di Luigi
Scardigli
L’opuscolo presentato giovedì scorso al
Circolo Arci di Cantagrillo
CANTAGRILLO. Cinquanta pagine di storia, certo, minore, ma probabilmente
indispensabili per riuscire a ricostruire, nel quarto millennio, forse, le
vicende umane e dunque anche politiche, di Serravalle Pistoiese. Un Comune assurdo, un delta geografico che vede il
cuore politico strizzare l’occhio alla Valdinievole e quello storico al
Montalbano.
Roberto Daghini si è messo all’anima questo piccolo grande
lavoro certosino e dalle sue ricerche, dalle sue emozioni e dalle sue
considerazioni ha visto la luce di Quella
Rossa Bandiera che continua a sventolare nel suo cuore e di pochi altri, ad
essere onesti. Nemmeno forse di quelli che l’altra sera, al Circolo Arci di
Cantagrillo, sono accorsi alla presentazione del suo opuscolo, onorato almeno,
sul tavolo dei relatori, dalla presenza del Sindaco di Serravalle, Patrizio
Mungai, e di Rosalia Billero.
Il sottotitolo del volume dice che si racconta, all’interno,
la storia e la politica del Circolo di Rifondazione Comunista a Serravalle
Pistoiese per il lasso di tempo sotteso dal 1991 ad oggi, i vent’anni più duri,
forse, dei comunisti italiani; traditi, giorno giorno, dai suoi più illustri
portavoce, quelli che hanno abbandonato la zattera prima che i legni finissero
alla deriva contro gli scogli della storia, che invece, contemporaneamente, ha
puntato la prua in ben altra direzione.
Daghini con il suo libro |
Le righe del prezioso opuscolo, che lo stesso Daghini ha
voluto dare in omaggio alle biblioteche comunali, provinciali e regionali
affinché certe memorie non vadano perdute, sono una testimonianza viva, spesso,
altre volte tramandata dalla sincerità e dal candore delle fonti, di quello che
è successo nel circolo dei rifondaroli negli ultimi venti anni, il lento
e inesorabile distacco dalla sinistra ufficiale e il non potersi e sapersi
ritagliare uno spazio, degno percentualisticamente di rilievo, a sinistra della
sinistra.
Si leggono nomi, all’interno del libro, date, numeri,
dimissioni ed elezioni, votazioni e rinvii, ma trasuda, soprattutto, l’amore
incondizionato, seppur ideologico, per una causa che la storia, al momento,
sembra aver sepolto.
I rifondaroli del Circolo di Cantagrillo sono ancora
tutti lì, ad aspettare. Non con le mani in mano –
non l’hanno mai fatto –, ma con la tristezza nel cuore e le lacrime che sgorgano
dagli occhi per bagnare il viso perché hanno dovuto assistere, inermi ed
impotenti, al naufragio storico del comunismo, tra l’inevitabile e le colpe di
narcisismo.
Nel mezzo, però, ci sono quelli come Roberto Daghini, che ci
hanno creduto e sono stati così onesti e disinteressati alla loro causa che
continuano a crederci.
E lo faranno per molto altro tempo ancora.
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[Sabato 29 settembre 2012 - © Quarrata/news 2012]
Daghini ci scrive:
RispondiEliminaGrazie per la bella recensione, che mi trova d’accordo su quasi tutto. Anche se penso che insieme all’ideologia comunista come era stata pensata 80 anni fa, è fallito anche il capitalismo. Quello che manca alla società di oggi, sono i grandi ideali, questi sono stati sostituiti dall’individualismo e il profitto a ogni costo. Speriamo bene.
Daghini