di EDOARDO BIANCHINI
Riflettendo vichianamente ‘con mente
pura’ sul caso dell’Assessore perdonato
PISTOIA. Troppo garantismo, troppa correttezza politica,
troppa bontà, troppa comprensione, troppa fiducia, troppa inclinazione al
silenzio, troppa voglia di nascondersi… Insomma, una serie di troppi
che, stando a quel che dice il proverbio, storpiano il quadro generale.
E la nostra vita.
HO AVUTO PAURA
PERCHÉ SONO NUDO
7 Allora si aprirono
gli occhi di tutti e due e si accorsero di essere nudi; intrecciarono foglie
di fico e se ne fecero cinture.
8 Poi udirono il Signore Dio che passeggiava nel giardino alla brezza del giorno e l’uomo con sua moglie si nascosero dal Signore Dio, in mezzo agli alberi del giardino. 9 Ma il Signore Dio chiamò l’uomo e gli disse: «Dove sei?». 10 Rispose: «Ho udito il tuo passo nel giardino: ho avuto paura, perché sono nudo, e mi sono nascosto». 11 Riprese: «Chi ti ha fatto sapere che eri nudo? Hai forse mangiato dell’albero di cui ti avevo comandato di non mangiare?»… |
È questo il segnale più certo grazie al
quale il Paese che si chiama Italia è uno stivaletto senza più suola: lo
abbiamo ai piedi, ce lo tiriamo dietro come se non potessimo sfilàrcelo, ma le
nostre piante, che hanno fatto il callo, camminano, nude, sul liscio e sul
ruvido, sull’asciutto e sul bagnato, sul ghiaccio e sui carboni accesi.
Ed è per questo che i nostri signori
politici e amministratori in nome nostro, ci fanno pagare i diamanti e gli
orologi per le loro ganze, le cene e i pranzi delle cresime di famiglia, gli
abbonamenti a Diabolik – e chissà quanti preservativi e pillole del
giorno dopo per i loro bisogni più bassi.
Bisogna, invece, tornare – ora che la
polemica sul caso Nuti sembra essere stata sedata e che i toni si sono abbassati
– a parlarne.
È necessario per dovere di educazione civile
e morale: per senso marxistico di ‘riepilogo’ storico complessivo.
Facciàmolo perché siamo in un mondo in cui –
per citare il Mordo Nahum di Levi di La tregua – guerra è sempre: e lasciare il caso Nuti così com’è
stato liquidato da Bertinelli (quasi fosse un gingillino rotto, tanto gli
altri, poi, passano oltre), è, sotto il profilo etico, un grave errore.
Additare l’Assessore come colpevole di
tutto il male? No, è ingiusto: perché lei, l’Assessore, non è che l’effetto
provato del sentire degli italiani. Non causa, ma effetto.
Ma lasciar correre sul suo caso è troppo
facile e comodo. E ancor peggio. E ecco perché.
Bertinelli dice di non avere, in
coscienza, prova alcuna della sua colpevolezza: e le dà il beneficio della
perfetta buonafede con un semplice cartellino giallo.
Per quale motivo? Perché Samuele non è
Dio, pur mostrando, di tanto in tanto, qualche piccola spinta a presumerlo
(vedi la sua disposizione al perdono).
Fosse stato Dio, Bertinelli avrebbe biblicamente
desunto molte più verità da quella foglia di fico dietro la quale si presentava
l’Assessore Nuti: le avrebbe chiesto ragione del silenzio per l’assunzione
della figlia e per la vestizione della foglia fino alla famosa lettera
scarlatta della scoperta del vero.
Il silenzio della Nuti – scusateci, ma
in fondo è così – è la vera cifra ermeneutica ed è fin troppo eloquente per chi
ragiona, alla Giambattista Vico, con mente pura: cioè senza tutti quei troppi
orpelli che abbiamo messo in fila all’inizio, e che annebbiano la ragione e la
verità oggettiva.
Solo i primati evoluti e i non-buoni
selvaggi russoiani si coprono – proprio perché non più vergini – quelle che
chiamano “le vergogne”.
A volte lo fanno con una foglia di
fico, altre con il silenzio, o con un perdono dietro il quale tutti i fedeli del
politically correct si battono il petto servendosi di troppi troppi
per non sembrare carnefici.
O forse solo per giustificare ciò che,
in certi casi, farebbero volentieri anche loro...
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[Venerdì 17 gennaio 2014 | 17:14 - © Quarrata/news]
Io credo che i cittadini si siano formati una propria opinione sulla questione dell'assessore Nuti, dove gli aspetti rilevanti non sono stati certamente di natura penale ma etica sì. Il sindaco ha chiuso politicamente la questione nel momento in cui ha deciso di non decidere. Pur non conoscendo nessuno degli attori in causa, le cose che non mi sono piaciute di questa vicenda sono state: l'atteggiamento dell'assessore Nuti che, invece di spiegare limpidamente, ha minacciato querele poi non eseguite. Non mi è piaciuto il sindaco Bertinelli che, invece di dare un segnale inequivocabile (come ha fatto con altri assessori), si è ritenuto soddisfatto del rimbrottino pubblico al suo assessore ed ha cercato addirittura di spostare la questione quando in Consiglio Comunale si eretto lui a vittima di un fantomatico attacco politico-giornalistico. Non mi sono piaciuti i due segretari locali del PD che, ancora una volta ligi alle direttive vetero-comuniste che ancora caratterizzano questa città, hanno cercato goffamente di sminuire la vicenda Nuti, invece di cercare di capirla (ma magari non l'hanno capita davvero). Bene invece ha fatto il giornalista di questa testata ad evidenziare il caso, piccolo o grande che sia stato: è compito infatti di un bravo giornalista quello di riportare i fatti per quel che sono senza censure o edulcorazioni, affinché chi legge e chi vuole essere informato su ogni cosa possa formarsi autonomamente la propria opinione. Come il sottoscritto e non solo. In conclusione, quella dell'assessore Nuti, una vicenda opaca e mal gestita.
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