sabato 29 settembre 2012

LA GIOIA DI ESSERE GENITORI ADOTTIVI

di Luigi Scardigli

Ce ne parla Francesca Viali, responsabile pistoiese di Nova, l’associazione che si interessa di adozioni

PISTOIA. Weverton è un diciassette brasiliano che vive da 11 anni a Pistoia, esattamente da quando papà Alessandro e mamma Francesca hanno deciso di adottarlo.
Da quel giorno, forse uno dei più belli della sua vita, Francesca, Francesca Viali, bancaria di professione – come il marito – ha deciso che quell’esperienza non poteva restare appesa solo alle loro emozioni e per questo si è iscritta all’associazione nazionale Nova (Nuovi Orizzonti per Vivere l’Adozione), diventandone, nel tempo, responsabile della Sede di Pistoia.

«È un’emozione così grande, adottare un bambino – racconta Francesca Viali, da una delle stanze delle Sede, in via Buonfanti, dove nel pomeriggio si è svolta una delle tante feste che i volontari operanti nel Centro organizzano spesso e volentieri –, che ho creduto opportuno mettere a disposizione di chiunque la mia esperienza; perché avere un figlio in adozione è una gioia immensa, ma bisogna lavorare duro e sistematicamente, senza mai perdere la tenerezza, per guadagnare il diritto di diventare mamma e papà, a tutti gli effetti».

Tu e Alessandro quando avete avuto l’onore di fare questa scoperta?

«Molti anni fa: lo ricordo ancora perfettamente. Adottammo Weverton quando aveva solo sei anni e capite bene cosa abbia voluto dire per lui arrivare in una casa e in una famiglia come ne aveva solo sentito parlare. Siamo riusciti a crescerlo con tutte le cure del caso, senza mai tenerlo all’oscuro di nulla e un giorno nostro figlio, te lo ribadisco, nostro figlio, decise che era arrivato il momento di regalarci quell’appellativo magico; mamma e papà. Lo ha fatto consapevolmente, razionalmente, soprattutto perché è un ragazzo davvero meraviglioso, con un dna delicatissimo, gentile, allegro, solare, che mio marito ed io abbiamo soltanto saputo proteggere e non disperdere: Weverton sarebbe stato così caro ovunque fosse cresciuto».

E Nova come funziona?

«È un’associazione nata nel 1984 per volontà di un gruppo di genitori adottivi; originariamente, la Sede, era in una traversa di piazza San Leone, ma da molti anni, almeno da quando ci sono io, è qui in via Buonfanti. Il nostro modestissimo, ma prezioso, compito, è quello di accompagnare le coppie nell’iter adottivo, da come riuscire a districarsi tra i meandri legali per l’adozione alla fase più delicata, ma entusiasmante, dei primi contatti con l’adottato. Credo di poter dire che adottare un figlio è essere genitori due volte, perché all’amore naturale, chimico, morale occorre non disgiungere mai ogni piccolissima attenzione, in eccesso e in difetto».

Non hai paura che un giorno Weverton decida di tornare dalla sua gente, nella sua terra?

«Assolutamente no, ma non perché non lo farà mai, ma perché qualsiasi cosa decida di fare Weverton non ci farà mai paura. Anzi. Essere madre adottiva ed essere madre naturale è esattamente la stessa cosa: i figli crescono e imboccano la loro strada; sovente non dista molto da quella dei genitori, altre volte sì, e parecchio. Bene; Weverton farà quello che potrà e vorrà fare ed io e mio marito cercheremo, da genitori, di aiutarlo. Un giorno, Weverton, ci chiese dove fossero i suoi genitori e cosa facessero: lo assicurammo che quando avrebbe voluto, saremmo partiti con lui, a cercarli e trovarli. Da quel giorno, di questa cosa, non ne ha più parlato. E se dovesse farlo ancora, partiremo per il Brasile, una terra meravigliosa, la terra di Weverton…».

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[Sabato 29 settembre 2012 - © Quarrata/news 2012]

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