giovedì 13 giugno 2013

PAUL CELAN NELLA MONOGRAFIA DI MASSIMO BALDI

di LUIGI SCARDIGLI

Si presenta domani allo Spazio di via dell’Ospizio

PISTOIA. Non è affatto semplice descrivere, con le solite righe dell’approssimazione quotidiana giornalistica, la monografia filosofica di Paul Celan, poeta-filosofo, ma anche manifattore, scritta da Massimo Baldi. Il trattato infatti – di cui si dibatterà domani pomeriggio a partire dalle ore 18 presso la libreria Lo Spazio, in via dell’Ospizio a Pistoia – è il frutto di un lunghissimo periodo di ibernazione astrale alla quale l’autore (uno dei più stimati allievi di Roberto Carifi) si è sottoposto sin dai tempi della sua ricca frequentazione del dottorato senese e che è proseguita nel tempo, in Germania, dove ha vissuto e negli studi che non può che continuare, con incessante morbosità, a produrre.

Perché Celan, nel panorama della costellazione poetica, è uno dei pochissimi verso i quali la filosofia ha sistematicamente avvertito la necessità e il dovere di raccordarsi e confrontarsi, soprattutto alla luce di quella linea di confine che in molti altri casi invece è decisiva, poesia assoluta e poesia artistica e che con l’autore rumeno, invece, gode e soffre un’alternanza sistematica e ondulatoria di significati e percezioni.
L’opera di Massimo Baldi infatti (Carocci editore, 23 euro) è poeticamente, ma anche letteralmente, una penetrazione viscerale nella poetica filosofica di Paul Celan scandita dai momenti più tragici della sua esistenza, fino al tratto più abissale, l’incontro con il filosofo Martin Heidegger, l’affrancatore del nazismo, nel 1967, che si risolse poi nello storico discorso nel Meridiano, una sorte di sindrome di Stoccolma che il poeta soffrì e risolse, con un’elevazione abissale, verso la tragedia nazista, cercando disperatamente di dare corpo e voce ad un dolore sordo, cupo, immotivato, inimmaginabile.
Massimo Baldi, suo stimato storiografo, è decisamente tutt’altra cosa, un personaggio funky che stride, se volete, con il rigore e l’austerità dark di Celan, due monadi, il docente e il discente, che diviene a sua volta docente, disposte su due lati diametralmente opposti ad un medesimo punto di osservazione e intente a dare la loro versione.
Per recensire il volume, che l’autore mi ha onorevolmente, ma soprattutto onerosamente, regalato, non mi son bastati retaggi scolastici e universitari: ho dovuto spogliare e rivestire, oltre che la memoria, anche e soprattutto l’alfabetizzazione di un autore, Paul Celan, enorme e portentoso, incapace di vivere epidermicamente il dolore e la disfatta fino al punto di poterne e volerne incarnare la todesfuge (la fuga della morte), risolta poi nel suicidio.
Un autore pesantissimo Paul Celan, per molti versi irrisolto e irrisolvibile anche alla luce di oltre mezzo secolo di accostamenti saggi e sapienti, che si arricchiscono, con autorevole disinvoltura, anche con lo studio di Massimo Baldi, che oggi pomeriggio, nella sala da the multiuso e multiforme de Lo Spazio, proverà a riassumere, in un dibattito rigorosamente riservato agli addetti ai lavori, la poetica rigorosa e cruda di un autore che ha saputo condannare il martirio nazista con la sua tragica e luttuosa celebrazione.

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Foto di Luigi Scardigli.
[Giovedì 13 giugno 2013 | 17:43 - © Quarrata/news]

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