di Edoardo Bianchini
Leonardo Sciascia, parlando dei Promessi Sposi, mise
a fuoco il cosiddetto ‘sistema don Abbondio’, ovvero l’arte di sapersi
arrangiare fino all’inverosimile restando comunque a galla: il famoso curato di
campagna, infatti, è l’unico, alla fine del romanzo, che resta al suo posto nel
suo paese, sano e salvo, vispo e vegeto, mentre le vittime – Renzo e Lucia –
sono costrette ad andarsene perché hanno pagato fin troppo al sistema della
corruzione e del sopruso. E lo scrittore siciliano concludeva che ancor oggi
questo sistema è il punto di forza di questo nostro sciagurato Paese.
Mi è venuto in mente questo, di prima mattina, leggendo le
cronache alte, medie e basse.
Partendo dall’alto, ho dovuto ingoiare le posizioni di
Napolitano che oggi, da perfetto garante della democrazia, si permette, in
assoluta inumiltà, di arrogarsi diritti ben poco paritari rispetto ai comuni
mortali, e ricorre
contro la Procura di Palermo: non me ne importa niente se ci siano o no cavilli
che lo permettono. L’Italia è piena di cavilli e lo sappiamo tutti. Fatto è che
o si è uguali a tutti o non si è: e quando non si vuole esserlo – specie chi dovrebbe
far dimenticare gli applausi ai carri armati a Budapest – il segnale non mi sembra
punto uno dei migliori.
Nelle cronache medie ho ripassato storie
regionali come quelle della Polverini, fatte di bagordi; o come le regalie di
Rossi alla Ximenes di Abetone: come dire il foraggiamento delle imprese all’italiana,
quelle mezze e mezze, ma, di fatto, più private per quel pesantissimo 49% di
presenze che poi – da quanto mi è sembrato di capire – è legato al pubblico con
nodi di parentele e affinità che, più che stretti, definirei puramente scorsoi.
E infine nel basso, a livello del terra
terra, ecco le notizie che riguardano Gualtierotti e Giandonati, due ‘campioncini’
della defunta Comunità Montana, che facevano le creste ai rimborsi-spesa a chilometraggio,
fino a coprirsi del disdoro vergognoso che oggi li accompagna in pubblico.
Ma un altro esempio, che non esito a
definire allucinante, lo ritrovo anche nell’ex Sindaco di Quarrata, Sabrina
Sergio Gori, che se ne esce stamattina, su La Nazione, come sostenitrice
del rottamatore Renzi: e su quest’ultimo caso avrei molte domande da porre all’esimia
dottoressa, specie in relazione al fatto che, unica fra i quarratini, quand’era
Sindaca lasciò che fosse fatta una variante ad personam sull’area di
rispetto della Villa La Magia. Ad personam vuol dire a favore di sé o
della propria famiglia, per essere chiari.
Di questa sconcezza della Sergio Gori ne
ho parlato solo io varie volte su questo blog: ma, evidentemente, nel ‘sistema
don Abbondio’ non usa che la gente venga dietro e che qualcosa si muova,
perché, come diceva Sciascia, il sistema si mantiene intatto e stabile.
Ecco. Stamattina, per tutto questo,
volevo ripetere ancora una volta che:
–
mi vergogno di essere italiano e di dover per forza appartenere a uno Stato in
cui un Presidente ci appioppa un Governo che nessuno di noi ha votato,
violando qualsiasi norma di qualsiasi natura, ma poi legalitariamente si
difende e pretende di non dover essere visto come un qualsiasi altro cittadino
(sindrome Berlusca…?);
–
mi vergogno di dover appartenere per forza a uno Stato in cui i soldi della
gente vengono spesi per festini a suon ostriche e champagne, ma anche per
foraggiare società che dovrebbero camminare con le loro gambine senza succhiare
il sangue dei lavoratori;
–
mi vergogno di dover appartenere per forza a uno Stato in cui amministratori
pubblici rubacchiano, autorizzandosi e autorizzati, ai poveracci che ogni
giorno incurvano la schiena non per portare a casa soldi per le loro famiglie,
ma per dover pagare tasse che finiranno in tasca ai propri indegni
rappresentanti – per giunta, come Gualtierotti, insigniti di alti
riconoscimenti istituzionali come la Commenda della Repubblica e altro (vedi).
Questo volevo dire. E scusatemi se è poco…
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[Giovedì 20 settembre 2012 - ©
Quarrata/news 2012]
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