di PAOLA FORTUNATI
Quando la politica non sa rispondere
all’imperativo categorico morale
PISTOIA. Il clima, in consiglio comunale, si è acceso in modo
sensibile, in particolare da un intervento della minoranza che ha informato
tutti (!) del fatto che la Ge.Sat è sì un’impresa privata ma con un solo
cliente: la Sanità Toscana (ciò ne fa un privato un po’speciale...).
LA POLITICA DI UN SINDACO
E LA SETTIMA LETTERA
DI PLATONE
INTERVENGO di
persona solo perché chi era presente al Consiglio mi riporta che il Sindaco,
mio ex allievo, mi ha direttamente citato ricordando che mi legge, che mi
segue e che – se non ho capito male – sono stato l’artefice del suo 60
sessantesimi di diploma liceale.
Chiarisco
che agli allievi non si vuole mai male: tantomeno quando si bastonano, perché
– forse – vorremmo che capissero cose che non arrivano ad afferrare. E si
bastonano per il bene che vogliamo loro: altrimenti si ignorano e non se ne tiene
né traccia né conto.
Devo,
però, rifiutare – se in tali termini è stato presentato – il fatto che sia
stato io la persona che gli ha dato o fatto dare quel voto: se fosse vero,
significherebbe che in quel caso non sarei stato, come ero, l’ultima ruota
del carro, come di solito un membro interno, più parafulmine che altro.
Detto
questo e consapevole che Samuele mi ricorderà che il documento di cui sto per
parlare è uno spurio (cioè un bastardo, molto probabilmente non
di Platone), vorrei che una sera, mentre il Sindaco resta chiuso nel suo
ufficio in Comune fino a tarda ora, egli mettesse da parte la lettera
scarlatta che oggi teneva in mano e che parlava – come una denunzia oscura
– del caso Nuti (lui e anche gli altri sanno di cosa parlo) e si dedicasse
alla rilettura, lenta e meditata, della Settima lettera di Platone.
Anche
se non è Platone a parlare, è pur sempre un filosofo: un saggio che ci
racconta perché scappò dalla politica; per il medesimo disgusto che oggi
hanno palesato – a quanto mi dicono – la dottoressa Breschi e Sforzi di Sel.
Quel
saggio scappò perché vedeva che, tutti quelli che andavano al governo, non ci
stavano per curare gli interessi della Repubblica, ma il loro “dèmone del
potere”.
Ci
rifletta Samuele. E forse, se capirà quello che gli sto suggerendo, potrebbe
chiamare la signora Nuti e chiederle, con levità e gentilezza, di fargli
trovare le proprie dimissioni sulla scrivania.
Questa,
a mio parere di filologo, è filosofia: non certo ciò che il mio allievo ha
fatto stasera in aula, mortificando non certo me – che non vivo e non voto e
non ho interessi a Pistoia come altri che gli suonano tamburi, grancasse, fanfare,
cembali e sistri –, ma i suoi elettori.
Quegli
stessi a cui nessuno dà voce se non una povera, ma onestissima, rispettabilissima
e rigorosa testata controcorrente…
Edoardo Bianchini
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Ma riprendiamo con ordine.
A inizio di seduta l’Assessore Nuti ha
aperto rileggendo, con grande pacatezza, la sua replica già pubblicata sulle
cronache locali in questi giorni. Niente di nuovo.
In questa lettera l’Assessore Nuti
parla della figlia. Ora io credo che nessuno metta in dubbio la capacità della
ragazza, la sua buona sorte, il fatto che quelli fin lì svolti fossero lavori
precari e faticosi. L’Assessore Nuti ha proprio detto che la ragazza ha svolto
anche lavori faticosi (mi ha colpito perché l’idea di lavori non faticosi mi
suscita qualche perplessità).
No, non si tratta della figlia che, non
importa nemmeno dirlo, ha diritto al lavoro ed alla migliore delle vite
possibili. Si tratta della madre che è un Assessore, che sulla base di incarico
fiduciario svolge la funzione di amministratore ai massimi livelli nei
confronti di tutti i cittadini del Comune di Pistoia.
La signora Nuti, Assessore e prima di
tutto mamma, in questo caso (e sempre), non può far assumere o far licenziare
nessuno, nemmeno la propria figlia, ma non può nemmeno ignorare che chi assume
la figlia (a qualsiasi livello del contratto del commercio che viene più volte
ribadito essere solo un 5°...) ha a che fare direttamente con il suo
assessorato (front-office ospedale).
Nel momento in cui le giunge la notizia
dell’assunzione, non la mamma, ma l’Assessore chiede alla figlia di rinunciare,
oppure rinuncia lei stessa a svolgere il proprio incarico fiduciario.
Nel corso degli anni che i gatti
fossero bianchi o grigi non faceva differenza purché mangiassero i topi, oggi i
topi ce li mangiamo da soli (mi concedo tale desolante licenza in nome del
disgusto che i cittadini, quelli che conosco io, hanno sempre di più della
politica e dei suoi interpreti).
Dopo l’intervento del Consigliere
Bartolomei che ha ricordato la vicenda della moglie di Cesare (che deve
apparire, oltreché essere, onesta), si sono incendiati gli animi, di certo
quello della Consigliera Breschi che ha lasciato la seduta per eccesso di “disagio”
nei confronti della politica che si stava manifestando sotto i suoi occhi,
seguita a ruota dal consigliere Sforzi.
Il sindaco Bertinelli ha chiuso l’argomento,
replicando a tutti, con grande fermezza e serietà.
Alla fine aveva le unghie sanguinanti
(virtualmente, intendo).
Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
[Lunedì 13 gennaio 2014 | 19:53 - © Quarrata/news]
Proposta: il bar dove la sicuramente meritevole figlia della meritevole assessore x incrementare il volume d'affari,potrebbe fare come le tabaccherie dove si gioca al lotto, che espongono la quantità delle vincite effettuate . Un bel cartello con scritto: qui con un po' di fortuna e orecchio fatto un sei al Superenalotto della vita !!!!
RispondiEliminaCon tutti i ragazzi che ci sono in cerca di lavoro sai in quanti ci andrebbero ad origliare un po'!!!!!
RispondiEliminaSì,torna in mente il contributo del sig. Caruso: lui parla di "tutela di privacy" del politico, ma evidentemente la confonde con le misure alle quali deve SEMPRE chiamarsi il politico per evitare il CONFLITTO di INTERESSI. Ciò detto, la tèsi addotta sulla natura privata della GE.SAT è la solita usata dalle amministrazioni di sinistra per pulirsi la faccia con le formalità: quando ci sono seccature si invoca la natura di società di servizio "pubblico" per tutte le altre porcate, diversamente si invoca la massima liberalità che spetta alle aziende "private" e che non sono soggette al controllo dei politici, vittime inconsapevoli. E comunque, la vicenda Nuti, potrebbe essere utile all'Eliseo: anche in Francia il presidente si dichiarerà "violato" nella sua privacy e protesterà per le denunce dei giornalisti?
RispondiEliminamDB