Lettera di risposta a e.b. blogger
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Gentile Bianchini,
anzitutto desidero ringraziarLa per l’attenzione che sta dedicando a me e al gruppo di persone che mi aiutano in questo percorso lungo e difficile. Nella sua lettera mi pare ponga tre questioni: quella relativa alle politiche di bilancio del Comune di Pistoia; quella relativa alle esigenze di riforma del personale; quella delle badanti.
1) Sulla prima questione ho già avuto modo di intervenire nei giorni scorsi, con una paginetta specificamente dedicata e devo rilevare che l’organo della Corte dei conti da lei citato alla fine non fa altro che confermare un’analisi che assieme ad altri consiglieri (penso a molti interventi del cons. Nicola Gonfianti) andiamo facendo fin dall’inizio del mandato. Qui vorrei soltanto aggiungere un altro modo di leggere le cose: da molti anni si portano avanti politiche in cui si spende molto per chi lavora all’interno del pubblico rispetto al servizio che rende e si preleva molto da chi è fuori dal pubblico e fruisce dei servizi che il pubblico elargisce. In sostanza, si assiste a una non troppo equa distribuzione della ricchezza. Da un lato, si pensi ad esempio al gran numero di dirigenti oltretutto a tempo indeterminato; si pensi agli scatti che a volte si fanno conseguire poco prima di andare in pensione; si pensi al costume di assumere consulenze da persone che sono già andate in pensione. E dall’altro lato, si pensi al numero di sanzioni amministrative contestate ogni anno dai vigili urbani. Ebbene, non c’è dubbio che si tratta di un problema.
2) Ecco allora che, e vengo alla seconda questione: mi pare giunto il momento di intraprendere un’azione di riequilibrio tra spesa pubblica e richiesta ai privati. Si badi, qui non si tratta di riformare i servizi, quanto piuttosto di eliminare quelle sacche di privilegio e di rendita che in una condizione come quella attuale sono divenute intollerabili. Il discorso è molto delicato, e sono sicuro che anche alcuni dei miei più profondi estimatori mi interromperebbero per invitarmi alla prudenza, correndo il rischio di spaventare la struttura etc. Tuttavia mi chiedo se sia davvero plausibile che oggi si continui a non vedere ciò che è sotto gli occhi di tutti. La verità è che attualmente all’interno della struttura comunale si percepisce un enorme malumore, una vera e propria stanchezza, quasi una rassegnazione. Le azioni che si possono fare sono allora due: iniziare a incidere sulle rendite; valorizzare coloro che costantemente, nonostante l’impegno quotidiano non sono sufficientemente stimati. Io non voglio impaurire nessuno, dico soltanto quello che tutti sanno ma non hanno il coraggio di dire e di mostrare. La lotta alle rendita può essere di mille tipi. Certo la responsabilità per gli errori, soprattutto se si tratta di errori gravi, ma intanto inizierei da cose semplici semplici, e cioè negherei le indennità di risultato a chi, ad esempio, non istruisce bene le pratiche. Inoltre, direi basta con i dipendenti comunali che durante l’orario di lavoro vanno al mercato: non sono Brunetta, ma non sono nemmeno un ipocrita che fa finta che le cose non esistano. Non è tollerabile, non si può fare. Non è giusto per i cittadini, non è giusto per tutti i dipendenti comunali che tutti i giorni fanno il loro dovere. E mi chiedo: è accanimento? Sto dicendo cose troppo rivoluzionarie?
3) Infine, per quanto riguarda la questione delle badanti, devo confessarle che mi pare più complessa di quanto possa sembrare. Alcuni mi hanno segnalato che ci sarebbe un problema di come sono state scritte le norme, e che pertanto tutta la questione nascerebbe da una sorta di vuoto normativo, per cui le badanti non sono ricomprese nel nucleo familiare (le ripeto, per adesso non ho avuto modo di approfondire ulteriormente). Ebbene, così posta la questione è più giuridica che politica, e se i giudici condannano, gli Enti devono sottostare alle decisioni della magistratura, verificando possibili colpe, che, ripeto, devono essere gravi per intraprendere azioni di qualsiasi tipo, altrimenti si rischia di impedire il sereno esercizio delle proprie funzioni. Sul piano politico mi domando come nessuno, appena è sorto il problema, abbia fatto qualcosa per risolverlo, ed inoltre le posso assicurare che troverei corretta una riforma che facesse rientrare le badanti nel nucleo familiare, per una miriade di ragioni sostanziali: il servizio che svolgono, il loro sostanziale ingresso nelle relazioni familiari etc.
Infine mi sia consentita un’ultima considerazione. Se è vero che sono stati fatti e si fanno tanti errori, è anche vero che amministrare è davvero difficile e che tutta la verità non sta mai da una sola parte. Penso che sia venuto il momento di iniziare percorsi di serio dialogo, anche perché si stanno realizzando i presupposti perché ciò accada. Equilibrio, saggezza, misura, bilanciamento sono tutte parole dolci, miti, da convivenza reale, che dobbiamo tornare a far vivere.
Un caro saluto.
Roberto Bartoli
Grazie a Lei, caro Professore.
Solo che il problema delle badanti non è che un aspetto del più ampio rispetto della legalità che nessun Comune, a cominciare da Pistoia, vuole affrontare seriamente. E in questo – credo – tutti sono purtroppo aiutati anche da una generalizzata disattenzione di chi dovrebbe vigilare e non lo fa se non con bassi profili: tanto più bassi quando si tratta di potere politico.
In fondo è questa la condanna del nostro Paese, in cui sia io che Lei sembriamo, nonostante tutto, credere a fondo e con un profondo senso morale.
In parte Lei risponde, e si impegna con me e con i Suoi elettori, quando dice che occorre non concedere regalìe a chi non istruisce bene le pratiche, che occorre fare guerra alle rendite; in parte lo fa quando afferma «si pensi al numero di sanzioni amministrative contestate ogni anno dai vigili urbani. Ebbene, non c’è dubbio che si tratta di un problema».
Sì: la nostra pubblica amministrazione è una neoplasia – e se permette – tutta italiana, nata da una visione politica corta e tradizionalista, a cui non è riuscito a sottrarsi neppure Bassanini: teniamo buoni i burocrati e nessuno ci metterà bastoni fra le ruote.
Niente di più sbagliato.
Chi la pensa così – e qui includo Sindaci e Giunte di qualsiasi colore – si mette in mano a chi ha già fin troppa iattante consapevolezza di essere la struttura portante del carro carnevalesco, e ha la faccia di fare quello che vuole e come vuole certo della propria impunità.
Occorre invertire questa tendenza, dando chiari segnali. Le regole ci sono e tutte da sempre.
Loro – dagli pseudo-dirigenti che non pagano mai, ma riscuotono fin troppo, agli pseudodipendenti che nessuno tocca, se non toccano nessuno – non sono lì per esserci in eterno, ma per rispondere a noi e ai nostri bisogni: rendendo conto e pagando anche di propria tasca, se necessario.
Il popolo, arreso e rinunciatario di oggi, rialzerebbe sùbito la testa e renderebbe merito alla propria dignità, se davvero incontrasse un Sindaco che sapesse dare una svolta a questa insopportabile situazione degna di un altro 1789. Si impegni, dunque, anche per questo!
Un caro saluto a Lei, con stima,
Edoardo Bianchini
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[Martedì 8 novembre 2011 – © Quarrata/news 2011]
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