Per
l’Assessore provinciale Fragai la via degli inceneritori è quella giusta e in
piena regola con le disposizioni europee – Ma i presenti prendono subito le
distanze
PONTENUOVO. Ecco una sintesi del
dibattito riguardante il Piano Interprovinciale Rifiuti dell’Ato Centro (Pir), svoltosi
giovedì 20 settembre a Pontenuovo.
Introduce
la consigliera provinciale Rita Monari, sottolineando come il
P.I.R., piano interprovinciale dei rifiuti dell’Ato Centro (Firenze, Prato
Pistoia) sia stato spesso al centro di forti polemiche.
La
capogruppo di Rifondazione Comunista per la Federazione della Sinistra in
consiglio provinciale ritiene dunque opportuno favorire il dibattito sulle
osservazioni presentate al piano in questione, mettendo a confronto le
posizioni contrapposte: solo dal libero confronto e ascolto nascono le soluzioni
e l’arricchimento generale di cui la politica non può non tenere di conto.
Chiede pertanto agli invitati al dibattito di descrivere e commentare le
osservazioni al piano presentate in primavera, che una commissione tecnica
dovrà esaminare per poi riferire ai consigli provinciali che voteranno,
verosimilmente a fine novembre, l’approvazione o meno di questo strumento.
Lorenzo
Cristofani
(Legambiente Pistoia): «Si scrive rifiuti si
legge democrazia. Che vuol dire? Il patto di Maastrict degli anni ‘90 sanciva il principio
che “chi più inquina paga”. La tariffa puntuale, quella per cui l’utente paga
solo in proporzione al peso del rifiuto indifferenziato conferito, non è ancora
praticata in maniera sistemica. Si tratterebbe invece, oltre che di uno strumento
di giustizia sociale, anche del mezzo per ridurre la produzione a monte e
stimolare i consumatori ad abbandonare l’usa e getta, la prima azione nella
gerarchia della direttiva europea – prevenzione, riutilizzo, riciclo, recupero
energetico. Questo il peccato originale del P.I.R. . Ragioniamo dalla testa del
problema: il riciclo è politica industriale, la strategia europea per l’approvvigionamento
delle materie –commodity e ri-commodity – ha
come cardine proprio gli scarti industriali e i giacimenti urbani. Green
economy non è solo energia rinnovabile, è soprattutto materia rinnovabile. L’Italia
è il paese europeo col più alto numero di infrazioni per il mancato rispetto
della direttiva Ue sui rifiuti: si pensi che gli inceneritori hanno avuto nel
2011 incentivi per più di un miliardo di euro, cosa assurda in tutto il mondo e
sbagliata; si perseguano invece scelte lungimiranti, orientate a quantificare
la riduzione a monte, a rispettare le direttive europee, a responsabilizzare i
cittadini e a sviluppare filiere industriali. Per questi motivi l’auspicio è
che i consiglieri provinciali non accettino l’umiliazione di salire nella sala
di Palazzo Panciatichi o del Baly ad alzare passivamente la mano senza poter esercitare
il ruolo di garanzia per cui sono stati eletti, correggendo cioè le storture
analiticamente evidenziate del piano. Sarebbe bene che si informassero
approfonditamente sulle devastanti ricadute economiche e sociali che
interesserebbero il nostro territorio e non si facessero condizionare da
ricatti o da ordini di scuderia».
Gianluca
Garetti
(Medicina Democratica): «Voglio ricordare
Michelangelo Bolognini e salutarlo. A lui stava a cuore la prevenzione
primaria, fondamentale per la salute: quella secondaria entra in scena quando
già c’è la malattia. Noi illustriamo, sistematicamente boicottati da politica e
istituzioni, i dati epidemiologici che emergono dal Registro dei tumori, aperto
a Firenze, Torino e in quasi tutte le città emiliane. Gli effetti sulla
popolazione esposta a diossine, particolato pesante, PCB sono sconvolgenti, ma
si continua a ignorarli. Le patologie, come tra le altre i linfomi non Hodgkin,
sono invece numerose e documentabili. È una follia pensare di poter
contemporaneamente sviluppare un piano così inceneritorista e i modelli già
sperimentati altrove che ci indica l’unione Europea nella strategia della
prevenzione e della “società del riciclaggio”. È già stata ricordata l’azienda
Revet, leader nel riciclaggio e caso scuola che viene presa a modello in tutta
Europa per la produzione di manufatti ad alto contenuto tecnologico e di
ricerca, realizzati cioè dalle plastiche povere che diversamente andrebbero
incenerite. Ebbene, ce ne sono tante di queste aziende, la Ritecno per citarne
un’altra, e stanno lì a dimostrare che le alternative sono più che
percorribili, se solo ci fosse la volontà».
