di Lorenzo Cristofani (*)
La
fine dell’area Pallavicini – Molti in città avrebbero
preferito vederla usata per il nuovo ospedale – Necessario coinvolgere i
candidati a sindaco delle prossime amministrative
PISTOIA. Gli amici del comitato
civico di Pontenuovo si sono rivolti a noi per una serie di questioni che li
riguardano da vicino.
Da sostenitori
convinti di una generale crescita di qualità della vita e dei servizi, non
potevamo certo rimanere indifferenti alle grida di quella che un tempo era una
ridente frazione cittadina. Già perché la prima domanda che ci viene posta è se
a Pistoia sia stato per caso aperto uno stabilimento della Cementir (http://www.cementirholding.it/profilo-del-gruppo.php).
A onor del
vero non siamo certi della risposta perché se da piccoli si è imparato la
distinzione tra città e campagna e col tempo si è preso atto di una nuova forma
del paesaggio antropico, quella dell’area metropolitana, è difficile definire
con esattezza la colata di cemento che appare nelle immagini.
Questo
apparente cementificio a cielo aperto salda definitivamente, tramite Panorama,
Pistoia City e lottizzazioni limitrofe, le località di Sei Arcole e Pontenuovo
con la città, decretando la fine dell’area agricola Pallavicini, la perdita cioè
di un preziosissimo terreno agricolo che molti in città avrebbero preferito
veder usato per realizzare il nuovo ospedale al posto del campo di volo.
Ora, non
siamo certo a piangere sul cemento versato, anche perché, precisiamo, nessuno
vuole essere pregiudizialmente contrario al mattone:
è giusto che tutti possano avere una casa e ugualmente sosteniamo volentieri le
infrastrutture viarie che razionalizzino la mobilità.
Ci preme però
cogliere alcuni particolari contraddizioni legate a questa operazione, cioè il
fatto che non siano stati a monte affrontati i problemi già assai noti.
A
Pontenuovo esistono infatti gravi e definite criticità, rimaste però
prigioniere di un assordante silenzio delle istituzioni, secondo quel
collaudato copione per cui la classe politica ha preferito rimandare e derogare
piuttosto che decidere, lasciando che le cose si complicassero.
Adesso la
storia rimette il conto e il nostro invito agli amici di Pontenuovo è quello di
mettere nero su bianco quattro-cinque punti programmatici, inequivocabili e
netti nella formulazione e nelle possibili soluzioni, e sottoporli ai candidati
a sindaco per le elezioni di primavera.
Rientra poi
nella natura delle cose che i candidati prometteranno sempre, dovranno
necessariamente dire, in generale, tutto e il contrario di tutto. Tanto per
fare un esempio affermeranno “basta cemento” in alcune sedi e “giusto
accompagnare la ripresa economica con possibilità di sviluppo” altrove.
Tuttavia, di
fronte a elementi così chiaramente definiti, inviati per tempo, dovranno
assumere un impegno, ormai improcrastinabile, anche per la loro credibilità
personale.
Ricordiamo
telegraficamente i due motivi di maggior preoccupazione, per risolvere i quali
si costituì par l’appunto il comitato, e limitiamoci a due: viabilità-mobilità,
con rischi connessi per pedoni e ciclisti, di fatto impossibilitati a muoversi
per la congestionante presenza di camion e auto, e questione fognaria.
Il tema
della sicurezza stradale è sempre stato il principale per i residenti, anche
alla luce di diversi incidenti mortali avvenuti nell’arco di una quindicina d’anni.
La strada provinciale montalese è di fatto utilizzata come superstrada,
interessata dal traffico pesante.
La
soluzione è semplice: o si vieta la circolazione dei tir creando la sicurezza
per l’abitato o, meglio perché soluzione prevista nel piano strutturale, si
realizza la “ bretella est”, che colleghi la zona industriale di Sant’Agostino
con la montalese a est del villaggio Lazzi, confine di Pontenuovo e bypassando
dunque l’intero abitato. Sarebbe così riqualificata la dimensione abitativa della
frazione.
Rispetto
poi al problema degli scarichi fognari, quasi del tutto assenti a Pontenuovo, è
giusto che anche il gestore del servizio idrico integrato rispetti i propri
obblighi istituzionali, evitando così che si continui a scaricare direttamente
nella Bure o peggio ancora nei fossi vicini alle abitazioni, che creano disagio
per il cattivo odore.
Magari, se
proprio non ci sono risorse, si attinga a quel fondo, appositamente costituito
da Publiacqua nell’ambito del progetto di cooperazione internazionale allo
sviluppo, per realizzare appunto depuratori e acquedotti nei paesi del terzo
mondo http://www.publiacqua.it/chi-siamo/societ-collegate/water-right-foundation!
In ultima
istanza è maturo il tempo per cui Pontenuovo diventi oggetto di atti concreti
di buona amministrazione, tornando, è la speranza di chi ci vive, un ameno
quartiere tra area metropolitana e campagna.
(*) – Lorenzo Cristofani del Direttivo
Legambiente Pistoia
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[Mercoledì
14 marzo 2012 - © Quarrata/news 2012]
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