di LUIGI SCARDIGLI
Il chitarrista di Vasco Rossi, Zucchero e Mina ieri sera sul
palco di Santomato
PISTOIA. Poco importa se a sentirlo ci siano decine di migliaia di
fans in totale delirio o qualche centinaio di composti appassionati di musica.
Il rapporto che Andrea Braido ha con la musica è privilegiato, particolare,
unico.
«La qualità si paga – ha esordito Andrea Braido, con il suo
solito slang trentino, poco prima dell’esibizione in una delle stanze del
circolo di Santomato trasformate, nell’occasione, in un casalingo back stage –:
lo diceva Frank Zappa e io condivido. Totalmente. Ma la qualità serve sempre
meno.
La musica in questo paese si sta inabissando: si promuovono effetti
speciali, non si incentiva lo studio, la sofferenza, il sacrificio. Si diventa
re in una notte e la successiva si può anche tornare nell’anonimato dal quale
si è stati catapultati: a nessuno interessa nulla. Il pubblico digerisce tutto
ciò che gli si offre in pasto. Spesso il segreto è essere americani, o per lo
meno inglesi: popolazioni che artisticamente non ci legano nemmeno le scarpe,
ma sono più commerciabili, si vendono meglio. Anzi, si sanno vendere».
Andrea Braido, avvelenato, non ha solo
un dente, ma tutti e trentadue. E ha ragione. Soprattutto sentendolo suonare.
Arriva dove è difficile si possa immaginare ci siano spazio e amplificazione
per le sue note: la sua chitarra non è uno strumento, ma un refolo, uno
spiffero; se c’è un pertugio, è fatta. Il muro che sorregge le emozioni si
sbriciola: la strada e la via la asfaltano la sua sei corde e la sua immane e
profonda conoscenza della musica.
È un autodidatta, Andrea Braido, un
polistrumentista che dopo aver seguito in tournée i grandi della musica
italiana, ha deciso di rintanarsi su se stesso e cercarsi. Si è trovato nei
suoi dischi, nei quali si diletta non solo con la chitarra, ma anche con la
batteria, uno dei primi amori. Mai dimenticati.
Ieri sera, la sala da ballo di
Santomato, che negli ultimi anni si è trasformata in uno dei luoghi più cari alla
musica dal vivo, non solo quella professionale, ma anche quella dei sogni, che
costano poco, pochissimo, quasi nulla, stentava a contenere tante persone, che
a loro volta stentavano a credere che su quel palco, abitualmente offerto e
affittato ad aspiranti allo sbaraglio, ci fosse un vero e proprio mostro sacro.
A seguirlo nei suoi sentieri, che paiono impraticabili fino a quando non decide
di dare il via alle danze, per trasformare la paura e l’incertezza in
un’accecante illuminazione, c’erano degli strumentisti particolarmente efficaci
e una voce di spessore, quella di Andrea Ranfa
Ranfagni, seguito dal solito nutrito stuolo di ammiratori e poco in disparte,
lontano dai riflettori, ma vicinissimo al cuore, dalla moglie e dal figlio,
piccolissimo, che dopo aver belato un po’ ha preferito addormentarsi, nella
carrozzina, lasciando intendere che ne avrà di tempo, per togliersi la voglia
di sentire cantare il papà.
Una serata di rock, puro, purissimo,
dove cadono inevitabilmente tutta una serie di effetti musicali collaterali e
che Andrea Braido conosce alla perfezione. Oh sì, certo, lui è anche un
bluesman, si diletta con la worldmusic, impartisce concerti e lezioni di jazz.
Ma sentirlo è sempre una novità. Anche per se stesso. Non si conosce ancora
abbastanza e soprattutto non si fida del tutto. Certe volte emette suoni che
lui stesso ignora: il tempo di ricordare la posizione delle dita sui capotasti,
appoggiare la chitarra alla parete, appuntarsi il passaggio. Per sapere cosa ne
sia venuto fuori, occorre sentirlo suonare. Un’altra volta.
Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
Foto di Luigi Scardigli.
[Venerdì 17 gennaio 2014 | 10:37 - © Quarrata/news]
bellissimo aricolo ma, definir il SANTOMATO Live che, si arrabatta da 4 anni per dar spazio ai live e a tante formazioni e band, che cerca di far si che in quel di pistoia vi sia un luogo dove si possa risvegliar la passione alla musica, sia autodidatta che tributo, un sala da ballo con un pubblico abituato ad aspiranti allo sbaraglio mi par un poco offensivo senza pensar al lavoro che v'è dietro nell'organizzar un'evento simile alle tante persone senza arte ne parte che si è giocato giornate e nottate per far si che si possa anche dare questo e se questo è stato possibile è anche ai talent e ai live di minor qualità ...
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