di ALESSANDRO ROMITI
Un inaccettabile tentativo di
limitare la libertà di stampa, di informazione e di critica
AGLIANA. L’istituzione della Fondazione Misericordia di Agliana è
stata annunciata il 25 gennaio scorso, tra gli applausi generali dei
partecipanti all’assemblea della Mise, come una naturale evoluzione del nuovo
assetto e cioè (così riporta l’atto costitutivo), quello di un sodalizio “socialmente
utile” perché fondato su “valori cristiani e sulla dottrina sociale della
chiesa Cattolica…”.
IN UN MARE DI RIDICOLA
INSOPPORTABILE SUPERBIA
Quattro
parole vanno spese.
Vanno
spese per tirare sacrosante cignate sulle mani (ma anche altrove) sia
di Artioli che dei suoi sostenitori: fra i quali metto non solo i suoi
fedelissimi, ma anche alcune autorità aglianesi che lo sostengono e gli si
accostano facendo le fusa come degli aristogatti di provincia – e chi lo fa, sa benissimo a chi alludiamo.
Quando
abbiamo cominciato a grattare la scabbia, abbiamo avuto centinaia di persone
contro. Migliaia sono rimaste zitte, perché di solito è bene stare a capo
chino o girare gli occhi altrove per non avere grane.
E
così chi comanda continua a comandare sempre di più e chi ha la testa bassa
la deve tenere sempre più bassa fino a troncarsi il collo.
E
il bello è che Agliana è un paese di sinistra: di quelli che dicono di avere
coscienza popolare e senso della democrazia. Complimenti!
Artioli
– e i suoi sostenitori – ci hanno presi in giro, derisi, dileggiati. Ci hanno
negato risposte; hanno chiuso le loro carte nei cassetti. E poi…?
E
poi noi, con la nostra pazienza, abbiamo ottenuto carte, cartoni, cartelle,
cartine, cartoline e cartolari: tutto da cima a fondo sulle gestioni
economiche normali e anomale della Misericordia. Abbiamo avuto tutti i
documenti che chiedevamo per leggerli e diffonderli, dalla Provincia; li
abbiamo avuti dalla Regione Toscana.
Li
abbiamo forse ottenuti perché eravamo ammanigliati con il potere o solo perché,
per trasparenza e interesse di informazione, ci spettavano?
Pensateci
bene, aglianesi. Non è una cosa stupida né da prendere sottogamba.
Sottogamba
vi stanno prendendo – come vi abbiamo mostrato nei fatti – Artioli e i suoi sostenitori:
i signori della non trasparenza che mandavano i bilanci e le loro carte al
Papa.
Ma
via…! Si sono messi lì, a sedere, sull’Olimpo della Misericordia, e hanno
fatto e disfatto a loro piacere e a loro capriccio: hanno fatto entrare chi
volevano e hanno escluso chi gli pareva. Lui, il fondatore primo come un Dio
o un demiurgo da Repubblica di Platone, e i suoi fedeli co-Dei.
Hanno
rifiutato ciò che ci spettava di diritto, ciò che spettava di diritto ai loro
concittadini: e così hanno dimostrato di essere quello che erano e sono. Si
evince dai fatti: hanno nascosto tutto.
Perché?
Perché volevano essere democratici o perché preferivano fare i tiranni?
A
voi la scelta. Ma poi non lamentatevi se vi vanno in tasca!
Edoardo Bianchini
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L’acquisizione dell’atto
costitutivo del Notaio Rizzi (vedi)
è stata un’operazione difficile, per la necessità di raggiungere il competente
ufficio “persone giuridiche” che ha sede presso la Regione Toscana ma oggi,
finalmente, è pubblicato e consultabile grazie al blog: èccovelo servito,
cittadini di Agliana. Facciamo solo alcune precisazioni di merito che balzano
agli occhi, assicurando tutti subito che la sfilata degli intenti trascritti è,
come al solito, persuasiva e convincente, ovvero formalmente ineccepibile. Non potremo
che complimentarci con il comitato direttivo della Confraternita (dalla quale è
stata partorita la Fondazione) e dire – anche noi –, commossi da tanta bontà, “bene,
bravi, bis!”.
