di Antonio Nardi (*)
Ho letto il lungo editoriale di Edoardo
Bianchini su Quarrata News, dedicato all’assemblea comunale del PD.
Devo dire che l’ho capito e non l’ho
capito.
L’ho capito perché tratta chiaramente
di fatti politici di tutta normalità. Non l’ho capito perché è difficile per me
pensare che Edoardo non si renda conto che in qualche modo la politica s’ha da
fare.
Prendiamo la questione dei
“bartoliani”.
Edoardo sa che una maggioranza
consiliare, se non segue il sindaco, sono dolori. I consiglieri hanno il loro
spazio (interrogazioni, interpellanze, mozioni, commissioni, ecc.) ma, sui
provvedimenti importanti, il capo dell’amministrazione non può temere agguati.
Bartoli aveva un suo programma
originale e chi sta con lui e verrà eletto lo farà pesare in aula. La città va
governata e non sarà facile se, di fatto, vi saranno due sindaci: uno sulla
poltrona ufficiale ed uno in sala d’aspetto.
Altro punto, le regole. Io, caro
Edoardo, le trovo del tutto plausibili. Un partito si organizza e si dà dei
criteri: doppio mandato, verifica su chi ne ha già fatto uno, credibile
appartenenza all’area ideale del partito.
Personalmente, la regola del doppio
mandato la farei valere anche per i grossi calibri, vedi Bindi e D’Alema. Mi
dispiacerebbe per Bersani, perché non ne indovina una ed è un perdente come me.
Altro punto, e poi ho finito. Edoardo
paragona il PD al PCUS, ma non tiene conto che il PD è solo, se Dio vuole, un
partito, mentre il PCUS era il partito.
Questo non significa che il PD non
abbia nella storia radici autoritarie e non abbia “trasfigurato” (una sorta di
monte Tabor) leader micidiali come Enrico Berlinguer.
Più volte nel mio blog ho richiamato
quelle radici. Ma l’Italia è questa: un paese
in cui formazioni politiche d’ispirazione totalitaria (PCI e MSI) hanno
pesantemente condizionato lo svolgersi della vita civile, impedendo al sistema repubblicano
di svilupparsi come una forte e consapevole democrazia liberale, al pari della Francia, della Germania e della
stessa Spagna, paesi che hanno regolato una volta per tutte i conti con le
forze di dubbia ispirazione democratica.
Comunque, ad oggi, il PD è e resta un
partito, non di rado nel caos, come significativamente non accadeva mai al
vecchio e inossidabile PCI.
P.S. Raccomando di rileggere il passo
di Bianchini secondo cui Francesca Bardelli nel PD “sarebbe come un marchese in
un governo repubblicano della Rivoluzione Francese”. È esilarante. Per la
verità, qualche nobile dette mano alla Rivoluzione, ma certo non passava
inosservato.
P.S. Mi dispiace che la regola dei due
mandati abbia escluso competenti e corrette persone.
Caro Antonio,
grazie, come sempre, della tua
attenzione. Ma non scandalizzarti di come io vedo o non vedo le cose. Lo sai
che, essendo più ‘poeta’ che politico, sono più facile alle incazzature che
alla lucida osservazione machiavelliana.
Ecco perché non feci mai il politico,
anche quando i socialisti del Psi mi invitarono a entrare in amministrazione a
Quarrata.
Preferisco incazzarmi. Preferisco
sbagliare di fuori, piuttosto che: 1) o alzare la mano in consiglio e dire di
sì al Sindaco, facendo il coglione; 2) o fare casino ricordandomi che sono un ispirato,
ma sufficientemente anarchico per non essere un emerito coglione da sì.
Mi sono spiegato?
Comunque anche tu non vedi una cosa
macroscopica: e te la voglio dire.
Non ti sei accorto che Bertinelli non
sarà il Sindaco: sarà quello che sta a sentire cosa gli dicono di fare gli
altri, quelli del potere reale, e lo farà fare da Sindaco. Le cose cambiano, mi
pare.
Lui se ne sbatterà, perché, in fondo,
gli fa gioco solo di far carriera – e su questo non c’è dubbio, sennò avrebbe
ribaltato il seggio 11 di Ponte alle Tavole, e non ci sarebbe andato a cena a
festeggiare la vittoria.
Comunque, stando così le cose, il secondo
Sindaco di Pistoia, quello che tu dici il Sindaco di sala di attesa,
sarebbe stato – almeno in questa città di gente che non vuole cambiare mai – l’unico
vero e solo Sindaco.
Grazie per l’apprezzamento sulla ‘Marchesa
Bardelli’. Un po’ mi sono divertito anch’io: che vuoi? Mi vengono così…
E come al solito, un abbraccio forte da
socialista nostalgico di chi fu mandato a morire lontano dai signori che ancor
oggi dominano nel Pd – a danno di quel ‘coglione’ di Bersani.
Anche per me la mia libertà equivale
alla mia vita e la mia vita equivale alla mia libertà.
Tu lo sai,
Edoardo
Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
[Giovedì 8 marzo 2012 - © Quarrata/news
2012]
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