domenica 30 settembre 2012

‘GENIO ITALIANO’. LUCIA SARGENTI E LA SUA VOCE CHE TI FOLGORA


di Luigi Scardigli

FIRENZE. Ci sono tre buoni e giusti motivi perché io vi parli del Genio Italiano, pub di Novoli, dei Lovebeats e della loro cantante, Lucia Sargenti.
Il primo è che in questo frangente di crisi cosmica, il localaccio della periferia ovest di Firenze merita una nota di plauso per non essersi ancora arreso all’idea di ridurre costi e piaceri mandando in orbita musica registrata e non quella che si suona dal vivo; il secondo perché i Lovebeats non sono niente male e seppur non certo giovanissimi, non hanno ancora perso quella voglia di suonare e far ballare, classica di chi, dal rock and roll, ne è irreparabilmente afflitto; il terzo – ed è questo il motivo per il quale ho deciso di scrivere stamani – è perché è bello sapere che in giro ci sono voci come quella di Lucia Sargenti.

Al Genio Italiano sono stato ieri sera, per la prima volta; un battesimo, il mio in questo locale, impreziosito dal piacere di (ri)sentire musica live – non si suona più, in nessun posto – e di scoprire un talento che si chiama Lucia Sargenti.
Ventotto anni, una laurea in Scienze della Comunicazione e tanta, tanta musica alle spalle, dentro e soprattutto in futuro. Appena è scesa dal palco del locale – una proiezione teatrale, un piccolo schermo nel quale entra perfettamente una rock band – le ho detto che se la modulasse anche, la voce, non sarebbe male. Mi è sembrato doveroso iniziare dagli appunti, perché credetemi, è straordinaria: sentirla e vederla cantare è oggettivamente un piacere completo, che potrete verificare nel giro di brevissimo visto che mercoledì prossimo, i Lovebeats saranno all’Hard Rock Café di Firenze, in piazza della Repubblica, quella che ha ospitato Iggy Pop, alla festa degli sponsor.
Andate a sentirla cantare, questa ventottenne che pare una signora, di classe, tanta; osservate correttamente la sintonica armonia che regna tra l’uso che fa del proprio diaframma e il corpo che pare sapere, prima di muoversi, a cosa stia pensando l’ugola e poi chiudete l’equazione, inevitabile e vi chiederete per qual motivo la signorina non abbia ancora perforato il muro.
Credo che si tratti di pigrizia, anche se non l’ho ancora sentita nella sua seconda versione, quella jazz, che alimenta e produce quando si trova, sul palco, in compagnia di altri giovanotti, con i quali compone il Vivace Quartet.
«Da bambina sono rimasta folgorata dalla musica di colore, quella di James Brown, in particolare – mi ha detto subito dopo aver distribuito baci ai suoi aficionados e pacche sulle spalle dai colleghi al termine dell’esibizione al Genio Italiano –. Sono una fiorentina doc, bianca come il latte, ma studio parecchio: prima o poi, senza lampade, il carnato scurirà, ne sono certa».
Scherzava, naturalmente. Ma se all’improvviso questa gradevolissima vocalist riuscisse a saltare l’asta che divide i buoni propositi dal successo, non meravigliatevi: è cosa buona e giusta!

Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
[Domenica 30 settembre 2012 - © Quarrata/news 2012]

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