di Paolo Nesti [*]
Luminarie indifendibili e prive di
significato – Per far
diventare Pistoia un polo turistico e commerciale serve una programmazione lungo
tutto l’arco dell’anno – È l’ora di aprire un serio dibattito
PISTOIA. Leggo sulla rivista della Banca di Credito Cooperativo di
San Pietro in Vincio un articolo che osanna le luminarie natalizie e coloro che
le hanno ideate. Dissento totalmente dal punto di vista dell’autore e ne spiego
le ragioni.
CULTURA ITALIANA
CULTURA PISTOIESE
L’INTERVENTO di
Paolo Nesti mi costringe a intervenire.
Me
lo impone perché, da buon bastian contrario, non solo non posso stare
zitto, ma devo non stare zitto.
È
singolare che sia proprio Lorenzo Cipriani a scrivere il pezzo sulla rivista
della ViBanca: meno singolare che la ViBanca lo reputi degno di
pubblicazione (il peccatore che si assolve?).
È
singolare perché, se non sbagliamo (e se sbagliamo chiediamo súbito scusa),
il Cipriani dovrebbe fare parte (a quanto ci dicono) di quella realtà
chiamata Utopias!, responsabile della scelta stessa delle luminarie,
essendo stata investita dell’esame dell’arredo.
Ordunque:
se le cose stanno così (e se così non stanno, venga la rettifica in nome
della legge sulla stampa, prima ancora di qualsiasi ricorso a querela, ormai
sport nazionale di un Paese che ha perso il senso del rispetto delle leggi,
della democrazia e della libertà di informazione e di espressione), con che
coraggio la ViBanca ha pubblicato il pezzo del Cipriani e il Tirreno,
oggi, ha fatto da sponda all’opinione di chi parlerebbe solo perché
direttamente coinvolto in quella scelta? O che Scajola ammetterebbe mai di
avere sbagliato…?
Inutile
menare il can per l’aia: l’Italia è una Repubblica democratica fondata
sul «conflitto d’interesse»; degna
terra di SuperSilvio, ma anche di tutti gli altri partiti politici messi in
fila come tanti piccoli bambini dell’asilo con grembiulino bianco e fiocchino
rosa e blu (per pari opportunità, ovvio).
Per
il resto, dissento in toto da Paolo Nesti.
Perché
la luminaria ha avuto una sua fondamentale civica importanza: ha portato
tutti in piazza e ha fatto sì che i pistoiesi, presenti a far bisboccia il 31
dicembre, abbiano potuto dedicarsi anche ai botti di fine anno – pur se
vietati da apposita ordinanza sindacale. E (mi dicono) proprio sotto il naso
del primo cittadino.
Il
Quale (maiuscolo: che cosa non sono le male lingue pistoiesi, diamine!
Accidenti ai salaioli!) sembra si sia incazzato perché il comandante
dei vigili, dott.ssa Annalisa Giunti, non è intervenuta: tanto incazzato che
avrebbe perfino pensato di irrogarle una sanzione disciplinare per non aver
fatto rispettare le sue antibòttiche disposizioni…
Viva
Verdi e viva l’Italia!
e.b.
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È vero che ogni città del mondo cerca
di “vestirsi coi colori della festa” ma è altrettanto vero che si cerchi
anche di intonare la qualità delle luminarie e la loro collocazione con
riguardo particolare alla città che deve riceverle, alla sua architettura, alla
sua storia, alle sue opere d’arte. Una sorta di “trucco” che non dovrebbe
coprire o adulterare bensì esaltare le bellezze cittadine.
Questo concetto, secondo me, dovrebbe
animare in partenza qualunque tipo di progettazione. Le luci pomposamente
definite “diamanti” hanno avuto l’effetto di insignificanti patacche incapaci
di testimoniare il clima di una festa tanto importante e sentita. Nessun esito
evidente è stato manifestato dalla loro applicazione, sia perché non tutti gli
esercizi hanno aderito alla opinabile iniziativa, determinando tristi
intervalli vuoti alle pareti, sia perché disposte com’erano in senso parallelo
all’asse stradale riducevano assai la loro visibilità già di per sé relativa, divenuta,
per questa somma di ragioni, a dir poco modesta.
Leggere in questi “diamanti” il gaudio
del Natale è stato davvero roba per pochi. Se ho capito bene sembra che anche
il rapporto qualità prezzo ed effetti non sia stato quel che si dice
vantaggioso ma naturalmente chi si accontenta gode.
Cercare di dare qualche significato sociale
profondo a questo genere di luci è un equilibrismo filosofico molto precario,
attribuirgli anche proprietà taumaturgiche in fatto di sviluppo commerciale è
roba da temerari. Ancora peggio è il risultato ottenuto coprendo le bellezze
del Tribunale, rappresentative di Pistoia, in maniera a dir poco indecorosa.
Meraviglia che, almeno per quanto ne
so, nessuno dell’amministrazione, Belle Arti comprese, abbia sollevato qualche
obiezione su quanto veniva proposto.
Già, la Sovrintendenza ai Beni
Architettonici attenta talvolta con eccessivo puntiglio a particolari
insignificanti, sembra essere stata o colpevolmente latitante oppure complice
di un tanto evidente contrasto.
Anche qui sembra che le spese per una
tale realizzazione non siano state quel che si dice contenute. Lo stesso
articolo si sforza di mettere in relazione, senza argomenti convincenti,
progetti di questo tipo all’arredo urbano ed al commercio. Non mi pare che
simili iniziative, “eventi”, come si definisce oggi ogni genere di
manifestazione, abbia attirato in città più visitatori di quanti ne attragga
abitualmente la storia e l’arte pistoiese.
