sabato 29 settembre 2012

‘GRANDEZZA NATURALE’, BARZAGLI E L’ETERNITÀ DEGLI OGGETTI

di Niccolò Lucarelli

Una vasta panoramica sull’universo degli oggetti – ‘Leila’s Cast Bronze’ ispirato all’operazione militare condotta su Gaza dall’esercito israeliano fra il dicembre 2008 e il gennaio 2009

PRATO. Ogni oggetto, nella sua più profonda identità, è una testimonianza del passaggio dell’uomo sulla Terra, e ne conserva, dopo la sua morte, la memoria. Un oggetto ha a che fare con l’eternità, è scrigno di passaggi ed esperienze che i posteri possono conoscere proprio attraverso di esso.
È questo il fil rouge che lega l’esperienza artistica di Massimo Barzagli, la cui mostra Grandezza Naturale è visitabile presso il Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci dal 30 settembre al 2 dicembre 2012. Una rassegna che documenta venti anni di carriera e di confronto con il mondo dell’arte, con particolare attenzione alle opere del periodo 2008-2012, un lungo percorso contrassegnato dall’impronta come mezzo espressivo principale, e che pone l’oggetto al centro dell’indagine artistica.

Barzagli è un artista che fa arte non con ma per l’impronta, ovvero utilizza un procedimento artistico non come mezzo ma come fine, applicandolo a tutte le tecniche espressive che l’arte, oggi, ha a disposizione.
Il titolo della mostra vuole subito chiarire la natura tecnica delle opere esposte: per creare un’impronta si manipola lo spazio occupandone una superficie pari, in linea di massima, a quella dell’oggetto che abbiamo fra le mani. Queste tracce colorate, ottenute per contatto diretto con la superficie, affrontano la realtà di un immaginario a noi molto vicino, costituito da fiori, animali, oggetti d’arredo, persino esseri umani, un immaginario che non necessita di spiegazioni o mediazioni; un naturalismo, quello di Barzagli, che, contrariamente alle apparenze, non è scontato, poiché concentra tutta la tensione artistica sul momento in cui si produce l’impronta, un momento che è una sorta di salto nel buio, nell’attesa di conoscere cosa apparirà sulla superficie.
L’impronta non è una tecnica artistica moderna, risale addirittura al Quattrocento, e ha in Donatello un illustre iniziatore. La modernità di Barzagli sta, da una parte, nel rapporto con cui si pone nei confronti dell’oggetto, e dall’altra nelle modalità di rappresentazione alle quali ha aperto il concetto dell’impronta stessa, che spaziano dalla pittura, alla scultura, alla fotografia.
Impressioni di fiori su vetro, (nella foto) è forse l’opera più conosciuta dell’artista, una serie del 1993 oggi esposta per la prima volta nella sua interezza. Su circa un centinaio di lastre di vetro, altrettante impronte a olio di fiori, che ci appaiono come tante nature morte di gusto liberty, che, nella leggerezza dei colori e della trasparenza del vetro, racchiudono il connubio fra Eros e Tanatos, ovvero fra la sensualità che i fiori da sempre suggeriscono, e l’idea della caducità associata non soltanto alla natura, ma anche all’uomo.
L’allestimento, che riserva a quest’opera un’intera sala, permette al visitatore di godere appieno la bellezza di quello che può essere definito un giardino virtuale.
Nell’occasione della mostra, quest’opera entra a far parte della collezione permanente del Centro Pecci.
Accanto alle tecniche pittoriche tradizionali, Barzagli utilizza l’impressione luminosa su carta fotografica, come nella serie Maybe one night, del 2005. Qui il soggetto è l’interno domestico, ma l’attenzione è catturata dallo sfondo luminoso, declinato in giallo e in rosso, sul quale le impronte degli oggetti appaiono in negativo: poltrone, sedie, tavoli, soprammobili, lampade. Centro focale dell’opera è la tecnica con cui si ottiene l’impronta, ovvero, in questo caso, l’impressione cromatica riprodotta sulla carta in seguito all’esposizione alla luce.
Particolarmente suggestiva l’installazione fotografica Leila’s Cast Bronze, il cui nome è ispirato a Cast Lead, l’operazione militare condotta su Gaza dall’esercito israeliano fra il dicembre 2008 e il gennaio 2009. Oggetti della vita quotidiana che sembrano fluttuare nell’aria a seguito dell’esplosione di una bomba. Un’opera a suo modo politica, che prende le mosse dal pamphlet Quattro ore a Chatila scritto da Jean Genet nel 1982, all’indomani di un altro sanguinoso episodio del conflitto mediorientale. “Punto di fuga” dell’installazione, il calco di due stivali femminili in bronzo, dai quali il presunto corpo sembra essere stato strappato via con violenza. Immagine emblematica di una guerra assurda.
Non mancano, nell’arte di Barzagli, escursioni nel linguaggio del cinema: molto interessante, un breve video, visibile sullo schermo di un telefono cellulare, in cui un gatto nero attraversa una strada, come se in realtà stesse attraversando uno spazio artistico nel quale lascia l’impronta di sé stesso. La corsa, è invece una serie pittorica, immaginata come una serie di fotogrammi, che “proiettano” la corsa di una lepre.
Vogliamo chiudere questa breve recensione spendendo alcune parole sulla serie Philadelphia’s Rain, realizzata fra il 1990 e il 2010.
Qui, l’artista si confronta con un soggetto impalpabile, la cui impronta è impossibile catturare. Emerge quindi l’idea della “menzogna” dell’arte, che ricrea una realtà in tutto simile a quella effettiva. Barzagli “ferma” le gocce di pioggia nel momento della loro caduta, per linee verticali, con la tecnica dell’acrilico su tela.
Grandezza Naturale è una vasta panoramica sull’universo degli oggetti, che, con rara sensibilità, l’artista ha ripensato per noi, indagandone quell’eternità che continuamente ci sfugge, ma che invece è lì davanti a noi.

Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
[Sabato 29 settembre 2012 - © Quarrata/news 2012]

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