giovedì 1 marzo 2012

LUCIO DALLA. ADDÌO, ADORABILE FOLLETTO!


di Luigi Scardigli

Difficile parlare di Lucio Dalla un attimo dopo aver appreso la notizia della sua scomparsa. Sì, perché ha sempre dato l’impressione di essere immortale, l’uomo dalle mille resurrezioni, il jazzsinger che è diventato uno dei più importanti esponenti della musica d’autore, ma che ha voluto sondare il cosmo della worldmusic attraverso la sua personalissima visione semiseria, ritmata controvento, sotto il segno, inconfondibile, del jazz.

Domenica, Lucio Dalla, avrebbe compiuto 69 anni se il suo cuore, improvvisamente, non avesse deciso di smettere di canticchiare: lo ha fatto stamattina, in Svizzera, a Montreaux, per la precisione, patria di uno dei più grandi festival internazionali di musica, dove Lucio Dalla si trovava perché all’inizio di una lunga, ma brevissima tournée.
Era nato il 4 marzo 1943, il giorno omonimo di uno dei suoi più grandi successi, 4/3/43, appunto, una poesia struggente che subì la censura dell’Ariston e che per essere eseguita a Sanremo, Lucio Dalla dovette per forza di cose cambiare, cantando la gente del porto al posto de le puttane del porto.
Cambiò poco, nulla, anzi. Non fu quell’insignificante veto sintattico a deviarne la traiettoria artistica, che stava iniziando a farsi famelicamente strada tra i meandri della beat generation: i suoi clarinetti, i suoi versi irriverenti, quei gorgheggi e suoni gutturali da ventriloquo, il suo ineccepibile vocalese, quella poesia d’amore asessuato incontravano, trasversalmente, ammirazione e consensi. Un adorabile folletto che prima di burlarsi del mondo intero ha amato non prendersi sul serio, è riuscito ad incappare puntualmente nel successo da qualsiasi parte abbia deciso di imboccarlo e scendendo con parsimonia a compromessi.
Certo, il suo amico intransigente, rivoluzionario e artisticamente inflessibile, Roberto Roversi, gli perdonò poco l’incisione di Com’è profondo il mare, album che lo catapultò, da vero e proprio trionfatore, nella musica commerciale dopo un esordio sontuoso ma militante, di studio e dogmi.
Ma a conti fatti, e a distanza di trentacinque anni, si può tranquillamente affermare che brani come L’anno che verrà, Disperato erotico stomp, Quale allegria, di commerciale, nel senso più intimo e detestabile del termine, avevano ben poco; anzi, nulla. Degli altri 28 album pubblicati – e milioni di copie vendute –, delle irreverenti e sfrassolate partecipazioni televisive – quando il tubo catodico sfoggiava artisti, comici, soubrettes vestite e intrattenimento dignitoso –, delle sue sontuose apparizioni cinematografiche dirette da gente come i fratelli Taviani, Mario Monicelli e Pupi Avati, inutile parlarne: appartengono alla memoria di ognuno di noi, di coloro i quali hanno sempre ragionevolmente demandato alla musica e all’arte quel pizzico di inimitabile follia, inconcepibile creatività, adorabile compagnia.
Stavolta, in un periodo inflazionato da lutti pilotati dallo starsystem, versare due lacrime per la scomparsa di un animale dello spettacolo come Lucio Dalla è cosa buona e giusta.
Anzi, forse doverosa.

Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
[Giovedì 1° marzo 2012 – © Quarrata/news 2011]

Nessun commento:

Posta un commento

MODERAZIONE DEI COMMENTI

Per evitare l’inserimento di spam e improprie intromissioni, siamo costretti, da oggi 14 febbraio 2013, a introdurre la moderazione dei commenti.
Siamo dispiaciuti per i nostri lettori, ma tutto ciò che scriveranno sarà pubblicato solo dopo una verifica che escluda qualsiasi implicazione di carattere offensivo e penale nei loro interventi.
Grazie.