martedì 7 gennaio 2014

MONTAGNA. COMUNE UNICO, UN’OCCASIONE PERDUTA


«Ha perso il Comitato? Non ci sentiamo dei perdenti, ci sentiamo, invece, come coloro che hanno la Ragione e non la Forza. Si è persa una Partita, ma non il Campionato. Questa esperienza ci irrobustirà per vincere tutte le prossime partite»

SAN MARCELLO-MONTAGNA. Di séguito ecco il primo comunicato del 2014 pubblicato dal comitato per la fusione dei Comuni della Montagna.
Ripercorre l’iter della proposta fino alle ultime battute toccandone tutti i vari problemi:

Nella seduta del 25 giugno 2013 il Consiglio Regionale con una risoluzione votata all’unanimità aveva stabilito testualmente il seguente percorso per il referendum sulla fusione dei Comuni:

“...
– proprio alla luce dei diversi orientamenti espressi dai Comuni di Abetone, Cutigliano, Piteglio e San Marcello Pistoiese, si ritiene opportuno prevedere un preliminare percorso partecipativo che risulta essere incompatibile con le scadenze previste dalla proposta di legge n. 213;
– si ritiene comunque necessario procedere con la consultazione referendaria sull’istituzione del comune unico non oltre la fine del mese di gennaio 2014 in modo da poter, eventualmente, approvare una proposta di legge di fusione entro la fine del mese di aprile 2014;
IMPEGNA LA GIUNTA REGIONALE
a presentare al Consiglio regionale una proposta di legge di fusione dei Comuni di Abetone, Cutigliano, Piteglio e San Marcello Pistoiese entro il mese di ottobre 2013 al fine di permettere lo svolgimento del referendum consultivo nella prima data utile del 2014;
a prevedere, all’interno della proposta di legge, che il comune unico sia istituito a far data dal 1° gennaio 2015.
...”
Le cose erano chiare con date ed adempimenti. Però non è andata così, il 4 dicembre 2013 dopo che non era stata rispettata la scadenza di ottobre 2013, il Consiglio Regionale, a maggioranza, ha votato di non indire il referendum. I Consiglieri Regionali pistoiesi Benedetti, Gambetta Vianna, Morelli e Venturi e gli altri che hanno, invece, votato a favore del referendum.
È finita una fase che aveva visto il Comitato impegnato per arrivare al referendum, ed in questo erano stati coinvolti tanti cittadini, associazioni di categoria, organizzazioni sindacali. Tutti convinti della validità della proposta, riconosciuta favorevole per tutta la Montagna Pistoiese.
Ma chi ha vinto? In questa fase hanno vinto sicuramente gli interessi particolari e personali, gli interessi di piccolo campanile, i calcoli elettorali, i poteri forti che sono entrati in campo e che nel consiglio regionale hanno influito pesantemente per questo risultato. A questo hanno contribuito componenti conservatrici trasversali a tutta la classe politica locale ed alcuni comuni, e ciò ha evidenziato la netta frattura con i cittadini, le associazioni di categoria, le organizzazione sindacali (favorevoli al referedum ed al comune unico).
Ha perso il Comitato? Non ci sentiamo dei perdenti, ci sentiamo, invece, come coloro che hanno la Ragione e non la Forza. Si è persa una Partita, ma non il Campionato. Questa esperienza ci irrobustirà per vincere tutte le prossime partite.
Allora chi ha perso? Sicuramente ha perso la Regione. Ha perso perché non ha mantenuto ciò che aveva promesso. Ha perso un’occasione per stare dalla parte giusta. Cioè dalla parte dei cittadini. Non ha voluto dare la parola alla gente, e questo è un gravissimo errore. Quando si impedisce ai cittadini di dire la loro e qualcuno si arroga il diritto di togliere agli altri il diritto di esprimersi è sempre una cosa sbagliata.
Lo stesso giorno in cui la Corte Costituzionale rendeva ai cittadini italiani il diritto di scegliere i loro rappresentanti, il Consiglio Regionale toglieva il diritto ai cittadini della Montagna Pistoiese di esprimersi su una scelta fondamentale. Chi era nel solco giusto è quindi evidente.
Il Consiglio non ha nemmeno dato ascolto ai rappresentati pistoiesi nel Consiglio Regionale, che meglio di tutti gli altri conoscevano lo stato dell’arte. Un gesto di un’arroganza inaudita che da solo testimonia le forti pressioni esterne che hanno condizionato il consiglio.
