mercoledì 14 marzo 2012

PONTENUOVO TRA CEMENTIR E SPERANZA DI RISCATTO


di Lorenzo Cristofani (*)

La fine dell’area Pallavicini  – Molti in città avrebbero preferito vederla usata per il nuovo ospedale Necessario coinvolgere i candidati a sindaco delle prossime amministrative

PISTOIA. Gli amici del comitato civico di Pontenuovo si sono rivolti a noi per una serie di questioni che li riguardano da vicino.
Da sostenitori convinti di una generale crescita di qualità della vita e dei servizi, non potevamo certo rimanere indifferenti alle grida di quella che un tempo era una ridente frazione cittadina. Già perché la prima domanda che ci viene posta è se a Pistoia sia stato per caso aperto uno stabilimento della Cementir (http://www.cementirholding.it/profilo-del-gruppo.php).
A onor del vero non siamo certi della risposta perché se da piccoli si è imparato la distinzione tra città e campagna e col tempo si è preso atto di una nuova forma del paesaggio antropico, quella dell’area metropolitana, è difficile definire con esattezza la colata di cemento che appare nelle immagini.

Questo apparente cementificio a cielo aperto salda definitivamente, tramite Panorama, Pistoia City e lottizzazioni limitrofe, le località di Sei Arcole e Pontenuovo con la città, decretando la fine dell’area agricola Pallavicini, la perdita cioè di un preziosissimo terreno agricolo che molti in città avrebbero preferito veder usato per realizzare il nuovo ospedale al posto del campo di volo.
Ora, non siamo certo a piangere sul cemento versato, anche perché, precisiamo, nessuno vuole essere pregiudizialmente contrario al mattone: è giusto che tutti possano avere una casa e ugualmente sosteniamo volentieri le infrastrutture viarie che razionalizzino la mobilità.
Ci preme però cogliere alcuni particolari contraddizioni legate a questa operazione, cioè il fatto che non siano stati a monte affrontati i problemi già assai noti.
A Pontenuovo esistono infatti gravi e definite criticità, rimaste però prigioniere di un assordante silenzio delle istituzioni, secondo quel collaudato copione per cui la classe politica ha preferito rimandare e derogare piuttosto che decidere, lasciando che le cose si complicassero.
Adesso la storia rimette il conto e il nostro invito agli amici di Pontenuovo è quello di mettere nero su bianco quattro-cinque punti programmatici, inequivocabili e netti nella formulazione e nelle possibili soluzioni, e sottoporli ai candidati a sindaco per le elezioni di primavera.
Rientra poi nella natura delle cose che i candidati prometteranno sempre, dovranno necessariamente dire, in generale, tutto e il contrario di tutto. Tanto per fare un esempio affermeranno “basta cemento” in alcune sedi e “giusto accompagnare la ripresa economica con possibilità di sviluppo” altrove.
Tuttavia, di fronte a elementi così chiaramente definiti, inviati per tempo, dovranno assumere un impegno, ormai improcrastinabile, anche per la loro credibilità personale.
Ricordiamo telegraficamente i due motivi di maggior preoccupazione, per risolvere i quali si costituì par l’appunto il comitato, e limitiamoci a due: viabilità-mobilità, con rischi connessi per pedoni e ciclisti, di fatto impossibilitati a muoversi per la congestionante presenza di camion e auto, e questione fognaria.
Il tema della sicurezza stradale è sempre stato il principale per i residenti, anche alla luce di diversi incidenti mortali avvenuti nell’arco di una quindicina d’anni. La strada provinciale montalese è di fatto utilizzata come superstrada, interessata dal traffico pesante.
La soluzione è semplice: o si vieta la circolazione dei tir creando la sicurezza per l’abitato o, meglio perché soluzione prevista nel piano strutturale, si realizza la “ bretella est”, che colleghi la zona industriale di Sant’Agostino con la montalese a est del villaggio Lazzi, confine di Pontenuovo e bypassando dunque l’intero abitato. Sarebbe così riqualificata la dimensione abitativa della frazione.
Rispetto poi al problema degli scarichi fognari, quasi del tutto assenti a Pontenuovo, è giusto che anche il gestore del servizio idrico integrato rispetti i propri obblighi istituzionali, evitando così che si continui a scaricare direttamente nella Bure o peggio ancora nei fossi vicini alle abitazioni, che creano disagio per il cattivo odore.
Magari, se proprio non ci sono risorse, si attinga a quel fondo, appositamente costituito da Publiacqua nell’ambito del progetto di cooperazione internazionale allo sviluppo, per realizzare appunto depuratori e acquedotti nei paesi del terzo mondo http://www.publiacqua.it/chi-siamo/societ-collegate/water-right-foundation!
In ultima istanza è maturo il tempo per cui Pontenuovo diventi oggetto di atti concreti di buona amministrazione, tornando, è la speranza di chi ci vive, un ameno quartiere tra area metropolitana e campagna.

(*) – Lorenzo Cristofani del Direttivo Legambiente Pistoia
Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
[Mercoledì 14 marzo 2012 - © Quarrata/news 2012]

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