Monica
Sgherri
(Consigliere Regionale Rifondazione Comunista): «Un problema politico: la questione della
credibilità; è essenziale essere credibili. Non si ha con questo piano la
diminuzione pro capite da sempre promessa, manca inoltre un’analisi seria sui
motivi per cui ancora non sono state raggiunte le percentuali di raccolta
differenziata imposte dalla legge. Paolo Cacciari, nostro allora assessore a
Venezia, avviò in via sperimentale questo tipo di raccolta, e dimostrò che in nove
mesi il servizio aveva interessato moltissime zone centrali della Serenissima,
con percentuali dell’80%. Senza falsi pretesti come quelli di chi racconta che
la differenziata fa aumentare i costi. La vera spada di Damocle è proprio l’esposizione
verso le banche per la costruzione di inceneritori: perché buttare centinaia di
milioni di euro in un momento i cui mancano i soldi per il lavoro? Perché non
viene accettato un confronto su un piano industriale? Inoltre è bene sapere che
il sindaco di Figline non accetterà mai la discarica per le ceneri, rifiuti
pericolosi, prevista a supporto degli inceneritori previsti che inevitabilmente
le producono. Serve più trasparenza, il sindaco di Greve dice di essere prigioniero
di Quadrifoglio S.p.A. [l’azienda che gestisce parte del ciclo integrato dei
rifiuti nel fiorentino] nelle scelte, riportiamo la democrazia nei luoghi ad
essa deputati».
Rino
Fragai
(Assessore all’ambiente Provincia Pistoia): «Ritengo personalmente che il piano risponda alle
indicazioni delle direttive europee e leggi nazionali; la produzione di rifiuti
pro capite è tra le più alte d’Italia a causa dell’assimilazione [degli
speciali agli urbani : gli urbani sono quelli delle famiglie gestiti da un
sistema pubblico-privato di aziende – Publiambiente, Cis, AER, Quadrifoglio – gli speciali vanno a
privativa, sono cioè soggetti a libero mercato e a carico delle imprese che li
producono – n.d.r.].
Condivido questa scelta di fondo che peraltro evita che i rifiuti possano
finire nei circuiti dell’ecomafia. Parliamoci senza ipocrisie però: i ritardi
non sono di questo piano, le province prendono atto di ciò che dice (e ha
fatto) l’assemblea ATO. I ritardi negli obiettivi sono un mezzo fallimento, ma
i sindaci sono stati e sono in grado di far pagare le penali ai gestori? O
comunque a pianificare e modelli di gestione – con opportune isole ecologiche nei
R.U. e impianti di trattamento e avvio al riciclo – autonomamente imponendo
ai gestori di fare i gestori e non la pianificazione e l’interesse delle
aziende? È vero, l’Italia, unica al mondo, incentiva ed equipara incenerimento
e pale eoliche, ma questo, forse, anche perché da noi c’è un’opposizione
permanente a tutto, nessuno vuole le cose nel proprio giardino. I rifiuti non
possono sparire con la bacchetta magica, ben vengano De Magistris e il grillino
di Parma, voglio vedere cosa faranno. Per arrivare al modello “verso rifiuti
zero”, che pure io auspico, servono scelte e politiche strutturali coraggiose,
ma regionali e nazionali, le province possono solo agire di conseguenza a ciò
che emerge dall’assemblea dei sindaci».
Eugenio
Baronti
(Assemblea nazionale SEL): «Iniziai nel 2004 da assessore all’ambiente di Capannori a
levare i cassonetti stradali per evitare il conferimento anonimo e per
rispettare le direttive europee. Molti amministratori invece hanno
clamorosamente disatteso gli obblighi di legge, al punto che molti sindaci
toscani sono stati denunciati per incapacità amministrativa e verranno condannati
al pagamento di una super multa che sarà a carico dei cittadini. Come si fa a
dire che con questo P.I.R. siamo all’interno della legislazione italiana e
delle direttive europee se si passa da 62mila tonnellate/anno di rifiuti
inceneriti alle 270mila, senza peraltro alcuna azine significativa nel senso
della riduzione? È inaccettabile questo P.I.R., seguendo un filo rosso che lo
lega ai piani degli altri due ATO, ha come unico obiettivo l’antistorica
apertura di nuovi inceneritori. Continua ad assimilare i rifiuti solidi urbani
agli speciali e anche questo impedisce la tariffazione puntuale favorendo
conferimenti impropri di rifiuti speciali e rendendo il sistema antieconomico. Una
forza di sinistra ha il dovere morale e politico di attivare percorsi culturali
di cambiamento. Se lo voti, il PD, in solitudine questo piano, assumendosi la
responsabilità, di fronte al popolo toscano, di un modello fallimentare che è
il primo in Italia per produzione di rifiuti e assieme a Calabria e Toscana per
raccolta differenziata (fonti Ispra e Federambiente). SEL, in tutti i comuni e
consigli provinciali, è contraria al piano: questa è la posizione ufficiale su
cui saremo irremovibili. Sembra inoltre di essere presi in giro, quando vengono
proposti incontri e approfondimenti, prima fanno finta di ascoltarti e
condividere, e poi fanno come vogliono, sui rifiuti come sulla mobilità :
promettono ferrovie e parlano di mobilità sostenibile moderna, ma poi i primi
interventi progettati concretamente sono le terze corsie autostradali».
Q/n
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[Sabato 22
settembre 2012 - © Quarrata/news 2012]
Sì, ma i medici di famiglia, non li fanno mai partecipare a queste riunioni? Se la sono dimenticati tutti la loro posizione scritta nero su bianco???
RispondiEliminahttp://quarratanews.blogspot.it/2012/01/inceneritore-lordine-dei-medici.html
MDB