di Luigi
Scardigli
FIRENZE. Ci sono tre buoni e giusti motivi perché io vi parli del Genio Italiano, pub di Novoli, dei Lovebeats e della loro cantante, Lucia
Sargenti.
Il primo è che in questo frangente di crisi cosmica, il localaccio della periferia ovest di
Firenze merita una nota di plauso per non essersi ancora arreso all’idea di
ridurre costi e piaceri mandando in orbita musica registrata e non quella che
si suona dal vivo; il secondo perché i Lovebeats non sono niente male e
seppur non certo giovanissimi, non hanno ancora perso quella voglia di suonare
e far ballare, classica di chi, dal rock and roll, ne è irreparabilmente
afflitto; il terzo – ed è questo il motivo per il quale ho deciso di scrivere
stamani – è perché è bello sapere che in giro ci sono voci come quella di Lucia
Sargenti.
Al Genio Italiano sono stato ieri sera, per la prima
volta; un battesimo, il mio in questo locale, impreziosito dal piacere di
(ri)sentire musica live – non si suona più, in nessun posto – e di scoprire un
talento che si chiama Lucia Sargenti.
Ventotto anni, una laurea in Scienze della Comunicazione e
tanta, tanta musica alle spalle, dentro e soprattutto in futuro. Appena è scesa
dal palco del locale – una proiezione teatrale, un piccolo schermo nel quale
entra perfettamente una rock band – le ho detto che se la modulasse anche, la
voce, non sarebbe male. Mi è sembrato doveroso iniziare dagli appunti, perché
credetemi, è straordinaria: sentirla e vederla cantare è oggettivamente un
piacere completo, che potrete verificare nel giro di brevissimo visto che
mercoledì prossimo, i Lovebeats saranno all’Hard Rock Café di Firenze,
in piazza della Repubblica, quella che ha ospitato Iggy Pop, alla festa degli
sponsor.
Andate a sentirla cantare, questa ventottenne che pare una
signora, di classe, tanta; osservate correttamente la sintonica armonia che
regna tra l’uso che fa del proprio diaframma e il corpo che pare sapere, prima
di muoversi, a cosa stia pensando l’ugola e poi chiudete l’equazione,
inevitabile e vi chiederete per qual motivo la signorina non abbia ancora
perforato il muro.
Credo che si tratti di pigrizia, anche se non l’ho ancora
sentita nella sua seconda versione, quella jazz, che alimenta e produce quando
si trova, sul palco, in compagnia di altri giovanotti, con i quali compone il Vivace Quartet.
«Da bambina sono rimasta folgorata dalla musica di colore,
quella di James Brown, in particolare – mi ha detto subito dopo aver
distribuito baci ai suoi aficionados e pacche sulle spalle dai colleghi al
termine dell’esibizione al Genio Italiano –. Sono
una fiorentina doc, bianca come il latte, ma studio parecchio: prima o poi,
senza lampade, il carnato scurirà, ne sono certa».
Scherzava, naturalmente. Ma se all’improvviso questa
gradevolissima vocalist riuscisse a saltare l’asta che divide i buoni propositi
dal successo, non meravigliatevi: è cosa buona e giusta!
Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
[Domenica 30 settembre 2012 - © Quarrata/news 2012]
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