttavia non si deve disperare che in futuro, con le trasformazioni che interesseranno gli enti locali, anche a Pistoia si faccia strada una gestione più responsabile della spesa pubblica, attenta ad investire in soluzioni di sviluppo e benessere.
Villa Bellesi
Ridefinire infatti le priorità nella destinazione delle risorse finanziarie pubbliche – ma anche di quelle private, visto che quasi sempre i soldi li mettono le banche, cioè il pubblico in ultima istanza – rimane la precondizione per realizzare progetti e interventi; ciò non deve ugualmente esimere dall’avanzare già sin d’ora proposte e valutarle seriamente. Questo blog, che come sai cerca appunto di favorire il massimo dibattito sui temi che affronta, intende anche raccogliere suggerimenti dalla base, singoli e gruppi, e ottenere risposte argomentate dai vertici.
In particolare, al fine di poter aiutare chi di dovere a formulare qualche progetto, ti chiederemmo di fornire quante più generalità possibili su una serie di contenitori vuoti, ricchi di pregio e di significato storico:
– gli edifici degli ex cinema di Maresca, Bardalone e Gavinana
– palazzo incompiuto della Comunità Montana
– le case Mandromini, nella valle della Verdiana
– Villa Bellesi, sul passo dell’Oppio (vedi1, vedi2, vedi3)
– il conservatorio Santa Caterina
– il complesso casa-vacanze dei Ferrovieri (ci passò anche il Bigongiari!).
Casa-vacanze Ferrovieri
Indipendentemente dall’attuale proprietà delle strutture, l’obiettivo dovrebbe essere il riutilizzo di questi stabili, magari in un disegno di luoghi d’aggregazione, ma vanno bene anche destinazioni private. Non è più tollerabile vederli in tale situazione di degrado e abbandono. Si tratta di spazi identitari e come tali devono essere autenticamente vissuti, come luoghi, e trovare una ragione d’appartenenza al territorio. Servono perciò idee articolate, intese coi proprietari, superamento delle contrapposizioni.
Si è coscienti del prestigio che ebbe San Marcello, fino ai primi decenni del secolo scorso, come snodo europeo del progresso civile e industriale? Basterebbero le specie arboree dei parchi aristocratici – araucarie, cedri dell’Atlantico e dell’Himalaya – dei Cini e dei Lodolo a dimostrare quanto la grande storia e i grandi della storia – come i Montgolfier da cui la mongolfiera di Santa Celestina – sostarono in questa montagna.
La risposta alla crisi economica e alla disgregazione sociale di questo territorio così ricco di tradizioni e bellezze naturali passerà anche da un avvicinamento tra amministratori e opinione pubblica, dalla condivisione delle informazioni, delle idee e di uno spirito di unità: l’ unico baluardo per una montagna da non ridurre a una serie di logiche economiche decise altrove.
La storia chiede a tutti, a te in primis, un fortissimo impegno per il mountain new deal: siamo pronti?
Ex-cinema Bardalone

Ex-cinema Maresca
Case Mandromini

Ex-cinema Gavinana

Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
La foto di Villa Bellesi, sul Monte Oppio, è di Simone Fagioli.
La foto di Case Mandomini, Valle della Verdiana, è di Emanuele Lotti.
[Giovedì 13 settembre 2012 - © Quarrata/news 2012]

1 commento:

  1. Ottimo intervento.

    Grazie per aver ricordato il volume (l'ultima sua fatica, qui in vita) di Cristina Dazzi. Aggiungerei la "Villa Margherita" di Limestre.

    Stimolante il link alla progettualità del presidente Zingaretti (ma lui gioca davvero ... in un altro campionato !).

    Da una vita sono convinto di una cosa: ciò che all'apparenza è un limite (l'essere stati fermi per decenni, l'aver perso occasioni infinite, lo stare per toccare il fondo, la stessa pena che non si può non provare davanti a un degrado così evidente e al piccolo/enorme scandalo delle ruberie - e dei tentativi di insabbiamento - nella Comunità Montana) può rivelarsi una fortissima leva di rilancio (in un territorio pieno di fascino e di potenzialità, sia per i beni naturali che per certe evidenze storiche. Fra queste ci metterei anche - mmagari in accordo con la Crusca - la qualità, almeno storica, della lingua parlata).

    E' però necessario un risveglio di identità nelle persone (singole e comunità) ma anche un ceto politico di qualità. Forse la Bella Addormentata può ancora essere risvegliata: perchè, in effetti, non provarci?

    Sparsi per l'Italia e per il mondo esistono "montanini" - andati via per esigenze di lavoro o per altro - che potrebbero, se opportunamente ascoltati, dare notevoli contributi di idee. Ecco un'altra pista: perchè non tentare un'indagine su queste persone (spesso fior di professionisti) inevitabilmente legati, da montanini, alle loro origini?

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