di MAURO BANCHINI
Un primo punto sulle relazioni svolte
da importanti studiosi italiani e stranieri
NAPOLI. Ha fatto notizia, girando subito nei siti dei grandi media,
la battuta che il cardinale di Napoli, Crescenzio Sepe, ha fatto conversando
con i giornalisti prima dell’inizio ufficiale del decimo forum di Greenaccord
quest’anno dedicato al grande tema dei rifiuti, con la prospettiva di “un mondo
senza rifiuti”.
Sono una cinquantina, da tutto il
mondo, i giornalisti della rete globale di una associazione assai nota anche a
Pistoia (qui, per alcuni anni, si sono tenuti i forum nazionali dedicati alla
salvaguardia del Creato) che fino a sabato pomeriggio affronteranno molti
aspetti della questione “monnezza”. E non c’é dubbio alcuno, seguendo le
cronache dalla “terra dei fuochi’, su come il forum internazionale 2013 stia
davvero sulla notizia.
Ma cosa ha detto il cardinale Sepe per
meritarsi i titoli? Che chi inquina – questo il concetto – non può essere
ammesso al sacramento della comunione. E non é poco, in un territorio dove
troppo spesso la criminalità organizzata si maschera, e si nasconde, dietro ai
paraventi di una fede in Cristo evidentemente strumentalizzata e fuorviante.
Saluti istituzionali a parte, la prima
giornata del forum sui rifiuti ha visto confluire nel Castello dell’Ovo (sede
del convegno, con un affaccio decisamente straordinario sul golfo, sul Vesuvio,
su Capri) grandi nomi di cattedratici. Iniziando con William Rees.
Docente alla canadese British Columbia
University e inventore del mitico concetto di “impronta ecologica”, Rees ha
ricordato come siano ormai diversi anni che, nel nostro mondo, utilizziamo
assai più rispetto a ciò che madre terra consentirebbe.
Grande la preoccupazione per i
cambiamenti climatici, notevoli i timori, ad esempio, davanti al fenomeno del “land
grabbing” l’accaparramento di terre nei paesi del sud compiuto da alcuni fra i
paesi ricchi (Cina, Arabia Saudita ...) con evidenti implicazioni
neocolonialistiche. Sconfortante la circostanza che i media non raccontino la
verità attorno alle grandi sfide ambientaliste formando una opinione pubblica
che sempre più preferisce le “menzogne rassicuranti” rispetto alle “verità
scomode”. E forte l’appello di Rees alla dimensione etica della sostenibilitá.
Sulla stessa linea l’australiano, con
antiche radici italiane, Robert Costanza. Insegna alla Australian National
University e, sempre sulle frontiere della ecosostenibilità in una sessione
tutta dedicata al “capitale umano e naturale”, ha invitato a “girare un altro
film” rispetto alla centralità oggi data al totem economicistico del Pil.
Sono infatti ormai facilmente
disponibili indicatori diversi per misurare il progresso di un Paese (in
Italia, ad esempio, da qualche anno abbiano il Bes. Che misura il benessere
equo e sostenibile). Intrigante, dal prof. Costanza, un “decalogo”su alcune
cose da fare con urgenza nella costruzione di un mondo con meno consumatori e
piú cittadini, meno rifiuti e più rispetto per i limiti del pianeta. Uno dei
punti riguarda la pubblicità: é proprio una utopia pensarla più sensata, più
informativa, meno capace di indurre bisogni superflui, e, magari, vietata o
fortemente ridotta per i più piccoli?
Emblematiche già fino dai titoli le
altre relazioni. L’italiano Sergio Ulgiati sulla necessità di “riprogettare le
merci” e il loro “ciclo i vita”; l’austriaco Friederich Hinterberger sull’obbligo
di “ripensare i consumi”, lo statunistense Gary Gardner sul passaggio da una
economia “lineare” a una economia “ciclica” (tutta basata su concetti come
cooperazione e riuso. Un esempio banale? Il car-sharing, l’utilizzo condiviso
delle automobili) con la sottolineatura che, nella sfida verso un mondo più
umano, “non c’é più tempo da perdere”.
I lavori possono essere seguiti, in
diretta stremaning, dal sito www.greenaccord.org
ed é interessante l’accordo con alcune scuole superiori napoletane: fanno
seguire i lavori a una cinquantina di studenti che dovranno poi produrre
elaborati multimediali diventando così piccoli eco-cronisti. In una terra che
ha voglia, e vuole dimostrarlo, di scrollarsi le pessime immagini che troppo
spesso la fanno finire sulle prime pagine dei media. E nell’immaginario
collettivo.
Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
[Giovedì 7 novembre 2013 | 10:38 - © Quarrata/news]
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