mercoledì 8 gennaio 2014

IN RICORDO DI DON FERRERO A UN ANNO DALLA SCOMPARSA


di Giampaolo Pagliai

PISTOIA. Nel giorno del funerale di don Ferrero Battani, 12 gennaio 2013, i pochi automobilisti forestieri che, dalle 10 alle 13, transitavano per la strada da Mattia fino ad un chilometro oltre la Chiesa di San Giovanni Battista, rimanevano colpiti dal numero di macchine e di persone che si ammassavano intorno alla Chiesa di Val di Bure; un signore abbassò il finestrino e mi chiese: “Ma è successo qualcosa di grave?”. Risposi: “Sì è morto Ferrero”.
Dentro la Chiesa, dopo le 10 si ebbe grande difficoltà ad avere anche un posto in piedi, il Vescovo, che fece una commemorazione magistrale, e tutti i sacerdoti concelebranti rimasero impressionati dall’affetto, dalla stima e dal calore che in quella mattina freddissima si accalcava intorno al feretro di quel semplice prete.

Le preghiere, i canti e le lacrime hanno coinvolto tutti, vecchi e bambini, credenti praticanti e laici convinti, alla fine, ed era l’una, i presenti stentavano ad uscire quasi a voler fermare l’evento mortale, finché il gruppo dei più giovani, un gradino sotto l’altare, intonò ancora, ma non per l’ultima volta, la canzone da lui sempre preferita: “Addio amici, noi ci rivedremo”.
Dopo un anno il ricordo di don Ferrero è rimasto fresco tra tutti coloro che lo hanno conosciuto ed amato.
Recentemente tutti, cattolici e non, sono rimasti colpiti dalla figura del nuovo Papa Francesco, dalla sua semplicità che lo avvicina a tutti, dalla sua capacità di ascoltare le più semplici domande di aiuto, dalla sua tolleranza.
Ferrero era proprio come lui, ha vissuto una vita da prete di campagna, da prete-contadino, facendo volentieri a meno del “don”: lui era Ferrero e basta.
Delle tante immagini che mi sono rimaste di lui ne scelgo una che non ho visto, ma che immagino, ed un’altra che non scorderò mai.
La prima quando, da giovane prete, in motocicletta, quasi alla don Camillo, con la sua cara madre seduta dietro a lui, si recò a vedere la Chiesa di Val di Bure, venendo dalla rossissima Lamporecchio per andare in una vallata che di certo meno rossa non era.
Nella prima metà degli anni 60, alla Casa del Popolo di Santomoro, nel corso di una riunione di giovani socialisti, due miei carissimi compagni, Aldo Ozzati e Lorenzo Poli, purtroppo scomparsi troppo giovani, mi parlarono un gran bene del prete di Val di Bure, che si impegnava tenacemente per i suoi paesani, e me lo rappresentarono così bene che mai, fino ad allora, avevo sentito dire di un prete.
Quando lo conobbi capii che avevano ragione perché era disponibile con tutti e tollerante, seppur fortemente appassionato della sua Fede.
Quando dal 1976 al 1980, i servizi sociali del Consorzio Socio-sanitario non sapevano più a quale porta bussare per le sorti di qualche giovane difficile da recuperare, bussavamo alla porta della canonica di Ferrero e lui ci apriva sempre.
La seconda immagine che ricorderò sempre è quella di quando, nel suo ultimo viaggio in Terra Santa, arrivammo al Rum e dovevamo incamminarci per una gola stretta per arrivare a Petra; la giornata era soleggiata e caldissima, il percorso da fare a piedi molto lungo, sarebbe stato possibile usufruire del servizio di piccoli calessi disponibili per le persone più anziane.
Cercai di convincere Ferrero a farne uso ma non ci riuscii, mi guardò ridendo e mi disse: “Ma ti pare possibile che io vada in carrozza e voi a piedi?”.
A forza di insistere accettò di montare su un ciuchino molto basso, tanto che Ferrero toccava quasi la terra con la punta dei piedi; sorridendo arrivò felice davanti alla maestosa facciata del tesoro di Petra ma, durante il tragitto, a vederlo, era troppo facile pensare a molte iconografie legate alla nascita di Gesù.
Sono laico, ma penso che Ferrero sia felicemente arrivato lassù proprio in groppa a quell’asinello.
È passato un anno e sembra ieri, ma la sua mancanza è ora confortata dall’impegno che molti spendono per dare attuazione al suo insegnamento.
Grazie Ferrero maestro di vita.

Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
[Mercoledì 8 gennaio 2014 | 10:38 - © Quarrata/news]

1 commento:

  1. Bravo, Giampaolo. Vedi che quando tu ci metti, tu sei anche ... bravo?

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