Sono persuaso che affinché Pistoia
diventi un “polo di attrazione turistica e commerciale” ci sia bisogno
di ben altre programmazioni che investano non solo il Natale ma tutto l’arco
dell’anno. Perché si sviluppi il commercio occorre accrescere il portafoglio
clienti cioè la gente che compra e che spende, altrimenti è del tutto inutile
tenere aperto i negozi la domenica o la sera.
Chi, per ipotesi vende 10 libri in una
settimana, che li venda in una mattinata o in una settimana sempre 10 libri
venderà perché i suoi clienti sono numericamente sempre gli stessi. Non è il
fattore tempo a decidere, ma quello umano inteso come numero di presenze
turistiche attive ossia disposte ad acquistare.
Ho visto diversi autobus turistici
venuti da lontano, tra Natale e Befana, ed ho ascoltato molti commenti insieme
anche a tante lamentele. Chi non se la era portato al seguito, la guida non l’ha
trovata in città. La mattina di Natale in centro c’erano solo tre bar aperti,
Carmine, il Caffè San Giovanni e Armando. Immaginate quindi due o trecento
persone, che non conoscono il centro, alla ricerca di una colazione e di un
bagno visto che quelli di via Bracciolini erano rigorosamente chiusi.
Credo che quei turisti non torneranno
qui a breve, né solleciteranno gli amici per una escursione da noi e non mi
pare che coloro che sono giunti in città da fuori siano stati attratti particolarmente
dalle luminarie che abbiamo offerto loro.
Occorre seminare con acume durante il
corso dell’anno realizzando spettacoli, mostre, rievocazioni ecc. di interesse
perlomeno nazionale e per questo organizzate da professionisti riconosciuti in
grado di tenere fede al blasone storico della città e uscire così dagli schemi
consolidati di festicciola popolare.
Sinora non mi pare di aver mai sentito
parlare di Pistoia su qualche canale televisivo nazionale se si eccettuano
fatti tragici come alluvioni, asilo Cip e Ciop e cronache simili.
Abbiamo uno spazio da dedicare a mostre
ed esposizioni, “La Cattedrale”, ma questa è priva di riscaldamento e di un
buffet. Vi sembra possibile in tali condizioni avviare qualche progetto
espositivo di valenza tale da uscire dai canoni monotoni e abituali di una
grossolana fierucola di paese?
I denari profusi in luminarie di dubbio
gusto oltre che inefficaci dal punto vista attrattivo, se si eccettua la pura
curiosità, potevano essere investiti in modo più lungimirante nella Cattedrale
il cui uso intelligente potrebbe davvero solleticare visitatori da fuori? Per
tornare alle luminarie, molti palazzi storici del centro sono stati programmati
dall’epoca della loro costruzione per una collocazione, sulle loro facciate, di
torce e drappi di damasco e broccato, perché non assecondare tale primitiva
prerogativa? Tutti gli esperti che scrivono di arte e di storia potrebbero
pronunciarsi su tale argomento se amano davvero la loro città.
Non è corretto sollevare una critica
senza suggerire anche qualche proposta a sua volta criticabile. Pistoia ha
bisogno di essere vista dal mondo non solo attraverso dépliant, cartoline o
siti internet. Le iniziative che si svolgono durante l’intero arco dell’anno
non hanno questa capacità che piaccia o non piaccia, inutile nasconderselo. Non
si va oltre il confine provinciale con programmi insufficienti per un capoluogo
come questo.
Chi concentrasse i soldi spesi per l’intero
mese di luglio in programmi densi e fitti ma che non riescono a darci rilievo
internazionale in una sola serata e realizzare nella piazza del Duomo un’opera
lirica supportata dalla Filarmonica di Berlino per esempio con la regia di un
personaggio adeguato alla circostanza?
Perché non coinvolgere e chiedere aiuto
ad un illustre pistoiese doc come Ugo Pagliai esperto di questo settore e per
di più con abitazione sulla Sala? Eviteremmo approssimazioni e figuracce e
probabilmente più di una televisione nazionale e non si collegherebbe con
piazza del Duomo.
Alcuni anni fa ho sperimentato
direttamente a Mantova qualcosa del genere. Venne rappresentata la Carmen
in piazza con orchestra e regia di grido che riuscì a collegare con la città
ben 150 televisioni di vari paesi come detto dal notiziario Rai.
Ricordate la prima volta della
riscoperta corsa ciclistica più antica del mondo, la Firenze-Pistoia? Ci furono
riprese in diretta dall’elicottero in una giornata di sole splendida che mise
in mostra, dall’alto, le bellezze della città. Poi anche questa opportunità è
lentamente sfumata nell’inedia generale sino a scomparire del tutto e pensare
che Franco Ballerini, CT della nazionale, ha abitato a lungo a Casalguidi ma
nessuno lo ha cercato per chiedere aiuto o consigli e dare a questa gara i
connotati di un vero evento.
Da un lato mancanza di umiltà, dall’altro
una inammissibile approssimazione molto vicina all’ignoranza. Ammesso poi che
si riesca a mostrare al mondo il nostro centro storico nella forma adeguata,
sorge un ulteriore problema. Se davvero arrivassero i turisti, attratti da
questa ipotizzata e rinnovata visibilità la domanda che mi pongo e che vi pongo
è un’altra: dove potremmo alloggiarli? Secondo me la vocazione turistica è
qualcosa di ben diverso oppure le luminarie d’artista tra i vari segreti
svelati celano anche qualche soluzione in merito?
[*]
– Lettore
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[Domenica 12 gennaio 2014 | 12:38 - © Quarrata/news]
Noi del caffe le blanc siamo sempre aperti la sua osservazione è inesatta
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