L’opportunità di esprimersi non è stata tolta solo ai sostenitori del Comune Unico, ma anche a coloro che non condividono la proposta e che al referendum avrebbero votato NO pensando di archiviare con il loro voto la partita del Comune Unico.
Il vero perdente è il territorio montano e la gente che vi abita che, come purtroppo sta succedendo da troppo tempo, vede rimandata un’opportunità per uscire dalla crisi e per affrontare il futuro sicuramente pieno di incognite. La fusione dei comuni avrebbe portato 11.000.000,00 di euro di contributi straordinari in 10 anni, rinunciare a questi è stata una grave responsabilità. Il comune unico avrebbe potuto ridurre le tasse locali, sostenere il lavoro, l’economia ed avviare importanti interventi.
Un pasticcio, dunque. Ne prendiamo atto, ma dovrebbero essere altri a prenderne atto in modo più profondo e ricredersi.
Che fare? Il Comitato non molla. Continua il suo impegno per arrivare al risultato di dare alla Montagna Pistoiese una rappresentanza più forte, più semplice, più efficiente, più economica rispetto all’attuale situazione di sbracamento.
Basta pensare a cosa sono ridotti alcuni comuni come San Marcello P.se e Cutigliano, i quali hanno difficoltà a pagare persino il personale, per capire in quale direzione si dovrebbe andare. L’Unione dei Comuni sarà un ulteriore complicazione che non risolverà i problemi.
A maggio/giugno ci saranno le elezioni nei comuni di Abetone, Cutigliano e Piteglio. San Marcello ha già votato nel 2012. Dal 1.7.2014, dopo la proroga rispetto al 1.1.2014, tutte le funzioni dei comuni con meno di 3000 abitanti dovranno essere affidate obbligatoriamente al nuovo ente chiamato Unione dei Comuni.
Ma il programma di indirizzo del nuovo ente non sarà un programma organico e studiato ad hoc per gestire al meglio un territorio vasto, ma sarà la somma dei programmi dei nuovi sindaci che vinceranno le elezioni. E potranno essere di destra, sinistra, centro, liste civiche o chissà cosa. Una lotteria insomma. A presiederlo sarà un Sindaco con rotazione annuale. La Giunta sarà formata dai Sindaci.
Cosa potrà fare un ente con un programma assemblato e gestito in questo modo, dove per definizione ogni sindaco rappresenterà doverosamente il territorio che lo esprime?
Sarà un disastro annunciato. Un condominio rissoso, come abbiamo visto fino ad oggi. Ed a pagare le conseguenze sarà ancora la Montagna che non risolverà i suoi problemi grazie all’ottusità di chi vuole conservare il nulla.
È un dovere quindi per il comitato continuare la sua opera di informazione dei cittadini, di stimolo a comuni e regione per arrivare quanto prima al referendum.
Nei prossimi giorni riprenderemo l’iniziativa.
Chiederemo di incontrare i consiglieri regionali pistoiesi che hanno sostenuto il referendum, per valutare insieme a loro le nuove leggi sopravvenute e le possibilità esistenti.
Avvieremo una raccolta di firme dei cittadini per sostenere la proposta di un referendum che renda il diritto di scelta a tutti.
Saremo dunque in campo con tutti quelli che vorranno essere della squadra e giocheremo tutto il campionato.
Buon 2014 a tutti.
Il Comitato per la fusione dei Comuni
di Abetone, Cutigliano, Piteglio e San Marcello Pistoiese

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[Martedì 7 gennaio 2014 | 08:02 - © Quarrata/news]

2 commenti:

  1. IL GRILLO PARLANTE
    Dopo il voto contrario del Consiglio Regionale alla proposta di legge per il Comunone Dynamone ancora una volta il Comitato promotore (politici trombati e lobbisti) si riaffaccia per riaprire a forza una porta chiusa ma che - ove riaperta- potrebbe servire a riciclare personaggi altrimenti destinati a non poter contare sulle accoglienti poltrone così mal utilizzate nel passato prossimo.-

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  2. il comune unico"potrebbe"essere una risorsa,ma gestito dai"soliti noti"assolutamente NO!e poi piantamola che a San Marcello,hanno pagato gli stipendi con regolarità,al massimo si parlava di un ritardo di una settimana,che poi non c'è stato,e poi con gli sprechi che si permette e i casini che combina,tutta la giunta dovrebbe stare zitta e dimettersi,se avessero un minimo di coscienza

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