di Luigi
Scardigli
Ieri sera alle Fornaci il Professore ha
dato vita al suo gruppo – «Dovremo presidiare i seggi perché i circoli Arci
sono tutti fratelli di quello del Ponte alle Tavole»
PISTOIA. Anche Roberto Bartoli, il professor Bartoli, ricomincia da
tre.
Sì, perché nonostante abbia perso le Primarie del centrosinistra
per poi decidere di mollare una lista civica, a due passi dal voto, lista alla
quale in molti, tra i suoi seguaci, avevano creduto, qualcosa, anche lui (forse
due, va’) l’ha indovinata.
Per questo, ieri sera, al circolo delle Fornaci, al cospetto
di una trentina di irriducibili illusi
– perché non si può smettere di sognare che un’altra Italia possa ancora
esistere e resistere –, Roberto Bartoli ha deciso di richiamare a sé le macerie
dei sopravvissuti e, da navigato pokerista, invece che cercare di limitare le
perdite, ha preferito rilanciare. Su Renzi, naturalmente, che è la costola o la
proiezione, nazionale, scegliete voi, di quello che Bartoli aveva creduto di
poter realizzare a livello locale.
L’appuntamento, naturalmente, è per le nuove Primarie,
ancora una volta del Centro-Sinistra, ma stavolta non per sapere chi siederà
sullo scranno di Palazzo di Giano, ma su quello di Palazzo Chigi.
All’urna, per un costo di 5 euro (sembra che i modelli Isee
non garantiscano sconti di alcuna sorta, né rimborsi alimentari con panini),
tra la fine di novembre e l’inizio di dicembre, quella parte dell’Italia a cui
preme crederci ancora, dovrà, per illudersi di poter cullare ancora un sogno,
ancora una volta turarsi il naso, chiudere gli occhi e tapparsi le orecchie. E
scegliere.
«L’importante sarà riuscire a presidiare il più possibile e
il più attentamente i seggi – ricorda Bartoli –, perché queste Primarie si
svolgeranno nei circoli Arci, che sono notoriamente simili a quello di Ponte
alle Tavole. Certo, il tempo che abbiamo per riuscire a mettere in piedi e in
moto la macchina renziana e il tempo che ognuno di noi ha da dedicare a questo veicolo,
è come al solito avaro e modesto rispetto alla concorrenza interna».
Il nodo da sciogliere, anche stavolta, è quello che
succederà il giorno dopo; quando dalle urne del centrosinistra uscirà fuori il
nome che si presenterà a rappresentare gli italiani che non sono con Berlusconi
e con i suoi figli più o meno legittimi.
Renzi, Bersani, Vendola? I primi due hanno già, più o meno
tacitamente assicurato, che in caso di sconfitta cammineranno al fianco del
collega preferito; il governatore della Puglia non si è ancora espresso, ma
forse non lo farà mai, perché credo che stimi in egual misura, pochissimo,
entrambi.
Il professor Bartoli, dopo una piccola premessa, ha chiesto
ancora una volta a tutti la disponibilità a regalare, a questa nuova idea,
parte del loro tempo libero. Fino alla fine di novembre, inizio dicembre: se
poi Renzi dovesse essere costretto a cedere il passo, i bartoliani-renziani si
rivedranno e faranno il punto.
Ho la netta impressione che se dovesse spuntarla Renzi, il
crocchio di ieri sera, il giorno dopo, sarebbe assai più consistente: in caso
contrario, andrò a trovare Roberto Bartoli a casa, a bere un calice di un
Bolgheri qualsiasi.
Che merita sempre. Comunque.
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[Giovedì 27 settembre 2012 - © Quarrata/news 2012]
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