di Luigi
Scardigli
Mesti per l’estremo saluto al collega,
addolorati per il dolore della famiglia
Ce lo ricorderemo quasi tutti come farò io, Giancarlo
Zampini, con il sorriso sulle labbra, con gli occhiali scuri anche sotto il
diluvio, la fretta e a volte la concitata eleganza inglese di un uomo sempre in
movimento e con quel senso, consapevole e caduco, della vita, della sua
fragilità, della sua inconsistenza.
Parlo così perché Giancarlo Zampini ha deciso di far
proseguire a noi, senza di lui, il cammino: parlo così perché Giancarlo Zampini
è morto. Lo ha fatto nella maniera che meno ci si potesse aspettare, in
silenzio, lontano da telecamere, microfoni, riflettori, risate, pacche sulle
spalle, parole di conforto, suppellettili indispensabili dell’informazione che
lo hanno perseguitato una vita intera, sulle colonne del quotidiano La Nazione e sul piccolo schermo di Tvl.
Avrebbe compiuto 67 anni il prossimo 30 novembre, Giancarlo,
parecchi dei quali passati a cercare di provare a dare un senso alla sua vita e
a quella delle persone con le quali ha interagito, amici di tutti i giorni,
personaggi da celebrare, relitti da far risorgere.
Lo sapeva benissimo, comunque, Giancarlo, come la vita fosse
una straordinaria anticipazione di un mistero incredibile, il miracolo della
vita e dei suoi legami.
È così, che tempo fa, sempre dall’emittente televisiva
pistoiese, in quella circostanza intervistato da Raffaele Ferro, Giancarlo
Zampini, con la solita piacevolissima, sicura, affabile modulazione di
frequenza, ebbe a dire del miracolo: «È una cosa meravigliosa, ma bisogna
saperla cogliere».
Quarrata/news si unisce alla famiglia del collega nel momento del dolore
che rende muti.
Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
[Martedì 25 settembre 2012 - © Quarrata/news 2012]
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