di Lorenzo Cristofani
Riflettendo
sull’idea di Tommaso Braccesi per una città ‘capitale europea della cultura’
PISTOIA. Il tempo è ormai più
che maturo perché sia seriamente affrontata la possibilità della candidatura di
Pistoia a Capitale Europea della Cultura
nel 2019. L’idea è, come ebbe perfettamente a dire don Umberto Pineschi (vedi), sicuramente suggestiva
e ambiziosa, ma comunque praticabile. L’ambizione è un eccezionale motore di
cambiamento – che servirebbe in tutti
i settori, in una città impigrita come la nostra – e , nonostante già altre città toscane
abbiano avanzato la candidatura e ricevuto forti appoggi (vedi), non esiste ragione
alcuna per cui Pistoia non debba concorrere con una propria proposta.
Come suggerì
per primo Tommaso Braccesi (vedi), non ci sono davvero
motivi per non accettare una tale sfida che rappresenta comunque una storica
occasione per unire le forze delle varie realtà e comparti locali in un progetto
di ampio respiro, rivalutando inoltre i giacimenti preziosi lasciati in eredità
dalla storia.
Credo, in
altre parole, che la città e il territorio abbiano una serie di caratteristiche
altamente raffinate e preziose che, proprio per la settorializzazione
intrinseca, non sono riuscite a esprimere le potenzialità in maniera concreta e
duratura: non abbiano, come si dice oggi, “fatto sistema”.
Perché
allora non provare, a partire dall’amministrazione comunale e dalle varie
Fondazioni locali, a competere in questa sfida, coinvolgendo la collettività ed
elaborando un progetto di città? Non è il caso di iniziare a far fruttare tutto
quel patrimonio monumentale inutilizzato,
tutto quel sistema dei chiostri ed ex conventi – la cinta mistica, a ridosso
delle mura medicee –, il tessuto urbanistico
della città medioevale, il territorio montano con i caratteristici borghi
collegati dalla strada ferrata Porrettana, la vocazione vivaistica, le ville
collinari, il convento di Giaccherino, le tradizioni, come quella organistica e
quelle ancora dimenticate?
Più avanti
questo blog cercherà di riscoprirne alcune, da cui eventualmente poter attingere
per il lungo e difficile lavoro che dovrà essere intrapreso.
Difficile
perché, sebbene le condizioni per la partita ci siano tutte, è inevitabile prendere
atto che partiamo da un decennio, quello passato, in cui la città murata è stata
ininterrottamente capitale europea della non
cultura e lo dico con la delusione di un pistoiese che ha assistito inerme
agli oltraggi subiti dalla propria preziosa e nobile città.
Tommaso
Braccesi condividerà sicuramente che la vicenda di un palazzo identitario, come
quello del Monte Pio, donato alla collettività per finalità benefiche – come
certifica la lapide ottocentesca – finito invece privatizzato e deturpato con un
immondo parcheggio (vedi), rappresenta un fatto
che non succederebbe neanche in Bulgaria, nazione che, peraltro, avrà, nel 2019
e insieme all’ Italia, una città capitale della cultura.
Come chiunque
converrà, immagino, che per uscire da questo periodo di ingiurie culturali, uno spazio verde e storicizzato come l’antico
orto monastico di San Bartolomeo debba esser concepito come il vero volano per qualificare
e rendere ulteriormente attrattivo il centro storico. Un luogo da cui partire
con proposte serie – orti urbani/orti botanici/parchi/socializzazione – per preparare la
candidatura di Pistoia, nell’ottica dei parametri espressi dal bando, in
particolare quelli di sviluppo culturale e sociale, con carattere integrante e
duraturo.
In
definitiva e al netto delle gravi manomissioni subite dal patrimonio culturale
– non ultima la scempio del giardino di Via Abbi Pazienza (vedi) –, l’auspicio è che gli
enti competenti si facciano promotori di questo percorso di elaborazione di
contenuti, raccogliendo così il suggerimento lanciato già dallo scorso anno e
permettendo a tutta la società civile pistoiese di compiere un salto di
qualità, con evidenti benefici per tutti.
Non si
tratta solo di poter vincere un milione e mezzo di euro, è bene ribadirlo: si
tratta di una autentico appello d’araldo, che invita i più prodi alla loro
prodezza.
E una città
dove la principale Fondazione bancaria ha un palazzo così maestoso e insigne (vedi) come quello di recente
inaugurato, non può certo rimanere indifferente …
Cliccare
sull’immagine per ingrandirla.
[Domenica
30 settembre 2012 - © Quarrata/news 2012]
Io una idea per iniziare ce l'ho: Mettiamo aria nuova nei polmoni, facendo andare a riposo certe persone che da anni "fanno" cultura a Pistoia. Per fare certe cose servono persone aitanti e motivate che lavorino per la collettività e non per ribadire se stesse. Fare sistema con tanti piccoli feudatari non credo sia possibile, ecco che una regia generale (o chiamatela organizzazione) tra tutte le realtà pistoiesi da parte dell'amministrazione credo sia più che necessaria.
RispondiElimina