PISTOIA. Stamattina mi squilla
il telefono e una voce – ancora da carbonaro – mi fa: «Oh… Guarda che si dice in giro che l’area
bardelliana, Apr/Tvl/e il resto, ha intenzione di querelarti…».
Devo dire che la cosa mi ha fatto scappare da ridere.
E perché – mi sono chiesto – dovrebbe farlo? A che scopo? Cosa avrei
fatto di così tremendo, se non fare domande (certo sconvenienti e irritanti),
ma dietro a inchieste su inchieste (e sempre poggianti su inoppugnabili
documenti), che qualcuno, perfino dall’America, mi ha detto che sarebbero degne
di un Premio Pulitzer per il loro rigore, la loro chiarezza, la loro
inquietante evidenza, che, guarda caso, è invisibile solo qui, a Pistoia, nella
città del silenzio e dell’omertà, come ormai non solo io, ma anche molti altri
la chiamano?
«Oh… – continua la voce carbonara – … Io te l’ho detto, eh? Occhio…».
Ho capito che me lo hai detto, amico. E te ne ringrazio. Ma non posso
farci nulla.
Io non ho cominciato la professione di giornalista con il Cineforum
delle Casermette, ma con un quotidiano – La Nazione – a quel tempo
sgradevolissimo e contestatissimo, ma guidato da un maestro come Mattei.
La redazione di Pistoia era addirittura in un appartamento della mamma
del Bardelli, sotto la Galleria Nazionale. E lì non mi hanno insegnato a far
casino per il casino: come neppure, però, mi hanno insegnato a professare i
princìpi etici e morali cristiano-cattolici, ma solo a rispettare la verità, in
piena coscienza, lealtà e buonafede, e nella sostanzialità delle cose narrate
ed esposte. Poi non sono infallibile e, come il Manzoni fa dire al povero Renzo
dinanzi a don Abbondio, anch’io posso aver fallato. È umano, no?
Mi torna strano, però, che mi si voglia querelare dopo più di un anno di
inchieste che mai nessuno ha contestato e smentito con altrettanta acribica e
inoppugnabile evidenza e – perché no? – con documenti alla mano; cioè per
tabulas come dicono delle volte gli avvocati, e non con dei servizi un po’
strappalacrime, che personalmente io giudico la somma della mentalità delle
casalinghe che guardano l’Isola dei famosi – col massimo rispetto per le
casalinghe stesse, di cui io stesso sono figlio senza mia vergogna, ma anzi con
orgoglio.
Se però questo è il calice che non può essere tenuto lontano da me, beh,
allora venga e sia fatta la volontà del Padre – perché Bardelli che crede? Di
essere l’unico depositario delle Sacre Scritture? Anche se sono laico, credo di
conoscerle meglio di lui e di altri pur praticanti…
Cito Gesù, così caro a Bardelli, come anche ho scritto di recente. Gesù
in cui, addirittura, Bardelli si riconosce e sembra quasi immedesimarsi in
toto per difendersi dai famosi lupi della terra di donpancaldiana
memoria.
Tutto il resto, senza i documenti e le pezze di appoggio alla mano, senza
i registri della contabilità, senza i mandati di pagamento e di entrata di
cassa, e senza le verifiche (magari delle Fiamme Gialle, che potrebbero essere
più attendibili di quelle dei sindaci revisori), senza cioè qualcosa di certo e
di fiscalmente rilevante, che possa far vedere che quello che ho detto è falso
in tutto o in parte: beh, tutto il resto – dico e ribadisco – altro non è che bolle di aria
fritta o pura inconsistenza – come direbbe il poeta.
Così cara – devo purtroppo dire – a una certa Pistoia…
Edoardo Bianchini
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[Lunedì 12
marzo 2012 - © Quarrata/news 2012]
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