Ma noi, lo sapete bene, condannati
a essere scettici e diffidenti, riscontriamo una serie di prescrizioni
statutarie che – per un’associazione Onlus – sono almeno conflittuali con delle
etiche preposizioni di intento – ancorché formalmente legali e
corrette – perché non rispondenti ai più
essenziali principi di elementare buon senso. E oggi giunge anche il Vescovo
Mansueto Bianchi a confortare la bontà della nostra inchiesta osteggiata in
ogni modo (vedi).
Emerge subito che i nominativi
coinvolti in Fondazione sono i soliti noti: Artioli, Morosi, Palandri, Muffi,
con una sola new entry, Tiziano Caporali (altro bancario) e, l’insostituibile
figura del revisore dei conti designato: il rag. Bruno Gori, anche lui davvero uno
e trino, esclusivo e applicato alla delicata funzione di controllo
assegnatagli, in modo ubiquitario, in Piazzetta della Misericordia ad Agliana:
quella di revisore dei conti.
Puntiamo ora l’attenzione su
due articoli davvero illuminanti (quelli che parlano dei vaìni: sì, proprio
gli sghèi, le palanche, i dindi, ve lo diciamo in forme diverse, perché
fa meno male) e sui quali, il consiglio non mancherà – se vorrà – di dare ampia rassicurazione che, quelle specificazioni,
erano solo formalità burocratiche che non avrebbero mai visto pratica
attuazione.
Per chiarezza: i consiglieri
non designeranno mai alcun Direttore Generale e, sia il Presidente che gli
altri plenipotenziari, non avranno alcun tipo di retribuzione o emolumento. Ma
allora – c’è da chiedersi – perché lo hanno specificato con cotanta puntigliosa
chiarezza?
Il mondo è pieno di formalità
che vengono successivamente superate con un’eccezione da qualche azzeccagarbugli:
sarà anche questo il caso della Fondazione? Speriamo di no.
Più oltre gli articoli 15 e 22
sono davvero contraddittori: se la Misericordia di Agliana e la Fondazione sono
ispirate da principi evangelici e misericordiosi, colmi di solidarietà umana,
perché i dirigenti e revisori dei conti devono vedersi potenziali assegnatari
di compensi per delle prestazioni dirigenziali, connesse a cariche sociali che
si possono mantenere – reggetevi forte – anche “a vita”?
Il presidente è nominato dal “Fondatore
iniziale” (il Big Bang, dal quale nasce tutto, è innescato dalla
consulenza del rag. Poggiani), viene eletto per tre anni e non prevede dei
limiti di nomina, quindi potrà essere anche eletto Presidente a vita
(così come Andreotti, che era, in tal guisa, Senatore).
Ganza poi, la definizione di “assemblea generale”, scaturita
dal Big Bang: oltre al Fondatore iniziale, siedono i Fondatori successivi
(privati finanziatori) e i sostenitori (che vorranno sostenere chiqualeochecosa?):
questi ultimi hanno facoltà di partecipare alle assemblee, ma non di votare.
Essi hanno anche facoltà di intervento, ma, se non si fosse capìto, il loro intervento
avrà un indirizzo “non vincolante” (lasciate i finanziamenti, che poi si
spendano noi, come si crede: e tornatevene a casa in pace… la messa è finita).
Quest’ultima considerazione è
dirimente e chiarisce effettivamente qual è il livello di controllo dell’Assembla
dei Soci della scatola vuota “Confraternita della Misericordia di Agliana Onlus”:
nessuno. Infatti, siedono in assemblea solo i sostenitori del Presidentissimo
che la rappresentano nel consesso assembleare, non i soci ordinari. Questo è il
concetto di partecipazione democratica, un film già visto. Pertanto si mettano
l’animo in pace i cittadini associati: la scalata alla Mise si è
perfezionata: è stato calato l’asso pigliatutto!
Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
[Martedì 11 giugno 2013 | 20:21 - © Quarrata/news]
" Aglianigrad" era è e resterà così. E se la Misericordia dovrebbe essere una istituzione che nasce dalla Chiesa Cattolica e diventa invece una casa del popolo con il beneplacito del prete, di cosa vi dovete dolere? State sulla sponda del fiume e smettetela di cercare di fare aprire gli occhi. Questi sono come i russi che hanno fatto vedere i carri armati perfino ai Cechi (slovacchi).
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