di Andrea Gualtierotti [*]
«Occorre mirare a risultati d’inversione
della crisi e alla partecipazione su progetti coerenti e innovativi da cui
ripartire» – Indispensabile giungere «a una classe imprenditoriale, bancaria e
amministrativa efficiente e vincente anche per uscire dai limiti angusti della
provincia»
PISTOIA. Mi permetto d’intervenire su quanto
affermato dall’amico Riccardo Andreini per informarlo che nei prossimi
giorni renderemo pubblici i dati dell’indagine, pubblicandoli sul portale del
nostro centro studi e-cultura; lo facciamo per condividere le nostre
conoscenze senza paura di confronto perché realizzate con i migliori
ricercatori e chiederemmo quanto meno pari onesta scientifica e competenza da
chi ritiene di non condividerle.
Dico questo perché il buon Riccardo
forse ha tirato ad indovinare sui risultati della ricerca e lui sa bene che un
venditore di libri non è necessariamente un letterato o un filosofo, né
tantomeno uno scienziato, così spesso un bancario purtroppo non è un banchiere.
Ha citato molti dei punti critici da
noi evidenziati, tra gli altri che le banche hanno trovato molto interessante
concedere mutui investendo il proprio patrimonio a basso rischio e alta resa
(poi hanno scoperto che non è così), convinte che non potesse esserci un crollo
dei valori degli immobili.
Andreini conferma che finanziando un
intero ciclo produttivo, ben oltre il mero valore degli immobili molte banche
non sono state realmente in grado di valutare il patrimonio e l’attività delle
imprese edili e non è cosa nuova; fanno continuamente confusione tra immobiliaristi,
costruttori e imprese edili.
Non se ne crucci l’Andreini, ben altri
economisti esperti internazionali tre anni fa dichiaravano che la crisi dell’edilizia
italiana era giunta al culmine e che i valori immobiliari sostanzialmente
avevano raggiunto il loro limite minimo.
La nostra analisi e successiva proposta
è un po’ più ampia, però nessuno difenda le proprie corbellerie o deficienze:
ripartiamo lavorando ad un processo armonico che sia coerente con l’uso del
territorio e non per produrre reddito che droghi il sistema bancario o peggio
finanzi il sistema pubblico inducendolo a non rivedere le proprie
improduttività.
Su questo progetto che può portare
anche a risultati d’inversione della crisi e alla partecipazione su progetti
coerenti e innovativi possiamo ripartire e forse riusciremo ad avere una classe
imprenditoriale, bancaria e amministrativa efficiente e vincente anche per uscire
dai limiti angusti della provincia.
Se così non accade, nessun problema,
lasciamo alla crisi un settore di 9.000 addetti che rappresenta il 10% del Pil provinciale
e le banche investano solo con i vivaisti, e il 50% del patrimonio bancario
investito in mutui anche se si svalutasse del 40% che importanza potrà mai
avere!
[*]
– Presidente Collegio Costruttori Edili-Ance
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[Sabato 2 novembre 2013 | 07:49 - © Quarrata/news]
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